La Jornada 18 maggio 2005
Nel municipio chiapaneco una militarizzazione come in nessun altro luogo della Repubblica
QUASI TOTALE, LA CONTROINSURGENCIA INTEGRALE STABILITA COME SPESA SOCIALE A CHENALHÓ
Gli zapatisti, nonostante usurpazioni di case, milpas e piantagioni di caffè, non si sono piegati
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Pedro, Chenalhó, Chis. 17 maggio - La contrainsurgencia integrale implementata dai diversi governi succedutisi nelle terre di Chenalhó continua ad essere opprimente, quasi assoluta. È sempre qui, dietro le nebbie del trionfalismo foxista e l'oblio dell'opinione pubblica.

Il giardino d'infanzia Jaime Nunó della comunità Las Limas, gode del privilegio di essere circondato da un accampamento dell'Esercito federale, in modo che i piccoli vanno a scuola tra i soldati. Per molti aspetti, la questione dell'educazione è diventata un caso in Chiapas. Al punto che ora i lavoratori dell'educazione del governo si stanno scontrando proprio con il governo ed occupano buona parte dei notiziari e della propaganda denigratoria ufficiale. Nel frattempo, le scuole dello stato sono chiuse. Molte di queste sono deteriorate a causa del cambiamento di destinazione di risorse.

Ma, si risana in altri settori, come le strade ed il turismo. Per esempio, attualmente, nella periferia del capoluogo municipale di San Pedro Chenalhó, il governo dello stato sta costruendo, con celerità ed un gran numero di muratori, un "porto turistico", con un investimento (annunciato su un cartellone) di 3 milioni di pesos. Sono stati aperti mercati di artigianato a Huitiupan, Chalchihuitán ed altri reconditi municipi indigeni, sebbene solo in due casi, Amatenango e Nachig (Zinacantán) siano attraversati (nenche visitati) da turisti che transitano sulla carrozzabile Panamericana.

Ma, Chenalhó?

A più di trenta chilometri nella montagna, a nord di San Cristóbal de las Casas, in un mondo contadino di esistenze lacerate, nelle terre di pedro (San Pedro è il patrono cattolico) si vive tra annunciate opere pubbliche, povertà estrema, sfollamento sostenuto, militarizzazione come in nessun altro posto della Repubblica, onnipresenza di coyotes che dissanguano i coltivatori di caffè ora che il prezzo internazionale del chicco è aumentato, divisione provocata dai programmi governativi, paramilitarizzazione impune e mal dissimulata. Col dire che la versione ufficiale del massacro di Acteal continua ad essere "il conflitto per un banco di sabbia". E nemmeno è finito.

Le installazioni di polizia, realizzate dalla pubblica sicurezza e dalla procura statale in alcuni punti delle strade degli Altos, incidono in maniera per nulla angelica nella quotidianità delle comunità, oltre a mostrare una certa tendenza degli agenti a sentirsi come in un film d'azione. Hanno perfino dipinto la sigla SWAT sulle loro postazioni di vigilanza piuttosto rustiche.

Non esiste una registrazione, ma è evidente il gran numero di gravidanze e bimbi in fasce dovuti alla contiguità forzata di questa doppia occupazione militare e poliziesca che si vanta del suo "lavoro sociale".

Storicamente, Chenalhó ha dato al sistema un certo numero di maestri delle primarie ed attraverso questa strada ha creato cacicazgos di vasta portata. Ha prodotto anche alcuni scrittori, funzionari e deputati indigeni, sempre legati al PRI ed ai successivi governi statali. Inoltre, nei decenni recenti, Chenalhó è divenuta laboratorio di chiese e religioni cristiane. Non bisogna dimenticare che qui, nel 1940, ha avuto il suo debutto il celebre Istituto Linguistico d'Estate.

Negli interstizi del controllo governativo, agli inizi degli anni '90 si sviluppò lo zapatismo civile e si consolidò dopo il 1994. Per questo, il governo federale nel 1995 scelse questa regione come uno dei suoi "laboratori" di contrainsurgencia, mettendo in moto una "guerra di bassa intensità" che ha ormai compiuto 10 anni di esistenza ufficiosa.

A partire dal 1996, il "laboratorio" di contrainsurgencia si diffuse come benzina a Chimix, Yaxjemel, Puebla, Los Chorros, La Esperanza. Le armi proliferavano sotto il naso della polizia e l'Esercito federale. Molto presto (e con l'aggiunta di sesso, droga e rock'n roll) le bande armate diventarono deliranti e debordarono dai pendii di Acteal verso il massacro indiscriminato di civili nel dicembre del 1997.

Benché si trovasse già nella zona, a partire da questo avvenimento l'Esercito federale espanse la sua presenza a Chenalhó, circondò la sovrappopolata comunità di Polhó dall'alto della strada inaugurata da Ernesto Zedillo mesi addietro, ed installò quartieri ed accampamenti nei villaggi della montagna. I pattugliamenti terrestri sono, oggi come allora, quotidiani e continui. Migliaia di profughi tzotziles continuano ad essere letteralmente nel mirino dell'Esercito federale che punta sulle case e tende di Polhó, sulla presidenza municipale autonoma, la scuola, la clinica, le teste di uomini, donne, bambini
ed anziani che si muovono là sotto.

Perché Chenalhó, come la maggior parte del territorio indigeno del Chiapas (benché non esattamente nei "porti turistici") è una terra di comunità autonome in resistenza. Di fatto, tutto quanto detto sopra (e gli elevati costi finanziari e sociali per implementarlo come "spesa sociale") è a causa degli zapatisti, che né con tutto lo sforzo istituzionale né usurpando le loro case, milpas e piantagioni di caffè, sono riusciti a piegare.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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