La Jornada - Giovedì 21 Luglio 2005
Vergogna, l'uso che è stato dato ad un territorio sovrano rubato a Cuba
Chomsky, Pérez Esquivel, Gordimer, Menchú e Lamrami esigono dagli Stati Uniti di andarsene da Guantánamo
La base navale è utilizzata come "prigione medievale" per più di 500 combattenti

DELLA REDAZIONE

Cinque personaggi mondiali hanno chiesto che gli Stati Uniti si ritirino "già" dalla base di Guantánamo, nell'estremo oriente dell’isola di Cuba, e che è utilizzata come "prigione medievale" per più di 500 presunti combattenti talebani e di Al Qaeda, reclusi dal fine del 2001.

Il testo, firmato dal politologo e linguista statunitense Noam Chomsky, i premi Nobel della Pace Adolfo Pérez Esquivel e Rigoberta Menchú, il premio Nobel della Letteratura Nadine Gordimer, Sudafrica, e l'investigatore francese Salim Lamrami, è stato pubblicato ieri sulla prima pagina del quotidiano ufficiale cubano Granma.

Qui di seguito, il testo integrale del comunicato degli intellettuali, intitolato "Gli Stati Uniti devono ritirarsi da Guantánamo, adesso!":

"Per più di un secolo gli Stati Uniti sono intervenuti, fatto la guerra ed imposto trattati imperialisti contro il diritto del popolo cubano alla sovranità. Nel 1897, quando Cuba otteneva la vittoria nella Seconda Guerra di Indipendenza contro la Spagna, Theodore Roosevelt incoraggiò il presidente degli Stati Uniti, McKinley, ad intervenire. Nel 1898, gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Spagna per impedire che Cuba arrivasse all’indipendenza.

Nel 1901, tra le altre misure forzate per codificare il controllo di Cuba, perfino che gli "Stati Uniti possano intervenire militarmente in qualunque momento", si trovava il decreto altrettanto oltraggioso che decretava che Cuba deve vendere o affittare ad una potenza straniera, gli Stati Uniti, 'le terre necessarie a carboniere o a basi navali in certi punti specifici'. Oltraggioso perché voleva da sempre arrivare ad un'invasione o annessione del territorio del paese ad una potenza straniera.

Guantánamo era un 'punto specifico', dove si è costruita una base navale statunitense con le conseguenze che tutti conoscono. La povertà di un antico paese colonizzato è stata sfruttata in maniera vergognosa dagli Stati Uniti democratici in cambio dell'affitto annuale di 2 mila dollari in oro, in base al principio per cui una potenza ricca ha il privilegio morale di comprare qualunque cosa, compresa la parte di un altro paese. Dal 1959, Cuba si è rifiutata di riscuotere l'affitto.

L'uso che è stato fatto di un territorio sovrano prodotto di questo furto lampante è, in fin dei conti, motivo di vergogna e di disgrazie per gli Stati Uniti ed anche per il mondo contemporaneo che, intimorito dal potere statunitense, se ne frega di una prigione impiantata in maniera flagrante in un paese altrui.

Le orrende condizioni di isolamento, privazione e tortura esistenti in questa prigione medievale, condannate da Amnesty International e da un numero crescente di organizzazioni dei diritti umani, seguono vigenti a causa degli Stati Uniti, una potenza straniera che non ha diritto a stare lì.

Costantemente si profanano i diritti umani nel nostro mondo. Il che implica spesso conflitti di gran complessità religiosa, di fazioni; è immensamente difficile trovare soluzioni giuste a questi. Guantánamo è l'eccezione chiara. La soluzione giusta è semplice.

Tutti gli stati, le comunità ed innanzitutto ogni persona in questo mondo con responsabilità su scala mondiale impegnata nella verità che l’autentica umanità tra nazioni e paesi può solo esistere nella giustizia, deve chiedere, nel suo nome, che gli Stati Uniti abbandonino incondizionatamente Guantánamo. Adesso!”

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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