La Jornada - Domenica 18 settembre 2005
Marcos critica l'oratoria dei pre-candidati
Respinge l'EZLN una "riunione segreta" con Luis H. Alvarez
"L'iniziativa zapatista scuote questo paese dal basso" - dice il sub nell'inaugurazione della plenaria

ELIO HENRIQUEZ – CORRISPONDENTE

La Garrucha, Chis, 17 settembre - L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, EZLN, ha respinto la possibilità di tenere una riunione "segreta" col coordinatore per la pace in Chiapas, Luis H. Alvarez, che ne ha fatto richiesta tramite una lettera consegnata al subcomandante Marcos la notte di venerdì nel caracol ubicato in questa comunità, dove è in corso la riunione plenaria per l'altra campagna.

Nella sessione inaugurale dell'incontro, il subcomandante ha affermato che l'iniziativa zapatista "scuote questo paese dal basso" e che l'altra campagna deve ricordare "i nostri prigionieri ed i nostri desaparecidos, ma anche i nostri morti".

Quando facciamo questo, ha detto con enfasi, "non guardiamo verso il futuro, oppure sì, ma facciamolo al contrario: guardando verso il nostro passato, verso i nostri morti", perché "se guardiamo solo davanti ci sono gli alibi, il realismo; bisogna essere maturi, prudenti, bisogna pensare a quello che può succedere, non facciamo questo, non facciamo l’altro, attenzione".

Questa mattina all’inizio dei lavori della riunione plenaria, alla quale sono presenti circa mille 500 persone, Marcos ha spiegato che una persona non identificata gli ha consegnato la lettera in una busta chiusa e con la firma del delegato. Nelle anteriori sei riunioni preparatorie ed in questa, distinte persone gli si sono, quando è stato possibile, e gli hanno consegnato buste e documenti, di cui lui non conosceva né il contenuto né il mittente.

Questo è pure quello che gli è successo ieri sera, perché se avesse saputo che si trattava di una lettera del coordinatore per il dialogo, forse non l'avrebbe accettata. Questa mattina, rendendolo noto, il Sup ha detto: "Non sappiamo se realmente è o non è sua, ma sta proponendo una riunione segreta per mettersi d’accordo su qualcosa e la risposta è no. L’ha già detto, ieri sera, il comandante Tacho".

Ha spiegato che lo diceva pubblicamente perché fin dall'inizio si era stabilito che "non ci dovevano essere segreti" né accordi che non sapessero coloro che avevano aderito alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. Con questo ha dato per concluso il punto.

La notte dell'inaugurazione, il dirigente ribelle ha informato che fino all’11 settembre (due mesi dopo il lancio), la Sesta Dichiarazione è stata sottoscritta da 55 organizzazioni politiche di sinistra, 103 indigeni e popoli indios del Messico, 162 sociali, 453 non governative, 453 collettivi e gruppi e mille 624 persone a livello individuale, familiare, di quartiere, di comunità.

Poi Marcos, a nome delle donne, degli uomini, dei bambini e degli anziano dell'EZLN, ha consegnato formalmente ed in maniera "condivisa" la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona e l'altra campagna alle organizzazioni politiche, indigene, sociali, non governative, gruppi e collettivi, famiglie ed individui che aderiscono all'iniziativa zapatista.

"La Sesta e l'altra campagna ormai non sono solo più dell'EZLN ma di coloro che le fanno loro", ha aggiunto.

Il leader insurgente, che come la sua scorta è arrivato disarmato, perché i caracol zapatisti sono uno spazio civile ed è proibito portare armi, ha iniziato il suo messaggio prendendosi gioco dei "modelli di oratoria" dei pre-candidati presidenziali dei partiti della Rivoluzione Democratica (PRD), Rivoluzionario Istituzionale (PRI) ed Azione Nazionale (PAN).

Primo l’ha fatto riferito ad Andrés Manuel López Obrador, alludendo alle sue conferenze "manierose" ed alle pause prolungate, dovute al fatto che "non è che sia deficiente mentale, ma sta approfittando di più tempo in televisione.

È anche un metodo per affrontare la polemica: - signor subcomandante Marcos, che cosa deve dire ad Andrés Manuel López Obrador ed al PRD? - Quello che dice il mio ditino (e Marcos ha fatto il noto segno col dito)".

Partendo dalle sue pubblicità, ha collocato Roberto Madrazo nella "modalità genealogica: - mio papà mi ha insegnato che quelli che amano il Messico lo vendono tutto completo, non in parte".

Ed alludendo a Santiago Creel, ha parlato di "modalità autocritica: - perché sono mediocre, per questo voglio essere presidente".

I commenti di Marcos hanno provocato risate tra i presenti ed hanno cancellato per un momento la tristezza che fluttuava nell'ambiente dopo il commovente discorso del tenente colonello Moisés che l’aveva preceduto.

È che avvisava sul pericolo che correranno Marcos e gli altri dirigenti zapatisti che usciranno per percorrere il paese a partire dal prossimo primo gennaio, Moi – che ha parlato "a nome dei miei compagni e compagne della parte politico-militare" dell'EZLN – ha evocato "l’indimenticabile compagno" subcomandante Pedro, morto il primo gennaio 1994 nel capoluogo municipale di Las Margaritas.

"Ci sono compagni e compagne insurgenti che hanno già lasciato per sempre le loro famiglie perché sono caduti compiendo il loro dovere. Noi che continuiamo ad essere vivi qui stiamo cercando di colpire il mal governo, gli sfruttatori, e non smetteremo di colpire quei mal governi sfruttatori. Noi gli insurgenti ed insurgentas siamo qui per coscienza, la gran paga che riceveremo un giorno sarà quella di vedere che questo paese che si chiama Messico sia libero, per questo siamo un esercito politico-militare che impugna le armi per proteggere e difendere i compagni e le compagne dei nostri popoli in lotta".

