La Jornada - Domenica 20 febbraio 2005
Richiedono la loro liberazione e che cessino le ostilità
Gli abitanti di Tila smentiscono che gli arrestati siano di Paz y Justicia

ELIO HENRIQUEZ - CORRISPONDENTE

San Cristobal de Las Casas, Chis., 19 febbraio - Abitanti del municipio di Tila hanno chiesto la liberazione immediata di almeno otto dei 49 arrestati dai poliziotti statali durante lo sgombero del municipio, martedì scorso, "perché non sono assassini né paramilitari come dice il governatore Pablo Salazar Mendiguchía, è gente che lotta per difendere i propri diritti". In particolare si sono riferiti a Enrique Gómez Martínez, di 60 anni che sarebbe "molto malato".

In una conferenza stampa gli abitanti delle comunità di Petalcingo, Nueva Esperanza e Cantioc hanno affermato che la situazione a Tila è ancora tesa, per cui molte famiglie "sono fuggite sui monti per il clima di terrore che si vive nei nostri villaggi".

La moglie di Gómez Martínez, il cui nome non è stato reso noto, ha presentato una lettera per il presidente Vicente Fox nella quale scrive: "stavo nel capoluogo municipale con mio marito, in casa di un compagno, quando all'improvviso sono entrati i poliziotti, hanno buttato giù a pedate la porta, hanno portato via mio marito, gli hanno puntato contro un'arma, l'hanno picchiato e trascinato via. Quando abbiamo visto quello che succedeva, noi donne siamo fuggite dalla casa, insieme a molte altre donne con i loro figli. Alcuni sono riusciti a nascondersi nella chiesa cattolica; ci sono stati spari e tutti gridavano; case distrutte o con le porte a terra, dato che la polizia è entrata nelle abitazioni per portar via gli uomini e non smtteva di colpire le loro famiglie".

Gli abitanti di Tila hanno denunciato che la polizia dello stato "ha collocato molti posti di blocco per le strade del municipio, e ci chiedono di mostrare i documenti, c'interrogano con prepotenza, controllano i nostri nomi su una lista di persone che stanno cercando e se il nome coincide arrestano la persona, senza tener conto che nelle nostre comunità i nomi sono moltospesso simili".

Si sono lamentati che Salazar Mendiguchía abbia "generalizzato nel senso che tutti gli arrestati sono di Paz y Justicia. Pensiamo che questo obbdedisca al fatto che il governatore ha urgenza di creare dei capri espiatori per contenere la forte pressione che si è venuta a creare dopo la recente pubblicazione delle informazioni sul citato gruppo paramilitare".

Hanno ricordato che durante le operazioni di polizia nella mattinata del martedì nel pomeriggio dello stesso giorno, loro hanno identificato vari uomini appartenenti all'Unione delle Comunità Indigene, Agropecuarie e Forestali (UCIAF) "vestiti con uniformi della polizia e col viso coperto da passamontagna, che aggredivano la popolazione che non è a favore del sindaco priísta Juan José Díaz Solórzano".

Hanno assicurato che Paz y Justicia è capeggiata da Samuel Sánchez, Raymundo Hernández Trujillo, Marcos Albino Torres, Martín Ramírez Ruiz e da altri "riconosciuti paramilitari" che hanno fondato il gruppo Paz y Justicia, ma per la "rottura" di questo nel 1999 hanno dato vita alla UCIAF ed hanno appoggiato il candidato del PRI, Díaz Solórzano. "Erano loro a segnalare alla polizia quelli che dovevano essere arrestati".

I rappresentanti delle comunità di Petalcingo, Nueva Esperanza e Cantioc che hanno partecipato alla conferenza stampa hanno insistito che gli arrestati devono essere liberati perché "sono innocenti".

Appartengono, secondo loro, ad un gruppo di cittadini che non ha nulla a che vedere con i partiti, anche se hanno participato al movimento postelettorale. "Noi non abbiamo mai appartenuto a Paz y Justicia e smentiamo le dichiarazioni del governatore che tutte le persone che hanno partecipato alla mobilitazione appartengano a quel gruppo". Alla fine hanno accusato la dirigenza municipale e statale dei partiti della Rivoluzione Democratica (PRD) e del Lavoro (PT) di aver "negoziato con il governo statale alle spalle del nostro movimento, riconoscendo il falso trionfo del candidato del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), il che ha fornito il pretesto alla forza pubblica per reprimere i partecipanti al nostro legittimo movimento".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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