La Jornada 17 luglio 2005
Alla ripresa delle attività nel caracol, gli indigeni attendono istruzioni
AD OVENTIC ANNUNCIANO ALTRI COMUNICATI DELL'EZLN NEI PROSSIMI GIORNI

ELIO HENRIQUEZ - Corrispondente

Oventic, Chis., 16 luglio - Alla fine della festa per la riapertura del caracol ubicato in questo luogo, gli oltre mille indigeni zapatisti ieri sera sono ritornati nelle loro comunità ne Los Altos del Chiapas per prepararsi e cominciare a lavorare alla nuova tappa di lotta dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN).

Un giorno dopo la festa di questo venerdì, il caracol "Corazón céntrico de los zapatistas delante del mundo" oggi era tranquillo e silenzioso, in contrasto col chiasso provocato ieri dagli oltre mille indigeni dei dintorni che qui si erano dati appuntamento.

Nell'ufficio di accoglienza, due donne indigene con passamontagna che accoglievano i visitatori, annunciavano che la prossima settimana, "lunedì o martedì", si installeranno le commissioni di vigilanza e di informazione per rispondere ai dubbi sulla nuova tappa della lotta zapatista.

Hanno chiesto alla società civile di aspettare i prossimi comunicati dell'EZLN per conoscere i passaggi della nuova tappa di lotta. "Come sapete siamo agli inizi, tutto è nuovo e dobbiamo vedere quello che succederà più avanti", ha detto una di loro.

In una breve conversazione con due giornalisti, hanno insistito nel dire che i festeggiamenti di ieri sono stati per l'inizio della nuova fase di lotta. Alla mattina e parte del pomeriggio si è svolto un torneo di pallacanestro con la partecipazione di circa 20 squadre, e nel pomeriggio e notte c'è stato un ballo popolare allietato da due gruppi musicali.

Dei presenti commentavano che durante la notte del venerdì si aspettava un pronunciamento politico delle autorità civili zapatiste, ma non c'è stato. Erano le 10 di sera quando il ballo è stato sospeso perché, apparentemente, era finita la benzina nell'impianto che forniva l'energia elettrica, anche se era stato annunciato che quello sarebbe stato l'ultimo della notte. Il gruppo musicale stava per finire la canzone "El moño colorado" quando improvvisamente è andata via la luce.

È stato allora che in piccoli gruppi, gli indigeni zapatisti, con i bambini addormentati in braccio e sotto una leggera pioggerellina, hanno cominciato ad abbandonare il caracol per raggiungere i loro veicoli e ritornare alle proprie comunità di origine ne Los Altos del Chiapas.

Questa mattina, all'alba il caracol era praticamente vuoto, si vedevano solo alcuni abitanti di Oventic e pochi osservatori civili internazionali, a parte l'uomo che controllava l'entrata ed annotava i nomi di chi entrava.

Essendo fine settimana, la scuola autonoma è ancora chiusa e ci si aspetta che a partire da questo lunedì le lezioni tornino alla normalità. Nel frattempo, una volta sospesa l'allerta rossa generale, molto lentamente ritornano in questa località gli attivisti nazionali e stranieri che collaborano con gli indigeni nei progetti di educazione, sviluppo e salute.

L'unica che non ha sospeso i suoi lavori è la clinica La Guadalupana - ubicata a pochi metri dal negozio Che Guevara - dove si vedono immagini della vergine col viso coperto da un palliacate colore arancio. Il piccolo ospedale serve tutto il territorio zapatista, grazie all'altruismo di specialisti di diverse parti del mondo che lì operano e formano medici locali e promotori di salute e dove questa settimana sono organizzati incontri su ginecologia, oftalmologia, salute comunitaria e storia dell'autonomia indigena.

Oltre a manifestare la loro solidarietà o adesione alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, simpatizzanti della lotta zapatista arrivano a Oventic per chiarire le proprie interpretazioni sulla proposta ribelle e si avvicinano alla commissione di accoglienza che registra i nomi, chiede documenti di identificazione e chiede pazienza "perché stiamo ricevendo tutte le persone".

Tanto la stampa come i curiosi ricevono risposte simili dalle due donne indigene che dietro il passamontagna nascondono un volto maturo e parlano con chiarezza: "aspettate altri comunicati nei prossimi giorni, noi non possiamo dirvi che cosa ci sarà, tuttoè spiegato nei documenti che sono stati diffusi, lì è chiaro come saranno le cose ed i giorni", ribadiscono.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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