La Jornada - Mercoledì 29 giugno 2005
Persiste il silenzio ne Los Altos e nel caracol di Oventic
Voci e speculazioni dopo la consulta zapatista
Arrivano ai discorsi governativi ed ai mezzi di comunicazione
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Andrés Sakamch'en de Los Pobres, Chis, 28 giugno - L'allerta rossa generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, EZLN, prosegue, in mezzo a voci e speculazioni, nel “Messico immaginario” (o di sopra come diceva Guillermo Bonfil, opponendolo a quello “profondo”) ed ovviamente raggiunge i discorsi governativi ed i mezzi di comunicazione. I governi municipali autonomi de Los Altos ed il caracol di Oventic proseguono chiusi e muti come la settimana scorsa. E se da parte del quartier generale di Rancho Nuevo si concentrano truppe federali, le sue basi di operazioni ne Los Altos rimangono acquartierate. Solo in quella di San Andrés si son fatti vedere oggi molti soldati.

Con la novità che è franato un pendio della base di operazioni del 31° Battaglione di Fanteria dell'Esercito federale in questo capoluogo municipale. Al punto che la frana stava per bloccare l'entrata al villaggio. Il mucchio di terra rossa, comune in questa stagione delle piogge, ha fatto uscire circa 15 soldati in tenuta di lavoro manuale, perché si era formato un terrapieno di fango tra le capanne del quartiere che sta sopra ed il livello della strada. I militari, con vanghe e pale, stavano lavorando questo pomeriggio per sistemare il pezzo di collina che è crollato.

In contrasto con la quiete sepolcrale degli accampamenti militari di Santiago El Pinar e San Cayetano, in San Andrés l'attività non era poca, sebbene focalizzata all'attenta vigilanza della posizione castrense per ai suoi quattro lati, compreso quello nord che dà sul cortile di una scuola ed sul capoluogo municipale, tanto ribelle come ufficiale.

Sebbene l'attività delle pattuglie municipali sia continua, gli uffici che ha costruito il governo in una viuzza per il comune ufficiale sono chiusi e solitari come quelli del consiglio comunale autonomo che nella piazza di San Andrés continuano ad annunciare con un’insegna l'allerta rossa generale zapatista, che per ora continua dopo la serie di annunci e di pronunciamenti dell’EZLN. Magari i motivi della chiusura priísta saranno altri, oggi è solo martedì e per il momento il governo non distribuisce né “progetti” né “programmi”. Per i funzionari priísti non c'è altro da fare che vigilare le strade con le loro pattuglie.

Silenzio tzotzil impenetrabile

La consultazione generale degli zapatisti si è già conclusa, ma il silenzio degli indigeni continua nelle comunità ribelli. Ai tzotziles di per sé risulta facile restare silenziosi, impenetrabili. Cinquanta anni di antropologia sociale benintenzionata non è riuscita a rompere la barriera del suo “silenzioso dolore” e del suo “segreto millenario”. Neanche un decennio di guerra e di occupazione militare.

Gli accessi del caracol Resistenza e ribellione per l'umanità, sono solo protetti da una grata metallica con lucchetto e dalle sentinelle di due frondoso floripondi, carichi di toloache accompagnati da quei fiori bianchi e grandi che i tzotziles considerano di gran potere per la protezione di terre e beni. C’è qualcosa di magico e qualcosa di certo nella loro presenza. La “datura”, principio attivo della pianta, garantisce incubi a chi si metta contro di lei.

Come sempre, la nebbia discende sui villaggi da San Juan del La Libertad, Magdalena La Paz, San Andrés Sakamch'en de Los Pobres e sulla parte alta di Chenalhó. Si vedono bene le nuvole correre sotto pendio lungo i pendii alberati. I tetti dei casolari sono lì un momento ed il seguente non ci sono più.

I tagliaboschi di San Juan...

Nel frattempo, il presidente Vicente Fox anticipa vigilie ed invita al subcomandante Marcos ad “armare insieme” niente meno che la “integrazione” dell'Esercito Zapatista alla vita politica. In visita in Belmopan, Belize, si è messo “agli ordini” di Marcos (questa è stata la cortese e colloquiale espressione che ha utilizzato) per un fine così altruista, anche se “integrazione” non fa parte delle richieste ribelli espresse dal 1994. Questo suona un po’ come i I tagliboschi di San Juan che chiedono formaggio e danno loro un osso. E, almeno glielo offrono.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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