Il vescovo della diocesi di Saltillo, Raúl Vera L, ritiene che l'Altra Campagna zapatista una mobilitazione promettente per il paese, perché rispecchia il segno della povertà del Messico ed è la figura simbolica della ricerca di giustizia e pace in mezzo allo "sperpero e insulto" delle campagne elettorali.
"Sono una realtà contrastante, un simbolo che rappresenta in maniera cruda tanti poveri al margine degli spot politici, sono il segno della povertà del Messico e del dissenso silenzioso". Per questo, nell'intervista, applaude l'idea che gli zapatisti offrano una nuova opzione per il paese.
In questi momenti, afferma il prelato, "concordo che davanti ad una situazione abbastanza squallida dell'operato della classe politica, la soluzione per il Messico viene dall'articolazione dalla società civile, affinché incida sulla prossima amministrazione pubblica che crei un'agenda politica ed un'altra democratica".
La cosa importante, insiste, è che la proposta arriva dal mondo indigeno, "le vittime dell'inganno governativo, della scarsa risposta delle autorità alle loro petizioni e della sordità e resistenza ad includere questo 15% della popolazione messicana con tutta la sua cultura e ricchezza".
Rischi per il movimento indigeno
Vera concorda con il vescovo di San Cristóbal de Las Casas, Felipe Arizmendi, sul rischio che corre l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale di assistere a rotture e scontri interni nel momento in cui si uniscono e partecipano organizzazioni che hanno loro specifici interessi.
"Purtroppo, la non risposta del governo ad un gruppo che aveva deciso di chiedere i suoi diritti con la forza delle armi; la nonrisposta ad una sistemazione sociale in Chiapas; il lasciare in sospeso questioni come l'occupazione di fatto della terra e non l'assegnazione ordinata di territori ai popoli indio, lascia una situazione che può creare divisioni interne nel mondo indigeno rispetto alla ricerca di regolamentazione delle comunità".
E quando ci sono assenze (di questa natura), aggiunge il vescovo Vera, devono farlo loro stessi dichiarandosi autonomi e gestendo i loro affari interni. "Non c'è protezione, non c'è difesa, nessuna assistenza; fino ad ora, solo sfruttamento da parte di autorità, politici, grandi latifondisti e proprietari terrieri".
Sottolinea l'importanza che l'invito ad incanalare una nuova opzione per il paese venga dai popoli indio. "Loro vanno oltre la pura denuncia; sono passati alla proposta sulla base di quanto sperimentato nella loro propria cultura. Per questo, dalla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona hanno detto di non concentrarsi su una campagna elettorale, ma sul Messico che potremo costruire".
"Loro, che vivono in povertà i più insultati dallo sperpero di queste costosissime precampagne; loro, per i quali non ci sono risorse, ovviamente sono una realtà contrastante, sono un simbolo; rappresentano in maniera cruda i tanti poveri che sono ignorati".
Il religioso sottolinea che bisogna vedere il movimento zapatista come una pietra miliare, uno spartiacque ormai nella storia del paese.
Smentita la possibile cattura del subcomandante Marcos: Escandón
Il senatore perredista Rutilio Escandón ha smentito ieri che durante il viaggio che il subcomandante Marcos inizierà il primo di gennaio possa realizzarsi la pretesa governativa di catturarlo, poiché è ancora in vigore l'amnistia decretata all'inizio del conflitto con l'EZLN.
Il governo, ha spiegato, deve rispettare la non applicazione della norma penale perché il dialogo tra il governo e gli zapatisti è ancora aperto anche se Marcos negli ultimi mesi sia stato in silenzio. D'altra parte ha dato il benvenuto all'iniziativa dell'Esercito Zapatista di realizzare L'Altra Campagna, che ha come obiettivo la costruzione di un programma nazionale di lotta anticapitalista e di sinistra. Con questa iniziativa ritiene che l'EZLN si sommi alla lotta politica ma non come partito.
Inoltre, ha respinto l'idea che il viaggio di Marcos sul territorio nazionale possa causare una perdita di voti per il Partito dalla Rivoluzione Democratica.
Secondo Escandòn esiste la possibilità che il suo partito sottoscriva il programma che costruirà lo zapatismo, a patto che significhi lotta alla povertà e per una maggiore giustizia sociale, per il rifiuto della discriminazione e per una migliore distribuzione della ricchezza. Ma bisogna aspettare le proposte ed analizzarle, conclude.
(su informazioni di Georgina Saldierna)
(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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