La Jornada 25 gennaio 2005
- Il miraggio del dollaro è nuovo in questo statoma è causa di furore tra I poveri
L'EMIGRAZIONE DAL CHIAPAS VERSO GLI STATI UNITI DISTRUGGE COMUNITÀ E INDIVIDUI
- La realtà: violenza su donne e uomini, aids, furti, sparizioni, morti...
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Ocosingo, Chiapas, 24 gennaio - La sorte del guatemalteco qui è quella che aspetta il chiapaneco alla frontiera nord. L'emigrazione dei lavoratori rurali è diventata una tragedia umana che divora le comunità, corrompe le strutture istituzionali, trasforma gli individui e spesso li distrugge. Il miraggio del dollaro è nuovo in Chiapas, ma ha causato furore tra la popolazione più povera. E non è chiaro che cosa è arrivato per primo, se le brutte notizie o le rimesse. Questo garantisce la continuità del miraggio.

Violenze su donne e uomini, AIDS, malati abbandonati, furti, carcere, "sparizione" e perfino la morte. Sulle strade da me percorse alla frontiera e lnela selva Lacandona, ho ascoltato innumerevoli storie difficili da narrare. Accanto ai racconti di quelli a cui "è andata bene" e sono arrivati sani e salvi, con dollari, rregistratori dvd, cappelli texani e perfino ingrassati, si affiancano dolorose esperienze.

Il governo dello stato, la scorsa settimana ha ammesso che nel 2004 lo stato del Chiapas ha incassato 500 milioni di dollari, prodotto del lavoro di migliaia di contadini e indigeni. Si ignora il numero esatto di emigranti ma le entrate sono aumentate del 40% rispetto all'anno precedente.

Altare del sacrificio

Questa "febbre dell'oro" dei poveri apre nuove ferite nelle tormentate comunità chiapaneche. Elías si era accordato con un "pollero" [trafficante di clandestini] che, insieme ad altre presone, lo portò da Comitán fino a Sonora dove, una volta giunti, furono derubati ma riuscirono a scappare. Il "pollero", apparentemente "amicone", gli disse che avrebbero dovuto difendersi.

Si procurarono spranghe e bastoni e si addentrarono nel deserto di Altar. Quando gli annunciati assalitori sbucarono dall'oscurità, Elías si difese come concordato. Gli altri emigranti si fecero derubare e fuggirono; il "pollero" che li guidava scappò via insieme agli attaccanti ed Elías fu abbandonato con una ferita da arma da fuoco tra la schiena ed il ventre che lo ha reso invalido e candidato ad un intervento chirurgico serio.

Due giovani di Altamirano sono riusciti ad attraversare la frontiera e a trovare lavoro. Accusati di furto sono stati imprigionati e, in carcere, sono stati violentati dagli altri reclusi. La condanna è stata breve e sono stati rilasciati. Sono tornati a casa. Ora, sono portatori del virus dell'AIDS.

Violeta, di 14 anni, era stata affidata ad "pollero" noto nel municipio di San Juan Chamula che si prese 40 mila pesos e la portò in autobus a Città del Messico, e da lì a Sonora. Questo due anni fa. Era accompagnata da uno zio paterno. Di lei, non si sa più nulla. Altri che sono ritornati, raccontano che fu violentata proprio dal "pollero" e poi abbandonata nel deserto; il trafficante assassinò lo zio di Violeta; minacciò gli altri con un arma se fossero intervenuti e dovettero proseguire. Il "pollero" continua ad operare negli Altos ed esistono precisi indizi della sua protezione da parte della Polizia Giudiziale.

Rubén, di 19 anni ed educato nella resistenza, "ce l'ha fatta" dalla selva fino agli Stati Uniti ed ha lavorato duramente ma si è gravemente ammalato, non è chiaro di che cosa. È in ospedale da mesi tra la vita e la morte. Là.

Secondo il Consiglio Statale della Popolazione, i migranti chiapanechi hanno dai 15 ai 35 anni. Quattro anni fa, lo stato figurava appena nelle cifre di espulsione economica di persone; oggi è al decimo posto tra gli stati messicani (secondo alcune fonti occuperebbe il settimo posto) a produrre clandestini verso gli Stati Uniti.

Nelle comunità indigeni della selva e di frontiera, è diventata una vera "moda" unirsi ad una banda di "polleros". Alla periferia di Ocosingo, Comitán, Las Margaritas o La Trinitaria abbondano uffici di tijuaneros che offrono viaggi a Tijuana ed Altar "tutti i mercoledì, a prezzi economici". Annunciano scali a Tuxtla Gutiérrez, Oaxaca, Querétaro, San Luis Potosí, Zacatecas, Agua Prieta, Nogales. E "assoluta serietà".

Contemporaneamente, come in una realtà parallela, le stesse comunità selvagge e di frontiera che immolano i propri figli sull'Altare di Sonora ed Arizona, vedono attraversare come spettri i clandestini dell'America Centrale le cui peripezie iniziano qui e proseguono per tutta la Repubblica Messicana. Questo flusso migratorio attraversa in maniera ancora più devastante i corpi di polizia locali, le truppe federali, gli agenti di migrazione, i poliziotti sulle strade, i governi municipali. Ma le loro storie sono inapprensibili; i clandestini centroamericani sono fantasmi muti, non hanno diritti, sono meno di niente.

Al tramonto, lance furtive attraversano il fiume Usumacinta in rotta verso San Javier ed Ocosingo, o il Lacantún verso i Montes Azules e da lì a San Quintín ed Ocosingo. Fanno orami parte dello scenario quotidiano il rumore dei motori delle lance di notte, le figure rannicchiate, i gruppi silenziosi di gente spaventata che compra tortillas e bibite nei negozi e svanisce con un sospiro. Oppure autobus di passeggeri che avanzano lenti e goffi per strade dove non circolano autobus, si fermano all'improvviso in un determinato rancho e scaricano decine di centroamericani che si perdono nei campi per sfuggire al controllo della polizia di immigrazione. Nel frattempo, le autorità si vantano quasi quotidianamente dell'elevato numero di clandestini che vengono intercettati. Non deve stupire: si tratta di una vera marea umana. Continuando ad allungare la mano, poi qualcosa cade.

Come contrastare l'impressione che più denaro "entra" nelle comunità, più queste si impoveriscono? Come si sa, il Chiapas è un'entità molto favorita dalle risorse federali. Basti citare un nuovo simbolo sul quale le autorità locali scommettono entusiaste: l'ecoturismo. Come ha dichiarato davanti al congresso statale la titolare del Turismo, Katyna de la Vega Grajales, qui si registrano "gli indici più alti della storia si affluenza e entrate economiche".

De la Vega ha segnalato che l'investimento in infrastrutture turistiche è passato da 5 milioni di pesos nel 2001 a 18 nel 2002, 25 nel 2003 e 74 nel 2004. Sono stati creati o riconvertiti 52 centri turistici "sociali", molti nella selva Lacandona e nei paraggi dei Montes Azules. Perfino lo stabilimento balneare di Jataté, tradizionale passeggiata della popolazione locale di Ocosingo, con stagno, sentieri ed anse tranquille sul fiume si presenta ora come "centro ecoturistico". Evviva!

Nelle stesse regioni in cui il governo prodiga progetti e programmi e "l'ecoturismo" si insedia, la popolazione esce volando. "E poi i giovani ritornano e sono diversi, gli fa schifo il pozol e tutto nelle loro case sembra brutto. Non sappiamo che cosa gli succede", mi diceva un uomo nella selva la settimana scorsa.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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