La Jornada - Sabato 17 settembre 2005
Riappare al completo il comando insurgente
È cominciata la plenaria per il decollo del piano zapatista
Rimprovera Tacho al governo del "cambiamento" di proseguire le politiche e la corruzione priíste

HERMAN BELLINGHAUSEN – INVIATO

La Garrucha, Chis. 16 settembre - Questa notte è riapparso in pubblico il comando generale dell'EZLN al completo, dalle comandanti Ramona, Susana ed Esther fino ai comandanti Zebedeo, David e Tacho, oltre ad una sorprendente presentazione del tenente colonnello Moisés, noto fino ad ora come maggiore insurgente. Uno alla volta sono stati presentati dal subcomandante Marcos e tutti hanno parlato nell'auditorium del caracol, pieno fino a scoppiare.

"La furia e la ribellione dei popoli indigeni del Messico è stata alimentata dai loro stessi conquistatori e sfruttatori", ha detto il comandante David. "I nostri popoli non si dimenticano del dolore né delle loro lotte", ha aggiunto colui che è stato alla testa della delegazione zapatista durante i dialoghi di San Andrés nel 1995-96. Riferendosi alla festa della patria che si commemora oggi, David ha ricordato "i nostri fratelli indigeni caduti nell'Indipendenza". Nonostante il loro sacrificio, però non "c’è stata né libertà né indipendenza per loro".

Il comandante Tacho ha detto: "Alla classe politica ed ai governi abbiamo parlato con la verità di quello che sono e di come sono". Ha riconosciuto che ai politici non piace quello che gli zapatisti hanno detto "e che tenteranno di farcela pagare". Dopo aver enumerate le repressioni e la corruzione del PRI e la deliberata distruzione delle leggi agrarie da parte del governo salinista per consegnare la sovranità nazionale al capitale straniero, Tacho ha rimproverato al governo panista "del cambiamento" d’aver proseguito le politiche, la repressione e la corruzione priísta ed ha ricordato il tradimento del PRD e dell'ingegnere Cuauhtémoc Cárdenas con la votazione dei suoi parlamentari contro la legge Cocopa e gli accordi di San Andrés nel 2001. "Da questi politici non possiamo aspettarci niente", perché hanno generato solo "molta sfiducia".

Il comandante Zebedeo ha detto: "In tutti questi anni, noi zapatisti non ci siamo venduti né ci siamo arresi, né lo faremo". Ha aggunto che le lotte del paese messicano si sono riflesse "nello specchio dei più ricchi" che ogni giorno "sono di meno e più ricchi". Ha assicurato che i contadini e gli indigeni sono capaci "di generare la ricchezza per sostenere il paese". Dal governo "non possiamo aspettarci nulla di buono" e che la strada di aspettare che le soluzioni arrivino dal governo ha dimostrato d’essere inutile. "È arrivata l'ora di unire le nostre lotte ed i nostri cuori e di vivere il cambiamento della vita reale".

In una breve allocuzione, la comandante Ramona, la prima che uscì dalle comunità a percorrere il paese, oltre a dimostrare che è viva, visto che alcuni alle riunioni preparatorie la davano già per morta, ha invitato gli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona "a metterci molta buona voglia" nell'altra campagna.

Dando continuità alla lotta pioniera di Ramona e Susana, che furono quelle che promossero la legge rivoluzionaria delle donne da prima dell’insurrezione del 1994, la comandante Esther ha parlato della condizione storica delle donne indigene ed ha assicurato che sono in grado di prendere le decisioni e di governare "come gli uomini". Ha spiegato che con l'altra campagna "non si tenta di fare solo qualcosa in questo momento. Ci vogliono degli anni per riuscire ad arrivare a ciò che vogliamo". La comandante Grabiela, in termini simili, ha salutato le donne e gli uomini che sono venuti da molto lontano, "da altri mondi", convocati dalla Sesta.

Con questa apparizione dei suoi più noti comandanti e comandantas, l'EZLN lancia l'altra campagna con tutto quello che ha, sia i suoi quadri civili che militari. Questo è l'atto più importante dello zapatismo dalla Marcia del Colore della Terra, quattro anni e mezzo fa. Da domani, il programma della campagna alternativa "scenderà" ai gruppi qui riuniti che saranno gli incaricati a portarla avanti in tutto il paese.

