La Jornada - martedì 25 ottobre 2005
Anche nella catastrofe continuiamo la resistenza, avvertono le basi di appoggio
DAL GOVERNO NON CI ASPETTIAMO NIENTE, NÉ PRIMA E NÉ DOPO L'URAGANO, DICHIARANO GLI ZAPATISTI
Fa rabbia che il governo corrotto non offra niente neppure alla gente che lo sostiene, segnalano

HERMANN BELLINGHAUSEN E GLORIA MUÑOZ - Inviato e Collaboratrice

Municipio Autónomo Tierra y Libertad, Chis., 24 ottobre - "Né prima né dopo Stan ci aspettiamo niente dal governo", assicurano le basi d’appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) a Tapachula, la città più popolosa di tutto lo stato che, come tante altre, affronta le conseguenze della devastazione.

"In mezzo alla catastrofe noi continuiamo con la resistenza", afferma Martin sulle rovine del villaggio zapatista La Esperanza, nella colonia Democracia. "Ma fa davvero rabbia - aggiunge - che il governo corrotto non dia niente neppure alla gente che lo sostiene lasciandoli alla loro sorte. Se noi militanti zapatisti avessimo qualcosa lo daremmo a quella povera gente, che appartengano o no alla nostra lotta".

Martin ha tutta l'aria di un naufrago che ha raggiunto la riva. "Nella lotta si cerca di vivere. In quanto a sopravvivere, lo stiamo già facendo", afferma con un entusiasmo diviso tra indignazione, chiarezza e impegno. Travolto dallo spaventoso straripamento del fiume Coatán, che ha travolto molte colonie di Tapachula al passaggio di Stan, è rimasto sul tetto della sua casa per quattro giorni, senza acqua né cibo, circondato da acqua e macerie. Ha visto passare un vicino che si dimenava "come un cane" per salvarsi, "e lo dico con rispetto, ma è la verità". Più tardi il corpo è stato ritrovato in un altro quartiere della città.

Ascoltava le notizie dalla radio a pile che aveva salvato. "Più che paura, mi dava rabbia quello che ascoltavo", dice mentre descrive ciò a cui assisteva nel mondo reale dove viveva e vive. "Vedevo le stelline colorate per la fame e la disidratazione", ricorda.

Ai margini di questa città di più di un milione di abitanti, si ripetono le immagini di una catastrofe anche se le autorità si rifiutano di dichiarare questa una zona disastrata. A più di due settimane dal disastro, non ci sono trasporti pubblici sulla rotta Tapachula - San Cristóbal de Las Casas, aumentano fame e malattie ed i rifornimenti continuano a brillare per la loro assenza. "Il governo non si è proprio visto da queste parti della città e anche se fossero venuti a me non importa perché sono zapatista. La mia lotta non è da ora, cioè non è che io stia aspettandomi qualcosa dal governo, ma dà rabbia vedere come abbandona la sua stessa gente. Fanno venir voglia di andare a fargliela pagare. Solo perché uno è zapatista si trattiene", afferma Martin con rabbia.

"Adesso - continua - a Tapachula i leader dei partiti politici stanno distribuendo provviste per ingraziarsi la gente perché ci sono le elezioni e tutti vogliono portar acqua al proprio mulino. Tutto questo è un grande affare per i ricchi. Qui hanno raddoppiato i prezzi degli alimentari approfittando della situazione".

Il racconto della sfrontatezza dei partiti non smette di sorprendere: "I leader vanno di casa in casa, offrono cibo e chiedono di andarlo a prendere nelle loro sedi. Questo è risaputo. Noi non ci badiamo, siamo fuori da tutto questo, ma in generale tutta la gente, di partito o senza partito, è molto arrabbiata". Ed in aggiunta, la beffa: "Stanno distribuendo vestiti da neonato alle famiglie che non hanno neonati. Stanno distribuendo chiacchiere. Non vale. Adesso con Wilma - pronostica Martin - si vedrà la differenza. Lì sì che arriveranno gli aiuti ai grandi alberghi. Là sì che scaricheranno velocemente i milioni, perché il denaro del governo è per i ricchi e non per quelli che stanno in basso". Qui "non c'è altro governo che il municipio autonomo Tierra y Libertad e la giunta di buon governo di La Realidad. Questo è il solo che riconosciamo". Ed è dalla loro giunta e dalla società civile nazionale ed internazionale che aspettano aiuti.

Cita altri quartieri della città dove ci sono basi di apoggio zapatiste: 5 de Febrero, Framboyanes, Los Reyes, Porvenir, oltre ai vicini Cacahuatán, Islamapa e Puerto Madero. Di molti si ignora ancora la situazione. "Sono isolati".

La colonia Democracia è una rovina dolorosa. "Adesso il terreno è così" e indica l'arena su cui ci troviamo, il patio della sua casa, due metri sotto. Sull'altra sponda del fiume vagabondano con le mascherine elementi dell'Esercito Messicano , della Marina e della polizia municipale. Ciò nonostante, sono gli abitanti che lavorano: la gente cerca di estrarre le proprie case dal fango.

A Tapachula, la città più popolosa dello stato del Chiapas, il fiume Coatán in alcuni tratti ha raggiunto il chilometro di larghezza, che normalmente è di 30 metri. Ciononostante, il centro della città conserva la sua confusione, che in tempi normali è anche maggiore. Trovare basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale al mercato centrale, in mezzo a centinaia di venditori ambulanti e fissi, negozi, agenzie di viaggi, stazioni di taxi e tricicli e fiumi di gente - con l'immagine di un locale di tacos che ostenta un permesso della Giunta del Buon Governo di La Realidad e si definisce "zapatista" - rivela un aspetto sconosciuto del movimento ribelle.

Le donne del posto raccontano come il municipio di Tapachula le ha perseguitate per anni, ma loro ed altri commercianti anch'essi autonomi si sono mantenuti nella resistenza difendendo il loro diritto ad un lavoro degno. Provenienti da diverse parti della città, altre basi d'appoggio raccontano dei danni nei loro paraggi ma in generale dicono che le loro abitazioni non hanno subito danni gravi. Un "taquero" racconta che sta preparando nel suo patio lo spazio per la nuova scuola autonoma, distrutta dall'uragano Stan a La Esperanza.

- Che cosa accadrà? - chiediamo a Martin, vecchio lupo di mare zapatista che, come il resto delle basi d'appoggio di questa città, non si scompone nel momento di coprirsi il viso con un paliacate scoprendo così la sua identità ribelle.

- Come zapatisti, ci sarà molto lavoro da fare, ribellarci e proseguire nella resistenza e nella lotta. Lo abbiamo fatto e lo faremo finché avremo respiro, piaccia o no al governo - conclude.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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