"Non siamo un esercito militarista, usiamo le armi per difenderci, per conquistare la libertà, la giustizia e la democrazia" ha sottolineato Moisés ed "abbiamo dovuto dar vita ad un esercito del popolo affinché la democrazia diventasse reale e diventi realmente del popolo. Siamo molto altro; è un altro tipo di esercito, di pazzi, ma per il bene, salutare, per il popolo e disposti a morire".

Ha detto che ci sarà Marcos a capo dell'altra campagna. "Sarà il primo ad uscire e dietro di lui andiamo anche noi, alternandoci per fare il lavoro, perché così è stato programmato e deciso". "È già pronto" il secondo al comando del subcomandante, anche se non ne ha fatto il nome. "Lo conserviamo e proteggiamo noi insurgenti ed insurgentas".

Ha spiegato che partecipando all'altra campagna, per i popoli poveri l'EZLN sta "dando tutto: i nostri massimi capi".

Dopo che il Moi ha reso noto che sarà Marcos a capo dell’iniziativa zapatista, il sup ha preso la parola illustrando le tappe proposte dalla commissione sesta. La prima uscita sarebbe per il primo gennaio 2006 in San Cristóbal de Las Casas, la settimana dal 2 all’8 gennaio in Chiapas. Dal 9 al 15 gennaio: Yucatan e Quintana Roo. Dal 16 al 22 gennaio: Campeche e Tabasco. Dal 23 al 29 gennaio: Veracruz.

Dal 30 gennaio al 5 febbraio: Oaxaca. Dal 6 al 12 febbraio: Puebla. Dal 13 al 19 febbraio: Tlaxcala. Dal 20 al 26 febbraio: Hidalgo. Dal 27 febbraio al 5 marzo: Querétaro. Dal 6 al 12 marzo: Guanajuato ed Aguascalientes. Dal 13 al 19 marzo: Jalisco. Dal 20 al 26 di marzo: Nayarit e Colima. Dal 27 marzo al 2 aprile: Michoacán. Dal 3 al 9 aprile: Guerrero. Dal 10 al 16 aprile: Morelos. Dal 17 al 23 aprile: stato del Messico e Distretto Federale. Dal 24 al 30 aprile: Distretto Federale e stato del Messico. Dal primo al 7 maggio: San Luis Potosí. Dal 8 al 14 maggio: Zacatecas. Dal 15 al 21 maggio: Nuevo León e Tamaulipas. Dal 22 al 28 maggio: Coahuila e Durango. Dal 29 maggio al 4 giugno: Chihuahua e prima riunione coi compagni chicani dell'altro lato. Dal 5 all’11 giugno: Sinaloa e Sonora. Dal 12 al 18 giugno: Baja California Nord, Baja California Sud e la seconda riunione coi messicani dell'altro lato.

"Raccontano gli storici, se li crediamo, che i luoghi del Messico dove per primo arrivò il pensiero di critica anticapitalista e l'impegno per costruire una nuova società con nuove relazioni sociali sono stati la costa di Chiapas e la penisola dello Yucatan, i lavoratori del caffè e dell’henné", ha detto Marcos spiegando così perché l'altra campagna comincerebbe in Chiapas e continuerebbe nella penisola.

Secondo la proposta, il 24 giugno ci dovrebbe essere una plenaria-relazione nel Distretto Federale e nello stato del Messico, ed il 25 - una settimana prima delle elezioni presidenziali - Marcos ritornerebbe in Chiapas.

"Quello che facciamo, insieme, è scuotere questo paese dal basso, alzarlo, metterlo dritto" affinché "si mostrino tutte le spoliazioni, tutti i disprezzi, tutti gli sfruttamenti", ha sottolineato il subcomandante. "Lo scuoteremo, e forse scopriremo che non stava bene, che non doveva stare come stava, così dobbiamo stirarlo di nuovo, ma più in alto e senza più in basso quelli che segnano le sue montagne, le sue valli, i suoi fiumi e le sue lagune, e lo mettiamo dritto di nuovo, e nuovo, tra il Pacifico e l'Atlantico e tra il rio Bravo ed il Suchiate, ed allora sì può cominciare a camminare".

Ha insistito su ciò che sta dicendo da un mese e mezzo: "Quello che dobbiamo costruire non deve decidersi nelle tribune, dai carismi o a partire da virtù o difetti dell'oratoria, si deve scoprire in basso, decidere in basso, lavorare in basso. La tribuna deve solo servire per concentrare una parola e molti ascolti. Il suo posto deve essere secondario, perché è già di per se stessa una selezione ed un'esclusione. Diffidiamo degli oratori".

E come Moisés, ha avvisato sui pericoli che affronterà quando uscirà a percorrere il paese: "Dobbiamo prepararci per una mobilitazione, ma bisogna che ci prepariamo pure per la repressione (…) vi raccomandiamo che le organizzazioni politiche, sociali, non governative, tutti, prevedano con chiarezza il loro ricambio, in modo che una qualunque azione repressiva non decapiti l'altra campagna e possa proseguire".

Nella prima giornata, oggi, Marcos ha proposto a coloro che hanno aderito alla Sesta Dichiarazione che dal 29 ottobre al 2 novembre prossimi si realizzino in tutto il paese eventi culturali e politici per "ricordare i nostri morti, i nostri prigionieri politici ed i desaparecidos". I lavori continuano domenica.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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