La Jornada - lunedì 25 luglio 2005
INTERVISTA / JOSÉ BELL LARA, DELL'UNIVERSITÀ DE L'AVANA
America Latina, in condizioni di superare il neoliberalismo
È già iniziata la debacle di quel modello economico

La nascita di governi progressisti nell'area è un'opportunità per l'integrazione del continente e per l'avvio di un progetto umanista contro gli interessi degli Stati Uniti
JUAN BALBOA

Per il sociologo cubano José Bell Lara, non ci sono dubbi sul fatto che il neoliberalismo “ha iniziato la sua debacle” visto che non migliorano le condizioni generali dei paesi sottosviluppati, e nota che “questa nuova mietitura” di governi progressisti in America Latina - con Hugo Chávez in Venezuela, Néstor Kirchner in Argentina, Luiz Inacio Lula da Silva in Brasile e Tabaré Vázquez in Uruguay - dovrà transitare verso l'integrazione della regione e promuovere un nuovo progetto economico nel continente.

Il neoliberalismo sta andando verso una crisi senza ritorno: è la crisi di una società che non ha futuro”, dice a La Jornada il dottore in scienze filosofiche e professore titolare dell'Università di L'Avana e del programma Flacso-Cuba.

Bell Lara, autore del libro Cuba: socialismo nella globalizzazione, pensa che l'assalto al quartiere militare Moncada (52 anni fa) ed il successivo trionfo della Rivoluzione Cubana siano stati fondamentali per iniziare una nuova fase di liberazione dei paesi latinoamericani e per la ricerca di un nuovo modo di vita nella regione.

- Si compiono 52 anni dall'assalto alla Moncada. Qual è oggi la lettura storica di quell'avvenimento? Quali sono i risultati e che è rimasto da fare?

- L'assalto alla Moncada dà inizio ad una nuova fase della lotta per la liberazione del popolo cubano. Ci ha dato una repubblica che ha fatto finire la dipendenza verso gli Stati Uniti, un paese che aveva fatto sì che l'economia cubana si sottomettesse alla sua a partire dallo zucchero.

"Il popolo cubano non si è mai rassegnato a quella dipendenza. A partire dal terzo decennio - la cosiddetta rivoluzione del ‘30 - sorge Fulgencio Batista, paladino degli interessi statunitensi. In quell'epoca vige un panorama di corruzione. C'è una relazione della Banca Mondiale del 1950 su Cuba, secondo la quale la seconda industria nell'isola era quella politica. Il colpo militare frustrò il tentativo di dare democrazia ed indipendenza a Cuba; si scatena una crisi politica che i partiti tradizionali non sono in grado di affrontare. Sorge allora Fidel Castro, un giovane avvocato, che organizza l'assalto alla Moncada".

- Perché sono fondamentali l'assalto e la Rivoluzione per Cuba e per i paesi dell'America Latina?

- Sono fondamentali per l'esperienza di quel processo politico. Il quartiere Moncada non è un tuono a ciel sereno; si inserisce nelle lotte del popolo cubano. Quando si analizzano i documenti centrali della Moncada, l'allegato di difesa di Fidel Castro, si vedrà che Cuba è inserita nell’America, si vedrà anche che è vincolata all'eredità storica del paese cubano. Fidel dice che José Martí è il mandante della Moncada. E non è tanto per dire: quelli che organizzarono l'assalto erano profondamente martiani.

Socialista nella globalizzazione

- Come si riesce a conservare il socialismo?

- Il popolo cubano arriva al socialismo percorrendo una strada tutta sua: un marxismo scoperto nell'agire della rivoluzione. I cubani identificano il socialismo come una trasformazione totale: nell'ordine economico e sociale, nella sicurezza, nella salute gratuita, nel processo di alfabetizzazione. Questa partecipazione di massa e popolare è una componente importante della rivoluzione. Io dico che la rivoluzione è un'accumulazione sociale.

Infatti la rivoluzione cubana non si sviluppa in un mondo astratto, si sviluppa sotto la minaccia dell'imperialismo statunitense che ha cercato di distruggerla: ha organizzato l'invasione di playa Girón, ha portato avanti aggressioni biologiche, accerchiamento diplomatico, tentativi di isolamento e, giustamente, quando c’è il crollo dei paesi dell'Europa dell’est quell'aggressività si accresce .

Cuba ha un potere rivoluzionario che incarna la volontà popolare; ha un'accumulazione sociale ed ha la capacità di assorbire tecnologia. Non è un segreto che una serie di vaccini e di medicine unici al mondo sono cubani. Il trasferimento di tecnologia è tradizionalmente dal nord al sud, ma in questo caso c’è stato un trasferimento di un componente di un vaccino contro il cancro che Cuba vende ad un'industria farmaceutica della California”.

- Quali sono le prospettive del socialismo in questo secolo? Ce ne sono?

- Credo che Cuba abbia tutte le basi per conservare il socialismo. La vita media del cubano di oggi è molto superiore alla vita media cubana di prima della rivoluzione. Sono notevoli pure i progressi in relazione a sicurezza economica, solidarietà sociale, educazione, salute. Inoltre, viviamo un mondo globalizzato, Cuba non può essere estranea a questo. Noi non siamo contro la globalizzazione: Cuba deve essere socialista nella globalizzazione.

- Difende la vigenza dello Stato in un mondo globalizzato?

- È che abbiamo comprovato che la ‘mano invisibile’ del mercato non ha generato sviluppo a nessun paese sottosviluppato. E con misure antiumane - come non approvare il protocollo di Kyoto, perché George W. Bush dice che colpirebbe la competitività delle imprese statunitensi -, il neoliberalismo si manifesta come menzogna, come retorica. Il neoliberalismo crea le migliori condizioni per il capitale, per rafforzarlo.

- Come si può convivere in un mondo capitalista?

- Non si può vincere senza alleati. Nella globalizzazione, dove i principali attori sono le imprese transnazionali, il potere rivoluzionario deve avere la capacità di poter negoziare con loro. In Cuba lo Stato decide dove investire e le condizioni per farlo. L'investitore non negozia con un capitalista, negozia con un funzionario dello Stato.

Possibile, cambiarsi di camicia

- Con l'arrivo di governi progressisti in America Latina, verso dove va la regione?

- La nascita di questi governi in America Latina è il risultato del fallimento del neoliberalismo, di quella promessa. Il neoliberalismo non è altro che una camicia ed il capitalismo si mette differenti camicie. Il neoliberalismo fomenta sempre di più una società disuguale, una società con più disoccupazione, con più povertà. È la crisi di una società che non ha futuro.

Stiamo vivendo un momento in cui è incominciata la china in discesa del neoliberalismo. Non si può dire che avverrà già domani; ci sono elementi, come la debolezza del dollaro che indicano che apre la possibilità di un nuovo momento nella storia mondiale, ma molto dipende dalle forze che parteciperanno a quel cambiamento”.

- Qual è il futuro dell'America Latina?

- Penso che il capitalismo non abbia futuro; sono sicuro che il futuro dell'America Latina debba transitare sempre di più attraverso forme di integrazione, nella ricerca di una complementazione nell'economia. Abbiamo una storia che ci unisce, abbiamo un futuro che può unirci, abbiamo ricchezze. Abbiamo bisogno di un'altra società, differente, di un altro mondo, che non sarà il mondo del capitalismo.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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