La Jornada 22 giugno 2005
Tapilula, Rayón e Pueblo Nuevo, lontani dalla zona di conflitto o di influenza dell'EZ
LA SEDENA CONFONDE LA GEOGRAFIA ZAPATISTA
I tre municipi dove i militari hanno scoperto la marijuana non appartengono a Los Altos

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 21 giugno - I recenti annunci zapatisti avvengono in un contesto di movimenti dell'Esercito federale fuori del comune e non spiegati all'opinione pubblica, come la risistemazione delle posizioni in Chenalhó e questo fine settimana, l'entrata alla selva Lacandona dal quartiere di Rancho Nuevo, di convogli "speciali" (come si definiscono con un cartello davanti e dietro) che trasportavano attrezzature e centinaia di soldati su grandi camion e veicoli fuoristrada.

Ma la sensazione di déjà vu è smentita subito dalle versioni ufficiali che ripetono: tutto è "normale" e calmo. Meno male, uno pensa. Ancora una volta, ufficialmente in Chiapas non sta succedendo nulla. La riorganizzazione di gruppi paramilitari ne Los Altos e nella zona nord, o le nuove alleanze antizapatiste di organizzazioni del PRI e del PRD a Zinacantán, Chilón ed Ocosingo non stanno succedendo. Neanche la risistemazione di posizioni militari. Beh, nel suo insieme la guerra di bassa intensità starebbe diventando un'invenzione delle ONG.

Ciò nonostante, succedono cose degne di riflessione.

Informando su recenti operativi nella sua lotta contro la coltivazione di stupefacenti, la Segreteria della Difesa Nazionale, (SEDENA) ha incluso i nomi di tre municipi costituzionali nella geografia della ribellione indigena che non erano considerati neppure dall'istituzione militare stessa, come parte della "zona di conflitto" o "di influenza zapatista".

Di fatto, Tapilula, Pueblo Nuevo Solistahuacán e Rayon (le tre località dove sono state scoperte coltivazioni, a quanto sembra, grandi, di marijuana), sono fuori dall'ampio cerchio teso dall'Esercito federale intorno alla regione indigena del Chiapas dal 1995. Non esistono neppure postazioni della Sedena, ma unicamente accampamenti e quartieri delle polizie Giudiziale e Settoriale.

Inoltre, questi municipi non si trovano ne Los Altos, come afferma il comunicato della Sedena diffuso ieri pomeriggio, ore dopo che l'EZLN si fosse dichiarato in allerta rossa. Il bollettino è stata la prima reazione delle forze armate all'annuncio dei ribelli, benché gli operativi fossero stati realizzati, secondo la versione ufficiale, i giorni 15 e 16 giugno, ed in realtà non avevano relazione diretta con il dispositivo castrense (il più grande del paese) intorno e dentro i municipi autonomi zapatisti.

L'inesattezza geografica è risultata tanto evidente che lo stesso governo chiapaneco si è affrettato ieri stesso a correggere l'errore militare. No, quei posti non appartengono a Los Altos.

Dato che si trovano molto a nordovest della regione tradizionale del popolo tzotzil, Tapilula, Rayon e Pueblo Nuevo Solistahuacán, non corrispondono neppure alla cosiddetta ufficiale zona nord, che è di predominio chol e tzotzil, che è separata da questi municipi presuntamente dediti alla coltivazione di marijuana, da una porzione importante dello stato del Tabasco.

Con precisione, Tapilula, Rayon e Pueblo Nuevo corrispondono al confine storico del territorio zoque, più vicino, per esempio, al famoso vulcano Chichonal; perfino lo stato di Veracruz è più vicino a quelle località rispetto alla regione militarizzata del Chiapas.

Questa manovra di confusione geografica governativa non è nuova. Dopo il 1995 è stata usata più volte, sempre con scarsi risultati di fronte all'opinione pubblica. Così è stato soprattutto nel periodo zedillista-alborista, quando le "montature" mediatiche erano ancor più sfacciate. Le forze armate incendiavano colture illegali davanti alle telecamere delle principali televisioni in un posto della geografia chiapaneca, e rendendolo pubblico collocavano le immagini in un altro posto (casualmente in territorio zapatista).

Giusto per fare un esempio, io stesso nel 1998 ho assistito ad un spettacolare incendio di marijuana a Los Plátanos, una comunità allora e adesso sotto il controllo di una banda armata occasionalmente paramilitare chiamata Los Plátanos, nel municipio ufficiale El Bosque. Quella proprietà bruciata si trovava ben in vista dell'accampamento della Polizia Giudiziale nel centro del villaggio i cui effettivi non parteciparono all'operazione, la guardarono solo da lontano.

Quella stessa notte, il governo di Roberto Albores Guillén diffuse la versione, sostenuta dai notiziari di Television Azteca, secondo la quali i fatti erano successi a "Santa Martha, municipio di San Andrés Larráinzar" (sic retrospettivo, essendo che Santa Martha sta a Chenalhó, e l'incendio era avvenuto in un terzo municipio: El Bosque). Ma che importava? Al pubblico che cosa interessa dove si trova Santa Martha (o Tapilula) e se i campi sullo schermo (o nel bollettino) sono lì o in un altro posto simile.

È possibile che nelle località dell'altro nord chiapaneco, menzionate ieri dalla Sedena, esistano basi di appoggio o simpatizzanti dell'EZLN (che in questo caso sarebbero zoques, tzotziles o meticci). Ce ne sono dappertutto, sulla costa, alla frontiera, nelle vallate centrali che circondano Tuxtla Gutiérrez, il Soconusco e la Fraylesca. Sia come sia, non hanno relazione con le ampie zone in allerta rossa zapatista ne Los Altos, nella Lacandona e nella zona nord.

L'informazione della Sedena si guarda bene dall’accusare eventuali zapatisti di tali coltivazioni illegali. È molto improbabile che ciò si possa dimostrare: non è mai successo. Ma queste versioni "escono" sempre. Non mancano mai analisti legati al Dipartimento di Stato statunitense o accademici che lavorano per il governo messicano disposti a "dedurre" che qui, come in Colombia e Myanmar, l'insurgenza si "associa" al narcotraffico. Mentre "El Chapo" Guzmán e compagni se ne vanno in giro liberi, questi contorsionismi della propaganda contrainsurgente mancano di reale significato.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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