La Jornada - Domenica 18 settembre 2005
Assicura che Luis H. Alvarez continua l'offensiva con i "leader corrotti" del tricolore
Tacho: il governo, alleato col PRI, prosegue la sua strategia controinsurgente
Dal 1968 il Rivoluzionario Istituzionale è in colpa ed il PRD ci ha ingannato

HERMANN BELLINGHAUSEN – INVIATO

La Garrucha, Chis, 17 settembre - Dopo la presentazione dei membri più significativi del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell'EZLN e del tenente colonnello Moisés (che uno storiografo presente ha definito proprio "storica"). la prima assemblea dell'altra campagna è trascorsa oggi con le brevi presentazioni di un buon numero di partecipanti. Ci sono anche, come nelle riunioni preparatorie, i comandanti e le comandanti della Commissione Sesta nella selva tzeltal ed il subcomandante insurgente Marcos.

Delle duemila persone riunite questo fine settimana nel caracol Resistenza verso una nuova alba, circa 1.200 vengono da altri stati della Repubblica ed il resto dalle comunità zapatiste della regione. Per questo incontro definitivo dell'altra campagna si sono registrate 84 organizzazioni sociali e 34 politiche, oltre a 93 collettivi ed ong, 160 partecipanti individuali e 280 osservatori nazionali ed internazionali.

Conducono la sessione le comandanti Hortencia e Miriam, e coordina il tenente colonnello Moisés. In determinati momenti, il subcomandante Marcos interviene per "centrare" gli interventi che si succedono senza ordine, o per raccogliere a voce alta le proposte presentate. Occupano la metà del presenze dietro il microfono i membri del CCRI provenienti dalle altre regioni e l'altra metà i comandanti e le comandanti tzeltal che hanno presieduto tutte le riunioni verso l'altra campagna.

Gli zapatisti si assumono i rischi

Il comandante Zebedeo ha chiamato ieri sera gli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona a "non cadere nello scontro, nel divisionismo, nella concorrenza e nella corruzione. Non dobbiamo fare ciò che il nemico vuole che facciamo". Ha ribadito che gli zapatisti hanno deciso di "assumersi i rischi" di uscire nel territorio nazionale, anche se potrebbe essere la vita "il prezzo che si deve pagare per farla finita con lo sfruttamento".

Circa 50 insurgenti e miliziani, spettacolarmente disarmati, proteggono tutto il giorno il comando e l'auditorium dove si celebra l'assemblea della Sesta. Impugnano grossi pali come unica arma, che assomigliano al bastone indigeno tradizionale di topil . Non hanno portato le loro armi per non molestare la vita civile e pacifica del caracol, dove l'autorità compete alla giunta di buon governo. Ma continuano ad essere un esercito.

Il discorso del comandante Tacho è stato il più politico della sessione inaugurale. I governi "hanno commesso molti delitti", ha detto, specialmente il PRI che, dalla repressione di 1968 fino all'avviamento del TLC e l'Alca, "continua a compiere delitti". Il tricolore, "per il colmo, ha i colori della nostra bandiera e si dice 'rivoluzionario'. Un rivoluzionario non saccheggia né vende la patria".

Ha aggiunto che il "suo piano prosegue col PAN" che governa "contro il popolo e continua a vendere ciò che rimane del resto della sovranità nazionale". Inoltre, il problema indigeno, portato a livello nazionale con l'insurrezione zapatista, "prosegue senza soluzione". L'attuale "governo del cambiamento fa lo stesso che hanno fatto gli anteriori". Ha ricordato il "tradimento di Zedillo nel 1995" e l'ha associato con "le Oportunidades ed i negozietti" del foxismo. "Niente, insomma" ha ricapitolato.

Il delegato governativo Luis H. Alvarez - ha confermato Tacho - "fa la campagna di controinsurgenza accompagnato dai leader corrotti del PRI, con ciò che hanno lasciato ancora Marta Sahagún e Vicente Fox".

Ed ha parlato anche del PRD: "Ci ha ingannato facendoci credere d’essere un partito di sinistra e che appoggiava il popolo. Non ce ne siamo resi conto. Ci siamo sbagliati. Non era vero. Si è messo d’accordo col PAN e col PRI per votare contro la legge Cocopa al Congresso. Inoltre, ha fatto del Chiapas un'impresa di affari".

Sul precandidato perredista alla Presidenza, Andrés Manuel López Obrador, ha ribadito che molti dei suoi collaboratori "sono salinisti, esperti nella manipolazione e nella corruzione dei movimenti". È stato tagliente: "Non ci aspettiamo niente di niente… il popolo sa già che non cambiano per nulla. Stanno dimostrandoci che ciò che interessa loro è il denaro. Il PRD non è un partito di sinistra. Ha tradito la speranza di milioni di indigeni. Lo ricordiamo", ha concluso.

David: non hanno spento le resistenze

Nonostante il taglio dell’elettricità che da ieri colpisce La Garrucha, l'atto è stato trasmesso ininterrottamente per Internet ed il suo segnale è stato diffuso dalle radio libere e comunitarie del DF, dello stato del Messico, del centro della città di Oaxaca, ecc., per cui si sono potute ascoltare la sessione e la festa. Allo stesso modo, molta gente segue dal vivo i lavori dall’Europa e dagli Stati Uniti.

"Ci hanno negato la nostra esistenza e quelle della nostra scienza e delle nostre culture millenarie, ma non sono riusciti a spegnare le resistenze" – ha detto il comandante David. È così, "anche se dalla Conquista la nostra patria si è concimata col sangue dei popoli indigeni" mai riconosciuti dalle leggi nazionali, proprio noi che nella Rivoluzione messicana "abbiamo dato la vita per terra e libertà, non abbiamo avuto giustizia. Come contadini e come indigeni continuiamo ad essere fregati allo stesso modo o peggio".

Il comandante tzotzil ha dichiarato: "Non dobbiamo più permettere che questa triste storia si continui a ripetere" e ha incluso "tutti noi indigeni che viviamo nel mondo intero. Facciamo parte della storia e delle nazioni. La patria è nostra e la storia è nostra".

La determinazione del comando indigeno è stata ribadita dalla comandante Esther: "la donna che ha stupito il mondo" parlando nel 2001 davanti al Congresso, così l’ha presentata ieri sera il subcomandante Marcos.

"Non c'importa se c'è persecuzione, incarceramento, sequestro, perfino la morte" - ha detto Esther – vestita col suo emblematico huipil di Huixtán bianco ricamato con fiori. "Non ci arrenderamo per nessuna elemosina e molto meno per avere un posto al governo. Uniamo le nostre forze per raggiungere democrazia, libertà e giustizia per tutti".

Le parole del tenente colonnello Moisés sul dovere del rivoluzionario ed il suo commosso e potente ricordo del subcomandante insurgente Pedro che era il suo comandante fino al primo gennaio del 1994, hanno dato la giusta dimensione al sogno di liberazione che gli indigeni zapatisti continuano ad inseguire. "Oggi ci tocca" - ha detto il Moi.

Il subcomandante Pedro "che era molto allegro", riuniva gli insurgenti e diceva loro: "Usciremo un giorno o l’altro. Dobbiamo organizzarci con gli operai". Per il tenente colonnello, l'altra campagna risponde a quel sogno, incompiuto ma vivo, del subcomandante caduto in Las Margaritas, secondo allora al comando delle truppe ribelli.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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