La Jornada, 15 giugno 2005
ATTI DI PROPRIETÀ CONSEGNATI A 200 FAMIGLIE CHOLES
ANGELES MARISCAL - Corrispondente

Tuxtla Gutierrez, Chis., 14 giugno - Circa 200 famiglie di choles hanno ricevuto i titoli di proprietà del podere Morelia, ubicato nel municipio di Tila, dove i loro antenati hanno lavorato per oltre un secolo come "peones acasillados".

Dopo più di 10 anni di ricorsi alle autorità federali per il riconoscimento della proprietà delle terre, i contadini del villaggio Revolución hanno ricevuto i titoli di proprietà di 974 ettari di quella che dalla metà del XIX secolo e fino alla fine del XX, fu una delle maggiori fincas di caffè della regione.

Nell'atto, l'avvocato Federico Anaya - promotore e amministratore legale del procedimento agrario - ed il deputato federale Emilio Zebadúa, hanno dichiarato che il caso della finca Morelia ha un rilievo particolare nella problematica agraria del Messico, poiché le sue terre sono state finalmente restituite ai discendenti dei proprietari originali del posto.

Hanno segnalato che queste terre in Chiapas sono il simbolo dell'epoca di "peones acasillados", quando gli abitanti furono spogliati dei loro beni e diventarono, con le loro famiglie, da padroni ad impiegati e peones, vivendo soggiogati per molte generazioni.

Quando nel 1994 i proprietari della finca abbandonarono Morelia, i contadini che avevano lavorato come "peones acasillados" la occuparono pacificamente e, dopo un lungo procedimento con le autorità agrarie, finalmente è stato riconosciuta loro la titolarità degli appezzamenti di terra.

Federico Anaya ha ripercorso la storia dei 10 anni passati, durante i quali un amministratore incaricato della gestione della proprietà, utilizzò la forza pubblica per cercare di cacciare i contadini che l'occupavano.

Octavio Pérez, indigeno di etnia chol, che dalla sua infanzia fino al 1994 ha lavorato in questo luogo, ritiene che il rilascio dei documenti è il momento più importante della sua vita e dichiara che "anche se povero, adesso avrò qualche cosa da lasciare ai miei figli e nipoti".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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