La Jornada - Sabato 23 Luglio 2005
Xóchitl Gálvez riconosce che “non si è potuto concludere un processo di negoziato"
L'EZLN, fattore di rischio per la sicurezza nazionale

GUSTAVO CASTILLO GARCIA

Dopo aver riconosciuto che il tema dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, EZLN, è un "punto dove non si è potuto concludere un processo di negoziato e di dialogo", e senza negare che rappresenti un rischio per la sicurezza nazionale, la titolare della Commissione Nazionale per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni, Xóchitl Gálvez, ha detto che gli accordi di San Andrés dovranno essere ripresi dall'attuale e dalla seguente legislatura federale, poiché molti dei diritti indigeni sono ancora da concretizzare.

Durante la firma di un accordo di collaborazione con la Procura Specializzata per l'Attenzione ai Reati Elettorali, Fepade, che si occupa di più di 28 distretti nei quali abitano quasi 7 milioni di indigeni, è stato domandato alla funzionaria se l'EZLN continua ad essere considerato pericoloso per la sicurezza nazionale del paese?

- Credo che l'EZLN continua ad essere un punto latente, perché non si è potuto concludere un processo di negoziato, di dialogo e non ha deposto le armi. Continua ad essere molto importante per il governo quel tema. Fortunatamente l'EZLN ha dichiarato che non cerca la via della violenza, bensì la via politica. Credo che le proposte e le richieste degli accordi di San Andrés continueranno ad essere vigenti nel paese. Ci sono davvero lì dei temi pendenti da riprendere in questa e nella seguente legislatura, perché c'è un dibattito pendente sui diritti dei popoli indigeni.

Gálvez affermò che i punti di attenzione più urgente, in quanto alla prevenzione di reati elettorali sono Oaxaca, Chiapas, Yucatan, Hidalgo, Guerriero e Veracruz, che sono anche le entità dove esiste il maggiore numero di cacicazgos che obbligano perfino le autorità municipali a votare per qualche partito politico.

Durante la firma dell'accordo, il titolare della Procura Generale della Repubblica, Daniel Francisco Cabeza Vaca Hernández, ha detto che in Messico più di 12 milioni di persone sono indigeni ed abitano una terza parte dei municipi del paese, per cui ha sollecitato a promuovere "azioni per evitare che sul terreno elettorale si pretenda di condizionare il loro voto o si attenti ai loro diritti politici".

Ha precisato che si deve "impedire che il calendario elettorale federale si trasformi in un’opportunità per speculare sulle necessità dei popoli indigeni", poiché "il voto non può essere moneta di scambio. Il voto non si condiziona, non si scambia né si compra. Il voto deve essere, soprattutto, libero".

Quindi la titolare della Fepade, María de Los Angeles Fromow, ha ricordato che "l'obiettivo primario di questo accordo è potersi occupare dei 28 distretti elettorali che hanno più del 40 per cento di popolazione indigena e garantire così che siano queste, le comunità, quelle che decidono per conto loro chi le governerà".

Perciò, la Fepade e la Commissione Nazionale per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni prepareranno materiale informativo concordemente alle necessità di ogni comunità.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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