EL MUNDO - 25 giugno 2005
ANA ESTHER CECEÑA, SPECIALISTA IN EZLN
"L'allerta rossa dello zapatismo potrebbe essere un passo verso la sua legalizzazione"

Néstor Restivo - nrestivo@clarin.com

- Che cosa è l'allerta rossa che l'Esercito Zapatista del subcomandante Marcos ha lanciato in Messico?

Potrebbe essere un passo verso la clandestinità, ad approfondire l'organizzazione armata. O un passo per diventare un’organizzazione politica legale. Quest’ultimo è più possibile, senza scartare che rimanga da una parte l'Esercito Zapatista (EZLN) e forse come una specie di braccio politico, non come quelli sperimentati in altri paesi da gruppi armati bensì come qualcosa di nuovo e distinto, che sicuramente si sta dibattendo molto in Chiapas”.

Chi parla, a Buenos Aires, è una voce di enorme prestigio nell'analisi dello zapatismo, Ana Esther Ceceña, dell'Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), del Consiglio Latinoamericano di Scienze Sociali (CLACSO) e della Rivista Chiapas. "Lo zapatismo è arrivato ad un limite, ad un'ora di definizioni: li incalza l'esercito messicano - in Chiapas c’è la metà di tutti gli effettivi militari del paese -, i paramilitari, il saccheggio di risorse e la nuova idea di 'frontiere flessibili' che gli USA vogliono portare al sud messicano" - dice Ceceña.

- Che cosa ne è stato questi anni dello zapatismo? - domandò Clarín.

- Quando ha visto nel 2001 che i tre poteri messicani travisavano la Legge indigena e non rispettavano le promesse sui suoi diritti, si sono ripiegati col loro piano di "Caracoles" e Giunte di Buon Governo.

- Com’è stata quell'esperienza?

- È stata qualcosa di positivo ed inedito, un'organizzazione che avanzava sul piano dell’istruzione (la maggioranza di ragazzi lì va a scuola con i loro programmi, non con quelli dello stato messicano), sul piano della salute (passando dalla medicina allopatica a, principalmente, quella erborista) e pure sul piano della produzione. Tutto ciò ha influenzato stati vicini come Oaxaca. E ha preoccupato il governo che con un cerchio militare vuole spingere agli zapatisti in una trappola contro la frontiera meridionale con il Guatemala.

- Come?

- In marzo si è recata in Messico la segretaria di Stato degli USA, Condoleezza Rice, ed ha parlato di frontiere flessibili che garantiscano "sicurezza". Ci sono state denunce, che si sono già rivelate infondate, su coltivazioni di marijuana, riciclaggio di denaro sporco e narcotraffico contro gli zapatisti. Hanno detto perfino che lì opera Al Qaeda. E c’è il problema delle Maras, bande criminali giovanili, di cui nessuno parlava quando erano molto più attive in America Centrale.

- Ed ora che cosa succede?

- Vogliono accerchiare lo zapatismo. Ci sono un'operazione chirurgica ed un'offensiva repressiva. L'allerta rossa risponde a questo quadro. L'EZLN sta in questi limiti. La sua organizzazione interna straborda, non vanno avanti né i suoi diritti politici né la sua idea di un nuovo mondo, in Messico non succede che "chi comanda, comandi ubbidendo" (uno dei suoi slogan) e si vede che stanno privatizzando risorse come l'acqua, si minaccia la biosfera. E nell'OEA, in Messico, negli USA e nei paesi centroamericani si sono accordati per una "salvaguardia di frontiere" sospettosa.

Insieme all'allerta rossa, l'EZLN si è lanciato in un attacco alla classe politica, compreso il sindaco del D.F., Andrés Manuel López Obrador, del PRD e favorito per i presidenziali di 2006. "Lo zapatismo - per Ceceña - non ripone aspettative in lui. A dispetto del suo ripiego, l'EZLN conserva l’adesione popolare e, quando spunta fuori, si nota. Credo che staranno dibattendo internamente qualcosa di tutto questo".

[http://www.clarin.com/diario/2005/06/27/elmundo/i-02503.htm]

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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