La Foja Coleta - n. 1487
Venerdì 18 febbraio 2005
DOPO "L'OPERAZIONE DI POLIZIA" TILA È UNA CITTÀ FANTASMA
- Elio Henriquez -

Due giorni dopo lo sgombero violento del municipio, Tila è una città fantasma, dove abbondano i poliziotti statali, che secondo il parroco cattolico Heriberto Cruz Vera, "hanno iniziato una caccia alle streghe".

A Tila la situazione in questo momento è "di tensione, insicurezza, persecuzione, di voci secondo cui arrivano gli zapatisti o che i priisti si stanno organizzando per difendersi; di divisione e soprattutto di fuga", ha aggiunto il sacerdote, spiegando che almeno cento famiglie se ne sono andate fra ieri ed oggi per timore che si ripetano le violenze.

Alcuni componenti del municipio, presieduto dal sindaco prisita Juan Josè Diaz Solórzano, che ha vinto le elezioni loscorso 3 ottobre per 57 voti, secondo il decreto del Tribunale Federale Elettorale, sono arrivati oggi al municipio ma nessuno ha lavorato e i vari impiegati sono rimasti davanti all'edificio senza sapere che fare.

Solo un assessore, Carmelino Garcias era occupato ad aprire alcune porte che dalla fine di dicembre erano rimaste chiuse. "Il governo ha messo in atto questa operazione perchè il dialogo non c'era più", ha detto rispondendo alle domande.

"Non ci sono stati molti incidenti e tutto è stato fatto secondo la legge ed ora le cose sono abbastanza tranquille; speriamo che in pochi giorni si normalizzi la situazione nel capoluogo", ha aggiunto, spiegando che le autorità avevano sollecitato l'intervento della polizia statale per la loro sicurezza.

Secondo Domingo Cornelio Trujillo, ex candidato a sindaco per l'alleanza formata dal PRD e dal PT, il conflitto si potrebbe risolvere solo con le dimissioni di Diaz Solórzano, che è originario di Ocosingo e la sua condizione di straniero gli ha causato molte critiche.

"La gente non esce di casa, non si sentono i rumori dei bambini per la strada, si sentono parlare solo gli agenti della pubblica sicurezza", ha insistito Cruz Vera, che ha ricevuto tutto il giorno varie telefonate da parte di noti funzionari del governo statale che gli chiedevano di dire alla popolazione che si può uscire di casa, che "tutto è tranquillo".

Ma, basta camminare per le strade per rendersi conto che quasi tutti i negozi, le scuole, gli uffici pubblici, il mercato... tutto è chiuso. Nella piazza di fronte al municipio e alle strade d'ingresso al capoluogo, decine di poliziotti sono appostati per dare sicurezza a coloro che si rifiutano di uscire dalle loro case per paura di essere arrestati o aggrediti.

Il sacerdote ha ribadito che circa un centinaio di famiglie sono fuggite dal paese per paura che si ripetano i fatti violenti e "per l'atteggiamento assunto dalla polizia che ha perseguito qualsiasi persona che fosse segnalata come simpatizzante del movimento, che si è affacciata o che ha offerto un poco di pozol o caffé per carità cristiana. È una città fantasma".

Ha ricordato che martedì, quando ci sono state le due operazioni di polizia per sgomberare gli oppositori del sindaco Diaz Solórzano, che dal 28 dicembre avevano occupato il municipio, un ufficiale della polizia ha chiesto agli abitanti che non stavano appoggiando il movimento di restarsene in casa perchè stavano arrestando tutti quelli contrari al governo. "Ora nessuno vuole uscire di casa".

Molti in questa città si domandano: "perchè la polizia si è ritirata dal capoluogo dopo la prima operazione di sgombero della mattinata di martedì, attuata senza incontrare resistenza?".

Il parroco ha due ipotesi: "La polizia si è ritirata perchè forse è solo venuta per misurare le forze e nulla più, oppure era proprio un piano per provocare, perchè ritirarsi quando si è presa una piazza senza trovare la resistenza che ci si aspettava, non si spiega. Al ritiro della polizia, che aveva già sotto controllo la situazione, la gente ha reagito, ha suonato le campane, si è raggruppata ed ha reagito in modo violento perchè era stata attaccata".

Ha spiegato che poi è avvenuto il rogo delle tre case e di un veicolo di un simpatizzante del sindaco, così come il fermo di cinque persone che sono state minacciate di linciaggio. E proprio quando si era arrivati ad un accordo per la loro liberazione - di fatto le due donne erano già libere - "la polizia è entrata nuovamente in azione ed è scoppiata la caccia alle streghe".

Il sacerdote ha sottolineato: "non capiamo questa persecuzione in un'epoca nella quale si parla tanto di diritti umani ... lamentiamo che con questo nuovo governo ci siano queste irruzioni della polizia, questi metodi che credevamo fossero cose del passato".

Ha aggiunto che fino ad ora i famigliari non sanno dove siano i circa 50 arrestati, che "non hanno comunicato con nessuno". La gente "vuole sapere se sono vivi, perchè non è sicura neanche di questo".

Per finire ha aggiunto che "ci vorrà del tempo per ricostruire la convivenza quotidiana nel capoluogo di Tila, visto che la gente è stata molto colpita... La violeza è scoppiata perchè non si è prestata attenzione al problema fin dall'inizio".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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