Così, questa notte è iniziata qui l'assemblea nazionale della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, o "prima plenaria", per il decollo dell'altra campagna dell'EZLN. L’ampio auditorium di legno dove il comando zapatista ha dato il benvenuto ai partecipanti traboccava: centinaia di persone si sono dovute sistemare nelle tende fuori.

Stanno arrivando da ieri, alcuni da prima ancora. Era molto che il caracol della Resistenza verso una nuova alba non riceveva la "società civile" in un numero così grande, anche se ora arriva in qualità di "società civile politica". Di qui si spera che esca un programma di attività dei ribelli e delle centinaia di organizzazioni che hanno sottoscritto la Sesta e si dispongono ad intraprendere l'altra campagna.

Dovranno soprattutto esprimere la progettualità comune del vasto universo di piccoli mondi che hanno deciso di star dentro alla mobilitazione nazionale degli "altri", di quelli che ascolteranno, parleranno ed agiranno nei mesi per venire al calore della convocazione dell'EZLN.

La notte di venerdì, la giunta di buon governo, JBG, Cammino verso il futuro ha fatto il tradizionale Grido di Indipendenza, ma autonomo e ribelle, davanti a centinaia di indigeni dei municipi Francisco Gómez, San Manuel, Ricardo Flores Magón e Francisco Villa.

Dal pomeriggio, i tecnici di Indymedia avevano già tutto pronto per trasmettere dal vivo, via Internet, l'inaugurazione della plenaria, nonostante che l’erogazione di energia elettrica nella vallata fosse stata, molto opportunamente, interrotta dalla Commissione Federale di Elettricità dalle prime ore del pomeriggio.

Su autobus affittati, camion e camioncini, ed auto private, la gente ha inondato la strada che arriva da Ocosingo durante tutta la giornata e mentre calava la notte continuavano ad arrivare grandi gruppi di lavoratori, indigeni, giovani, casalinghe, attivisti della terza età. Una somma di tutto quello che è successo nella selva tzeltal durante le recenti settimane, nelle sei riunioni preparatorie. La maggioranza dei presenti è già venuta ad almeno un’altra riunione. Ci sono poi quelli che sono venuti a due o anche di più.

Collettivi, sindacati, ong, organizzazioni politiche, movimenti urbani e contadini, municipi indigeni, cooperative, piccoli partiti, gruppi di studio. Media nazionali, agenzie internazionali, televisioni degli Stati Uniti (CNN) e dell’Italia (RAI) e decine di media alternativi di vari paesi dell'Europa e d’America.

Questa notte, quando si è scatenata la pioggia, il caracol era già un vasto camping di tende di tutti i tipi. Anche una pista di ballo, una fiera di paese, un meeting politico di portata nazionale. Centinaia di persone, indigene e non indigene, hanno collocato amache, ripari ed assi nelle case della comunità e nei diversi edifici del caracol le cui pareti si sono rivestite delle impronte di identità delle organizzazioni presenti. Striscioni, cartelli, periodici murali. Un gruppo di studenti del CCH Naucalpan chiedono la reintegrazione dell’insegnate Facondo Jiménez e che si fermi la repressione.

Anche se la tolleranza è ampia, molti si mostrarono indignati, se non almeno urtati, davanti ad un grande foto del dittatore Stalin, posto insieme ai padri del marxismo-leninismo per, s/cortesia del Partito Comunista del Messico. "Quello non rappresenta nessuno dell'altra campagna", diceva uno. Ed un altro: "In ogni caso, non dovrebbe". Presto hanno iniziato a raccogliere firme per sollecitare il ritiro di quell'immagine che non si era mai vista nella selva; almeno, non in comunità zapatiste.

"Lo stalinismo rappresenta la cosa opposta al 'nuovo modo di fare politica' che si vorrebbe in questa riunione", si lamentava un osservatore della Spagna.

Aldilà di questo ‘nero nel riso’, l'ambiente è stato festivo. Gli assistenti hanno cantato ballate e bolero, hanno ballato danze precolombiane e distribuito i loro giornali, riviste, volantini e proclami. Diversi modi di elaborare proposte, di comunicare le loro azioni in corso e le loro preoccupazioni per il lavoro, per la campagna, ideologiche o sessuali.

Qui in La Garrucha è arrivata questo fine settimana una prima colata di quello che l'altra campagna è riuscita a mettere insieme dal suo avviamento. L'altra sinistra. Il posto dove i sentieri si uniscono.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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