La Jornada 17 giugno 2005
BASI ZAPATISTE ACCUSATI, SENZA PROVE, DI VIOLENZA SU UNA DONNA A PANTELHÓ
Secondo le autorità autonome indigene i presunti responsabili sarebbero i comandanti della polizia
La Sedena ritira accampamenti militari da zone con presenza di gravi scontri sociali
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Cristóbal de Las Casas, Chis. 16 giugno - Librado López Hernández e Juan Pérez Gómez, basi d’appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e autisti di professione, dall'aprile scorso sono detenuti nella prigione di San Cristóbal del Las Casas con l'accusa di presunta violenza sessuale che, nel caso si sia verificata, era stata commessa da due comandanti della polizia municipale di Pantelhó, difesi ora dal giudice di questo municipio, Pedro Cortés López.

La Giunta di Buon Governo (JBG) "Corazón céntrico de los zapatistas delante del mundo", nella regione de Los Altos, e le autorità del municipio autonomo ribelle zapatista San Pedro Polhó, forniscono ora la versione dei fatti che, dopo aver eseguito proprie indagini, ritengono attendibile.

Sostengono che i loro compagni sono innocenti e chiedono alle autorità statali la loro immediata liberazione. "Il 17 aprile, i compagni basi d’appoggio Librado López Hernández e Juan Pérez Gómez, autisti di trasporto pubblico, sono stati contrattati nel capoluogo di Pantelhó da due comandanti della polizia municipale per andare al crocevia di Chimix, a quattro chilometri dal capoluogo municipale ufficiale. Insieme ai comandanti viaggiava una ragazza di Cancuc che è scesa con loro".

Viaggio di andata e ritorno per 100 pesos

I comandanti e la ragazza si sono addentrati nella selva ed hanno chiesto agli autisti di aspettare "un momento", dato che avevano pagato 100 pesos per il viaggio di andata e ritorno. "Poi, i comandanti e la ragazza sono tornati all'auto per ritornare a Pantelhó. Fino a qui sembra che non ci fossero stati problemi", indica la denuncia.

Ma, il 18 aprile, la polizia municipale di Pantelhó ha arrestato Librado López Hernández che stava lavorando con il suo veicolo nel capoluogo del municipio. Il giorno 19 è stato fermato anche Juan Pérez Gómez.

"I due compagni sono stati accusati di violenza sessuale sulla ragazza che era presente nel viaggio menzionato e sono stati condotti dapprima alla procura di San Cristóbal del Las Casas e dopo tre giorni nel reclusorio numero Cinque, dove si trovano tuttora".

La JBG ed il consiglio municipale di Polhó sostengono che i detenuti "non solo sono accusati falsamente di violenza ma, oltretutto, il giudice municipale di Pantelhó, Pedro Cortés López, sta commettendo una serie di ingiustizie in questo caso. Non ha neppure fatto rilasciare una dichiarazione ai compagni detenuti, né ha eseguito alcuna indagine e li ha direttamente sbattuti in prigione senza cercare prove e senza testimoni. Inoltre, questo stesso giudice mente, perché dice che i compagni sono stati fermati a San Cristóbal del Las Casas, mentre in realtà sono stati arrestati a Pantelhó".

Per questi fatti, dice il governo autonomo della regione tzotzil, "esigiamo che vengano liberati immediatamente i due compagni basi d’appoggio zapatisti ingiustamente incarcerati, senza aver svolto indagini e su ordine di un giudice che non compie il suo dovere né agisce con onestà. Come autorità autonome zapatiste ci aspettiamo che le autorità ufficiali competenti compiano il loro dovere in maniera onesta e liberino questi compagni, perché non c'è ragione alcuna per cui restino in prigione".

Per la JBG di Oventic firmano il comunicato di denuncia Jonás Hernández Cruz, Moisés Pérez Ruiz, Mario Ruiz Arias, Cenaida Luna López e Susana Arias Hernández; per il governo autonomo di Polhó firmano Andrés Guzmán Pérez, presidente del consiglio e Agustín Pérez Sántiz, giudice autonomo.

Nel frattempo, l'Esercito federale ha i suoi problemi con la popolazione civile di Chenalhó e Pantelhó, dopo sette anni di occupazione nella regione con più di dieci accampamenti ed altre postazioni. Senza alcuna spiegazione da parte della Segreteria della Difesa Nazionale, nelle settimane scorse sono state ritirate le postazioni castrensi di Los Chorros e X'oyep; almeno nel primo caso si sa che sono stati gli stessi abitanti (priisti e legati ai paramilitari colpevoli del massacro di Acteal) a chiedere il ritiro delle truppe federali.

Come ha documentato La Jornada in varie occasioni, la militarizzazione di Chenalhó sta danneggiando seriamente il tessuto comunitario di tutti gli indigeni, ed in particolare dei suoi presunti alleati priisti. Prostituzione, traffico di cocaina, violenze sessuali, minacce continue, occupazione di terreni e strade. Il dispositivo militare, progettato per assediare e "contenere" le basi d'appoggio dell'EZLN, è ormai diventato insopportabile perfino per coloro che dovrebbero essere i "protetti" dell'Esercito federale.

Mai disarmati né disattivati dalle autorità dello stato, i paramilitari si muovono liberamente tra Chenalhó e Pantelhó, dove hanno affiliati e l'appoggio economico dei caciques ladinos. Da Pantelhó, è provato, si controlla anche il flusso della droga che circola in certi villaggi e quartieri di Chenalhó.

Secondo racconti di persone provenienti da Pantelhó, in questi momenti la situazione è tesa. Con l'ingiustificato arresto degli autisti zapatisti, accusati senza prove dalle istanze giudiziarie, il governo municipale ufficiale ha rotto anche il suo impegno di convivenza e rispetto con le comunità autonome.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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