La Jornada 21 giugno 2005
La coltivazione di droga, strategia contrainsurgente
MONTEMAYOR: IMMINENTE RISCHIO DI VIOLENZA

BLANCHE PETRICH

Lo scrittore Carlos Montemayor afferma che la "allerta rossa" dell'EZLN è un allarme sulla "imminente esplosione di violenza" in una zona del Chiapas dove, in cinque anni di governo foxista, si sono accumulate tensioni e rimangono intatte le strutture dei gruppi paramilitari che continuano a godere della protezione dei governi federale, statale e dello stesso Esercito Messicano.

Nell'intervista a La Jornada, sottolinea che questa allerta, la terza emessa dall'EZLN in 11 anni, "toglie il passamontagna alla politica dissimulata di aggressione dei paramilitari in Chiapas, dietro i quali si nascondono i governi statale, federale e l'Esercito. È un importante messaggio politico, non solo militare o tattico".

In nessun modo – sottolinea - si può leggere in questo testo l'intenzione di un'aggressione unilaterale dell'EZLN. "Al contrario - aggiunge - quello che annuncia sono piani preventivi che si svilupperanno come azioni difensive rispetto al grado di violenza che forze istituzionali eventualmente dispiegheranno".

Autore di importanti romanzi sulla insurgencia in Messico (Guerra nel paradiso, Le armi dell'alba, I rapporti segreti), Montemayor avverte anche della "evidente artificiosità" del bollettino della Segreteria della Difesa Nazionale che ieri stesso ha comunicato il ritrovamento di coltivazioni di marijuana in zone sotto il controllo zapatista ne Los Altos del Chiapas. "La semina di colture in territori che si decide di attaccare" – segnala - da anni fa parte dei manuali di contrainsurgencia delle forze armate.

Definisce il comunicato zapatista come "un messaggio politico multiplo" che parte dai "15 minuti" che il candidato Vicente Fox destinava alla soluzione del conflitto in Chiapas e che "diventano cinque anni di costruzione di una pentola a pressione pericolosa".

Avvertire del pericolo di una prossima esplosione di violenza, latente da anni per la presenza di paramilitari "incoraggiati, armati, addestrati e protetti dalle forze federali", non equivale all'annuncio di azioni belliche unilaterali dell'EZLN - insiste. Ammette che in questo testo si annunciano "azioni future" di questa forza dalle cui responsabilità solleva tutti i collaboratori civili, ma – analizza - "è una strategia difensiva in ragione di strategie offensive cui deve resistere".

Ritiene che la parte centrale della "allerta rossa" sta nell'avviso che non saranno smantellate le strutture dei Caracoles né le Giunte di Buon Governo, ma che lavoreranno in maniera clandestina e mobile.

"In altre parole: diventeranno più forti politicamente, si radicheranno maggiormente, saranno più indistruttibili a medio termine". Aggiunge che segnando questa rotta per il progetto che definisce del "cuore politico e giuridico delle proposte dello zapatismo", l'EZLN conferisce al suo documento "un altissimo valore politico".

Davanti al pericolo di una nuova tappa di instabilità in Chiapas, Montemayor propone che "la reazione sociale che richiede un tale avvertimento, sia non solamente di opposizione assoluta alla violenza militare e paramilitare, ma una rivalutazione dell'essenza pacifista, giuridica e sociale delle giunte".

- Il comando dell'EZLN prevede azioni governative e chiede il rispetto dei civili che restano nelle sue comunità. Ci sono indizi di attacchi da parte del governo?

- Ci sono troppe tensioni nella zona: sgomberi forzati, conflitti per l'acqua, per la terra, sequestri, che lasciano una scia di tensione crescente. La mancanza di informazione ci fa credere che ci sia stabilità. L'allerta rossa sta mostrando fatti che noi ci siamo rifiutati di vedere, seguire, verificare e considerare.

"Non è possibile credere che i paramilitari abbiano continuato ad accumulare armi e addestramento per niente. È parte di una strategia in movimento. L'apparente abbandono di distaccamenti militari lascia un territorio scoperto, 'libero' per l'azione dei paramilitari. Questo è già accaduto: Acteal".

- La dichiarazione dell'Esercito Zapatista arriva nello stesso momento in cui un bollettino della Difesa denuncia l'esistenza di colture di marijuana in zone zapatiste. È qualcosa di casuale o la costruzione di un'immagine di narcoguerriglia che potrebbe giustificare un'offensiva armata?

- In documenti discussi in seno all'Esercito tra ottobre e dicembre del 1994, che si trovano nella parte finale del mio romanzo "I rapporti segreti", si prospettano azioni di questo tipo come strategie contrainsurgenti. Non solo si può seminare un pugno di coca e marijuana in strada o in una casa. Si può arrivare anche a seminare realmente un territorio che si vuole attaccare.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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