La Jornada - Mercoledì 21 settembre 2005
"Non bisogna continuare a discutere le nostre preoccupazioni", dice Marcos
L'EZLN cerca di evitare un movimento "amorfo o con una struttura che castri"
Per l'uscita del gruppo insorto, ci sono "già luoghi in tutta la Repubblica dove possiamo andare"
HERMANN BELLINGHAUSEN – INVIATO

La Garrucha, Chis, 20 settembre - Dopo sei riunioni primarie ed una plenaria, la Commissione Sesta dell'EZLN e le organizzazioni e gruppi che si sono uniti all'altra campagna ed hanno sottoscritto la nuova dichiarazione della selva Lacandona hanno già il loro programma e membri attivi in tutti gli stati.

"L'altra campagna è qualcosa più che l'uscita dell'EZLN. È quello che incominciamo a fare tutti. Secondo il nostro conto e-mail, ci sono già luoghi in tutta la Repubblica dove possiamo andare. La prima uscita del 'delegato zero' non è per fare il Programma Nazionale di Lotta, ma per parlare con tutti gli aderenti che non hanno potuto arrivare", ha spiegato il subcomandante Marcos dopo la prima plenaria, nel caracol Resistenza verso una nuova alba.

Ha detto che questo fine settimana "la discussione è stata più ricca che nelle preparatorie" ed ha sottolineato che "non bisogna continuare a discutere le nostre preoccupazioni. Si teme che ci sia un movimento amorfo, per questo motivo proponiamo una struttura organizzativa. D'altra parte, c’è la paura di una struttura che castri. Non ci precipitiamo. Andiamo dai collettivi per arricchire la discussione. Sono i punti che ci separano più avanti se non riusciamo a risolvere questo problema".

Durante il dibattito, alcuni hanno insistito su determinate definizioni che Marcos aveva dato per scontate nella Sesta, come quando una donna del Collettivo dei Gruppi dell'Assemblea dei Quartieri della Città del Messico ha chiesto di lottare contro la privatizzazione delle abitazioni, "dato che in questo periodo di sessioni nella Camera dei Deputati si approverà la Legge dell’Abitazione che permetterà la consegna di risorse pubbliche e dei lavoratori e del suolo, alle imprese immobiliari".

La donna ha chiesto pure di lottare contro la privatizzazione dell'acqua e di "costruire una riforma urbana integrale e popolare che elimini le differenze tra la città e la campagna e si diano gli elementi per una nuova Costituzione".

A questo, il subcomandante aveva replicato: "una cosa è la solidarietà coi movimenti e problemi che si presentino. Questo non è in discussione. In ogni momento possiamo manifestare". Ma ha aggiunto: "Non so se nelle caratteristiche (del Programma Nazionale di Lotta) ci sarà quella di pronunciarsi su questo problema concreto". La donna ha insistito: "penso che sì" e Marcos l’ha accettato, "allora rimane scritto".

Discutendo il posto dei diversi nell'altra campagna (indigeni, donne, altri amori, giovani, bambini), il portavoce zapatista ha detto qualcosa che ha sorpreso molti: "se in qualcosa c’è un cattivo esempio, l'EZLN ce l’ha nel rispetto delle donne (riferendosi sicuramente alla situazione di questo settore in molte comunità indigene zapatiste dove le tradizioni limitano ancora la sua libertà). Abbiamo preso nota degli interventi e c'è molta insistenza sulla violenza contro le donne e segnalazioni alle organizzazioni che siamo di sinistra. Non sono solo diverse, ma perseguite per essere diverse".

A nome dell'EZLN, Marcos ha lanciato un appello "alle compagne dei popoli indios, ed a quelli che abbiamo definito 'altri affetti', affinché questi compagni che hanno dibattuto con tanta passione questo tema dibattano con altrettanta passione i temi di genere, dei popoli indios e tutti quelli che stanno rimanendo da parte".

Il portavoce zapatista ha fatto una riflessione: "non bisogna sentirsi feriti dalle critiche. All'EZLN il meno che hanno detto è che siamo distributori di una nota bibita di cola e lo abbiamo sopportato. È meglio che queste cose si dicano qui in pubblico a che si dicano dietro. Stiamo partendo da tutte le critiche che abbiamo ricevuto ora di voi nella Sesta ed anche prima, perché conosciamo le vostre pubblicazioni e quello che avete detto di noi, quanto vi ha portato qui, la vostra pratica di sinistra. Tutti dobbiamo difendere il diritto alla critica, senza passare i limiti ovviamente, e non bisogna che ci sentiamo offesi. La salute mentale dell'altra campagna è basata su questo scambio di critica e di autocritica".

In relazione col polemico tema delle alleanze, Marcos ha raccontato una storia: "Il lavoro di cui mi hanno incaricato i compagni dell'EZLN è quello di ricavare le proposte per i problemi che man mano venivano fuori. Io non potevo, non ne avevo nessun diritto, eliminare gli uni o gli altri. Nelle riunioni bilaterali, organizzazioni politiche di sinistra ci hanno detto che era necessaria una posizione dell'EZLN sulla Promotrice Nazionale dell'Unità contro il Neoliberalismo e che bisognava entrarvi. Altri hanno detto di no, ‘bisogna fare un'altra cosa' ed altri ancora hanno detto 'quel progetto è addormentato, ma se entriamo lo svegliamo’".

In una delle riunioni bilaterali, la Commissione Sesta si è riunito con i membri della promotrice ed ha domandato loro direttamente se stavano pensando di invitare l'EZLN o l'altra campagna ad entrare nella promotrice. "Loro ci hanno risposto no. Che erano due progetti differenti e che in ogni caso si dovevano appoggiare".

La promotrice ha spiegato agli zapatisti che tentava di conciliare alcune contraddizioni che si presentavano tra i leader dei sindacati gialli che si sentivano colpiti dal neoliberalismo, facendo alleanze per superare le riforme strutturali. "Secondo la nostra concezione, non c'è niente da fare lì. Questa è stata la decisione dell'EZLN in base a quello che è successo con la legge indigena", ha continua a spiegare il subcomandante.

"Con l’andare avanti delle riunioni preparatorie abbiamo saputo che avevamo compagni dell'IMSS, dei telefonisti e da altre parti. Allora, come EZLN, abbiamo detto che ogni organizzazione deve mantenere la sua indipendenza ed autonomia e proseguire con la sua politica di alleanze, (ma) non possiamo, per etica, stabilire nessun tipo di relazione con coloro che stanno opprimendo i nostri compagni, perché siete già i nostri compagni. Con che faccia ci presentiamo se stiamo trattando con l’altra parte?".

Poi ha riferito che gli zapatisti hanno detto alla promotrice: "'va bene. Voi dite che avete fatto progressi, (ma) noi non possiamo entrare'. Abbiamo detto loro con chiarezza: Non invitateci, perché se c'invitate e diciamo di sì, succede un casino ed allora mandiamo a rotoli la vostra strategia di accordi' ".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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