La Jornada 22 gennaio 2005
Non si spostano per timore del governo, ma per vivere meglio", spiega la JBG
SENZA ELICOTTERI NÈ DISCORSI, GLI ZAPATISTI DI PRIMERO DE ENERO SE NE VANNO DAI MONTES AZULES
San Isidro si è stabilito nel municipio autonomo San Pedro de Michoacán

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

La Realidad, Chiapas, 21 gennaio - La giunta di buon governo (JBG) "Hacia la esperanza" ha annunciato che oggi sarà completato il trasferimento delle famiglie della piccolissima comunità di Primero de Enero, fino ad ora situata nella regione dei Montes Azules. ''I compagni no si spostano per timore del governo, ma perché è per vivere in condizioni migliori e per dimostrare che a noi zapatisti sta a cuore avere cura della selva e difendere le risorse naturali".

Uno dei quattro membri della JBG che riceve La Jornada informa: “È il governo che vuole sfruttare i Montes Azules o permettere che lo facciano le grandi compagnie. Non siamo noi indigeni quelli che danneggiamo queste risorse".

Informa anche che la comunità tzotzil di San Isidro ha completato il suo insediamento nel nuovo villaggio nelle montagne del municipio autonomo San Pedro de Michoacán. “La gente ha costruito le proprie case dove stabilirsi e sta seminando la loro prima milpa. Ma mancano ancora molte cose oerché possano vivere bene”.

San Isidro è stata la prima comunità a ricevere l'aiuto della società civile per acquisire tetti di lamiera, materiali di costruzione ed alimenti. Ora tocca a Primero de Enero le cui famiglie questa settimana hanno portato i loro scarsi beni a Nueva Argentina e da qui a La Democracia (o Nueva Democracia), di fronte ad Amatitlán, sulle rive del fiume Lacantún. Esattamente il luogo in cui il governo sta costruendo un monumentale ponte che unirà la strada sul confine con i Montes Azules. Zapatisti e ponte ieri andavano in direzioni opposte.

Primero de Enero si trovava all'interno della selva. “Per andarsene, i compagni hanno dovuto svendere a basso prezzo i loro prodotti. Adesso incominceranno a preparare la terra per la prima semina. Le famiglie non hanno materiale né cibo. Per questo motivo è importante che la società civile continui a collaborare per risistemare i compagni dei Montes Azules”.

La giunta aggiunge: “Vogliamo anche informare che grazie ai contributi ricevuti abbiamo potuto recuperare materiali ed appoggi per San Isidro e Primero de Enero ma servono ancora molte cose e ci sono altre comunità che ne hanno bisogno, come Santa Cruz, 8 de Octubre e Agua Dulce”.

Ieri, ad Amatitlán sono arrivati El Chómpiras, El secuestrado histórico e El catalán, tre veicoli della JBG, per raccogliere le famiglie di Primero de Enero e trasportarle nella nuova terra, nella pianura costiera dell'alto Jataté, non lontano da San Quintín, in una zona appartenente al municipio ribelle Libertad de los Pueblos Mayas, dove esistono altre comunità autonome fondate su terre recuperate dopo il 1994.

A me ci sono voluti due giorni capire che il posto in cui si stabiliranno quelli di Primero de Enero non si chiama Agua Amarilla, come mi era sembrato di sentire. Ed era strano perché l'acqua da quelle parti è verde o azzurra, o color caffè in tempo di piena, ma non gialla. In realtà tutti dicevano Agua Mariya, perché le Marías i tojolabales le chiamano Mariya. Cosicché il nuovo villaggio si stanzierà ad Agua María, davanti a Boquerón.

La JBG ha comunicato che altre comunità ribelli dentro la riserva della biosfera hanno cominciat a riunirsi senza abbandonare i Montes Azules. "In questi giorni i compagni di Doce de Diciembre si preparano a radunare le proprie cose per riunirsi con quelli di Nuevo Limar".

Un lungo e sinuoso cammino Senza elicotteri, riflettori, discorsi, regali. Senza banchetti né ingresso gratis alle rovine di Bonampak. In resistenza, un altro villaggio zapatista questo giovedì ha lasciato i Montes Azules per ricollocarsi nella selva.

Verso mezzanotte, circa 36 persone sono arrivae al caracol "Madre de los caracoles del mar de nuestros sueños", un gruppo eterogeneo di indigeni che hanno abitato per sei anni il posto che hanno appena lasciato. In doppia resistenza: una per essere zapatisti, ed un'altra per la minaccia permanentemente di sgombero e forse la prigione.

Il cammino è stato lungo. Sono partiti all'alba dal posto dove stava il loro villaggio. Hanno camminato per sei ore per sentieri fangosi fino a Nueva Argentina dove hanno incontrato una delegazione del municipio Libertad de los Pueblos Mayas che li ha aiutati ad arrivare a La Democracia dopo altre due ore. I veicoli della JBG aspettavano sull'altro lato del fiume, ad Amatitlán, dalle sei della mattina. Le famiglie hanno continuato ad arrivare fino al pomeriggio per poi prendere le lance per trasportate le loro cose sul fiume Lacantún e, alla fine, le persone.

"Il viaggio è stato una sofferenza...", dice con sollievo uno degli uomini del gruppo. "Ma ora possiamo riposare la notte. Sono stanchissimo". I bambini più piccoli dormono. Un bebè viene allattato mentre un altro piange. Donne e ragazze, dal viso color della terra e gli occhi scuri, scendono dopo avere viaggiato per più di cinque ore nei rimorchi dei veicoli El Secuestrado Histórico e El Catalán, e sorridono sollevate per poter finalmente sedersi su una panca senza dover caricare niente, salvo i bimbi. Una delle famiglie, tutti vestiti con i costumi tradizionali chamula, si preparano a dormire appiccicati gli uni agli altri.

Questo venerdì mattina hanno ripreso il trasloco verso Agua Mariya sugli stessi veicoli. Ieri sera erano sfiniti fisicamente ed emotivamente ma in qualche modo erano soddisfatti. A mezzogiorno di ieri, quando erano ancora in vena di scherzare, dicevano: "a noi non ci vengono a prendere gli elicotteri", e ridevano. Benché non ancora giunti a destinazione, ora dicono: "Ce l'abbiamo fatta senza elicottero" e, tranquilli, sorridono.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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