La Jornada - Giovedì 29 settembre 2005
"Il governo non può domare la delinquenza, perché loro stessi la proteggono"
Ex-comandante: la polizia comunitaria è stata la migliore di tutte

ROSA ROJAS / III ed ultima – INVIATA

Capulin Chocolate, Marquelia, Gro - Nel suo decimo anniversario il Sistema Comunitario di Sicurezza, Giustizia e Rieducazione, SCSIJR, della Costa-Montaña del Guerrero affronta, tra le altre sfide, quella di migliorare la sicurezza dei detenuti per evitare fughe sospette; reincorporare le donne, la cui partecipazione è stata scoraggiata dal machismo delle nuove autorità del sistema; rivedere il regolamento interno, per aggiornare le sue attività per ciò che riguarda la giustizia in generale, incorporando la giustizia agraria e per far sì che non si violino i diritti umani dei detenuti.

Ed anche per dare slancio ai progetti che ha in campo economico per riattivare la partecipazione della gente che abita le 62 comunità che la compongono.

Sulla partecipazione delle donne al sistema di giustizia, Carmen Ramírez Aburto, tlapaneca, ha spiegato che nel 1999 i commissari del coordinamento avevano invitato le donne di tre collettivi quando hanno incominciato a presentarsi casi di reati commessi da donne, tra i quali un infanticidio ed un adulterio con abbandono di due minorenni.

Sono state cinque le donne designate dall’assemblea per appoggiare i commissari, ma ne rimangono solo più tre in attivo, tlapaneche, perché della zona mixteca non ci sono "quasi problemi ed è un problema invece stare qui perché a volte i parenti dei detenuti ignorano i delitti commessi dai loro famigliari. C'è stata inoltre discriminazione nell'ufficio da parte dei comandanti, non tanto dei commissari, perché ti dicono ‘va bene che tu sia stata nominata allora, ma l’incarico non ti è stato rinnovato’, allora non hai voce in capitolo. Ma noi nonostante questa discriminazione, abbiamo dimostrato che sappiamo e possiamo stare nel progetto".

Nell'ultima assemblea per la modificazione del regolamento interno del Coordinamento Regionale delle Autorità Comunitarie (Crac) hanno proposto pure un nuovo paragrafo affinché ci possano essere dei poliziotti comunitari donne, cioè che ci sia un gruppo femminile, "perché non è la stessa cosa che ci sia un poliziotto uomo o donna con una detenuta: noi abbiamo altre necessità".

Ha aggiunto che ha parlato con commissari e comandanti, "ma è difficile far finire il machismo". Lei se n’è andata da un po' perché è morta una delle sue figlie, ma ha lasciato detto che quando ci fosse bisogno, lei è sempre disposta a collaborare. "Non ce ne stiamo andando, al contrario, sto invitando più donne a collaborare".

In Capulín Chocolate, comunità afro-meticcia che si è unita alla comunitaria nel 1997, il commissario ejidale, Fulgencio Castro Sánchez, ha detto che "la delinquenza è scesa del 90 per cento: prima ogni giorno o una volta alla settimana come minimo c'erano degli assalti. Ora non ce ne sono dal ‘97".

La comunità ha un gruppo di 10 poliziotti e lui ne è stato il comandante per quattro anni. "Per noi la comunitaria è meglio del governo militare o dell'AFI che stanno accompagnando la droga, e della ministeriale che sono solo bravi a spaventare i contadini e quando vedono uno gli sparano. Il governo non può domare la delinquenza, perché loro stessi la proteggono".

Due volte gli è toccato accompagnare i detenuti in riabilitazione a lavorare nelle comunità: la prima volta hanno pavimentato 75 metri di strada ed ora ce ne saranno altri 50. Ai 13 detenuti due persone della comunità danno da mangiare a pranzo ed altre due a cena e l’incarico ruota tra le 87 famiglie del paese.

C’è stato possibile conversare coi 13 detenuti in rieducazione. Solo tre di loro: Alfonso Vázquez Pastrana (di 22 anni, oriundo di Tlacotepec), Mario Ronches (di 30 anni) e José Flores García (di Chilpancingo), che sono accusati di furto di auto, hanno dichiarato di esser stati picchiati durante la loro detenzione. Ronches ha detto che dopo l’arresto "ci bendarono ed ammanettati ci tirarono in un ruscello. Mi misero una borsa sul viso, mi mettevano una pistola vicino all'orecchio e sparavano. Ci accusano del furto di due camioncini. Loro dicono che siamo colpevoli e siamo qui", si è lamentato.

