La Jornada - Sabato 20 agosto 2005
La comunità autonoma Dolores Hidalgo sarà sede della terza riunione preparatoria
Aumenta la varietà dei gruppi sociali che si riuniscono con l'EZLN
Pescatori della costa di Colima, artigiani di Chichén Itzá, organizzazioni femministe e perfino un membro della Grande Loggia della Valle del Messico
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Dolores Hidalgo, Chis. 19 agosto - La terza riunione preparatoria dell'altra campagna dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) con i movimenti sociali, sta riunendo - molto all’interno del municipio ribelle autonomo San Manuel - uno spettro di organizzazioni ben più variopinto di questa stagione di piogge alla maniera zapatista che bagna e spruzza dappertutto. Questa notte sono arrivati circa 25 gruppi, dei più di 60 che si attendono, secondo le prenotazioni per Internet. Anche se vari di quelli che sono già arrivati qui non apparivano nella lista e quindi, se le distanze di fango e selva non li ostacolano, il numero di partecipanti potrebbe essere maggiore di quello calcolato.

La musica della marimba riceve quelli che continuano ad approdare "affinché non si sentano troppo soli", dice l'uomo che mi guida alla villa di quella che è stata una proprietà Dolores prima del 1994, e che dal 1995 è la comunità autonoma Dolores Hidalgo, dove vivono più di 80 famiglie tzeltales.

"La vergine di Dolores stava qui. Noi le aggiungiamo Hidalgo", dice l'uomo. Nella casa del padrone oggi c’è il 'posto di salute' della comunità; la maggioranza delle stanze sono vuote, ma questo fine settimana accoglieranno una parte dei visitatori che dormiranno sul suolo o in amaca, piuttosto ammucchiati.

Qui abbiamo l'ennesima prova di quanto rilevato dal linguista Carlos Lenkersdorff: i maya chiapanechi non abitano mai nella casa del padrone quando occupano le proprietà. Costruiscono le capanne dei loro villaggi attorno alla "casa grande", ma non pensano mai assolutamente di abitare lì. Come fecero i loro antenati dopo le ribellioni nelle città antiche, dove non occuparono mai i palazzi dei re abbattuti.

Sono arrivati pescatori della costa di Colima, artigiani di Chichén Itzá, il Fronte Sindacale Messicano, organizzazioni femministe e di lesbiche, gli antineoliberali ed altermondisti nazionali, La Neta Amorfa di San Luis Potosí, insegnanti del Michoacan del Coordinamento Nazionale dei Lavoratori dell'Educazione, comuneros della valle di Cuautla, l'Assemblea Nazionale dei Braccianti di vari stati, il Fronte Tonalteco, i gruppi d’opposizione di Huayacocotla e Jalapa (Veracruz) e di Tepoztlán (Morelos), il gruppo culturale Calmecac e perfino un membro della Grande Loggia della Valle del Messico. L’eccetera di oggi, verrà definito domani.

Resisto alla tentazione di usare similitudini con un "arcobaleno", che abbiamo visto per davvero durante il tragitto noi, inviati de La Jornada: era un arcobaleno grande e bello basso, quasi raso terra. Insomma i colori si annunciano variopinti, su questo non c'è nessun dubbio.

Con tutte queste presenze, l'EZLN discuterà domani - sabato - l'altra campagna e le strade che prenderà la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. In questa occasione il modesto auditorium, costruito dagli indigeni, è più grande di quelli in San Rafael ed in Javier Hernández (comunità del municipio Francisco Gómez, dove sono state effettuate le prime due riunioni preparatorie) e consiste in una tettoia di lamine e due grandi recinti coperti con tende.

Il primo annuncio della riunione, dei molti durante la strada, è seminato di fronte all'importante quartiere militare dell'Esercito federale in Toniná, dove si trova anche la comunità zapatista Nueva Jerusalén. Gli striscioni e le frecce si succedono durante il municipio San Manuel, fino alla deviazione per Nueva Estrella, in direzione opposta verso la gola di Las Tazas.

Al tramonto, un gruppo di cumbia dà sapore alla festa sul prato che occupa il centro della comunità. Si annuncia che la riunione incomincerà presto domani sabato, ma nessuno ha fretta di andare a dormire e, anche se i partecipanti continuano ad arrivare, ne mancano ancora.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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