Rispetto a quanto sopra, il commissario della CRAC, Zósimo Avilés Mendoza, intervistato in San Luis Acatlán, ha detto: "I detenuti ladri d’auto avevano rubato delle camionette alle 2 di notte in El Rincón, li hanno presi alle 3 e 20 circa in Tres Marías in un operativo coordinato con la polizia preventiva di Malinaltepec. È stata la preventiva quella che li ha fermati, quella che li ha arrestati. Quelli della comunitaria li hanno presi in consegna e li hanno portati a Tres Marías. Al comando, io sono arrivato alle 5 circa a Tre Marías e li ho interrogati senza fare nessuna pressione".

Ha spiegato che allora era cominciato il tira e molla, perché ha chiesto ai preventivi di Malinaltepec che li portassero a San Luis Acatlán, all'ufficio della comunitaria. "Loro hanno risposto che li dovevano mettere a disposizione del sindaco di Malinaltepec, su istruzioni ricevute per radio dal presidente municipale. Io glieli lasciai e vidi quando arrivò un altro gruppo di preventivi, che li tirarono fuori bendati e li fecero salire su di un veicolo; alla mezz'ora li riportarono a Tres Marías, al comando e li mettono in prigione. Noi ritorniamo, io scesi in El Rincón".

Ma alle 2 del pomeriggio sono arrivati i padroni delle camionette rubate, hanno chiesto di parlare col commissario. Lui ha detto che poteva parlare con loro solo nell'ufficio di San Luis, davanti agli altri commissari e comandanti. Nell'ufficio gli hanno chiesto che il furto passasse alla polizia comunitaria, "perché se passano i ladri d’auto al Ministero Pubblico li liberano subito. Allora siamo andati dal presidente di Malinaltepec, che ha detto che ‘se i danneggiati volevano risolvere il problema con la Crac, avanti... io dei colpi non so nulla’", così ha commentato Don Zósimo.

Da parte sua, la segretaria della Crac, Isela Rodríguez, presente all'intervista, ha detto che tre dei detenuti hanno detto che sono stati i preventivi a picchiarli. Don Zósimo ha aggiunto che avrebbero steso una relazione completa delle dichiarazioni fatte dai detenuti ai comandanti della comunitaria, anche perchè in queste "c’è l’identificazione del loro padrone di Tierra Colorada che li aveva mandati a rubare. In Marquelia ci sono state 12 denunce di furto e si è solo presentato uno di Ayutla: è per una camionetta Nissan".

Il commissario Cirino Plácido Valerio ci ha detto che è stata inviata una lettera di protesta al presidente municipale di Malinaltepec, sollecitando che si chiarisca questa denuncia di torture, perché altrimenti non continueranno più le operazioni coordinate con poliziotti di quel municipio: "A noi non conviene che ci accusino di violare i diritti umani per azioni commesse da altri", ha dichiarato.

Rispetto alla fuga di 13 carcerati di circa tre mesi fa, il commissario Avilés Mendoza ha spiegato che si sta investigando per chiarire i fatti, perché c’è chi dice che i carcerati "l’hanno fatta in barba ai poliziotti comunitari di Tierra Blanca, agli otto poliziotti. Dicono che stavano vigilando i carcerati mentre facevano il loro lavoro, ma sono entrati nel commissariato perché era incominciato a piovere e misero i carcerati in una cella, ma quando i poliziotti sono tornati, i carcerati avevano forzato già la porta.

Io ho camminato in montagna due giorni con l’operativo per cercarli, per sapere la verità. Abbiamo tenuto agli arresti per 15 giorni i poliziotti di Tierra Blanca per irresponsabilità ed ora stanno per liberarli però l’investigazione continua. Vogliamo che si chiarisca la fuga e fermare gli evasi, perché altrimenti dicono che noi commissari abbiamo accettato del denaro. Stiamo per arrestare i latitanti da un momento all’altro. Abbiamo fatto rapporto sulla loro fuga al pubblico ministero regionale di Ometepec, così se li fermano loro che li giudichino, se li riprendiamo noi li giudicheremo per i reati commessi più la fuga e la sanzione sarà più servizio nelle comunità e ancora altre conversazioni di rieducazione".

Per celebrare il suo decimo anniversario, la Crac ha convocato organizzazioni sociali, indigene, politiche, produttive, intellettuali, "studenti progressisti e popolo in generale" ad un incontro nazionale dal 13 al 15 ottobre in Pueblo Hidalgo, municipio di San Luis Acatlán. Ci saranno cinque tavoli di discussione per trattare i seguenti temi: sicurezza e giustizia, progetti alternativi, accordi di San Andrés, sovranità alimentare, produzione e commercio equo, difesa della sovranità nazionale, partecipazione della donna e costruzione popolare di un nuovo progetto di nazione.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home