La Jornada 15 febbraio 2005
La stazione biologica della UNAM è diventata un resort di lusso
DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO, I SEGNI DEL PONTE SUL FIUME AZUL, NEI MONTES AZULES

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Nuevo Sabanilla, Chis. 14 febbraio - Tre tavole malmesse su tronchi ed un penetrante odore di escrementi umani sono il panorama che accoglie le nuove auto in transito: un'area devastata come poche all'interno dei Montes Azules a causa della costruzione del ponte, ormai quasi concluso, sul fiume Azul, uno dei fiumi madri del bacino dell'Usumacinta.

Da Nueva Democracia (sulla riva opposta di Amatitlán nel Lacantún) a Nuevo Sabanilla (dentro la selva, vicino al fiume Azul), la strada è aperta e circolano le prime auto, tra le impronte di scavi, ponteggi, spianatrici, gru e betoniere mandati dal governo.

A metà del 2005, con la conclusione del ponte di Amatitlán, la regione sarà unita alla strada di confine, o internazionale. Se questo significa difendere la selva e le sue risorse, sarebbe meglio che non la difendessero.

Quando la strada fino alla laguna di Miramar sarà terminata, il fiume Azul sarà definitivamente espulso dalla riserva della biosfera. Sembra che l'immenso ponte di ferro e cemento che l'attraversa, servirà solo per unire due comunità alla rotta turistica - Nuevo Sabanilla e Nueva Esperanza - perché la madre di tutte le strade nei Montes Azules si prenderà il lusso di salire, costeggiando Lindavista, Chuncerro e Benito Juárez, per sboccare a Miramar e San Quintín, sopra la sorgente vergine del fiume.

Se esistono studi di impatto ambientale del progetto, non sono pubblici. L'intenzione espressa è lo sviluppo turistico in modalità "sociale" ed "ecologica", ma il risultato, a prima vista, fa rizzare i capelli.

Inoltre, spiana verso l'imminente sottrazione di terre alle comunità della zona, benché i funzionari non ne parlino. Tutti questi villaggi hanno in corso contenziosi con la comunità lacandona, "proprietaria" legale dei Montes Azules: Nueva Democracia, Nueva Argentina, Plan de Río Azul, Nuevo Sabanilla, Nueva Esperanza, Villaflores, Lindavista, Chuncerro, Benito Juárez ed altri progetti di ecoturismo sociale, per cacciare dalla campagna gli indigeni e trasformarli di prestatori di servizi?

Solamente a questo titolo, il governo del Chiapas nell'anno in corso ha raggiunto l'investimento record di 200 milioni di pesos per 52 progetti di turismo "sostenibile", molti in questa regione dei Montes Azules vicina all'Ixcán guatemalteco: Las Guacamayas, Las Nubes, Sueño Prometido, Ixcán;aggiungiamo gli hotel previsti per Loma Bonita, Nuevo San Juan Chamula, Plan de Río Azul e Benito Juárez. Un caso a parte è Chajul, dove l'originaria stazione biologica dell'UNAM è diventata un resort di lusso, lontana dai villaggi; niente a che vedere con un turismo "sociale" (benché "sostenibile" nella partecipazione straniera) e "porta" privata alla riserva. Ne vedremo di cose.

Durante la visita presidenziale attraverso l'Europa della scorsa settimana scorsa, il governatore Pablo Salazar Mendiguchía ha promosso queste destinazioni turistiche. Ha firmato accordi di investimento, "legato" con la Francia il sostegno a decine progetti, e a Madrid ha ottenuto che il Chiapas sarà la sede del Congresso Mondiale del Turismo Sostenibile nel 2006.

Ha affermato che il suo governo "scommette sul turismo sociale perché si deve sfruttare la ricchezza dove questa si genera". Che lo dica. Il Brasile, il paese più grande e devastato dell'America Latina, ha sviluppato solo 24 progetti da questo tipo. Il Chiapas 52, e più. Il mandatario statale si è detto convinto che è la cosa migliore che può accadere alle comunita dove "si trovano queste bellezze" è di svilupparsi in questa direzione: "Che le comunità prendano possesso di questi centri, li amministrino, li preservino, li gestiscano e vivano di questo, crediamo che sia una splendida alternativa", ha dichiarato.

Destini incrociati

Cade la notte alla fermata a 200 metri dal ponte. Arriva finalmente il veicolo di passeggeri proveniente da Nueva Democracia, scende un uomo, completamente ubriaco che con lentezza paga l'autista affinché l'aiuti a portare la sua pesante valigia Samsonite fino all'altro lato del ponte. Ritorna dalla Florida, Stati Uniti, dopo di tre anni di assenza.

Quando partì da Nuevo Sabanilla non c'erano ponti né strade né trasporti. Neppure la necessità che qualcuno portasse una valigia che allora non aveva.

Dai commenti di altri "in attesa alla fermata" si apprende che l'uomo che ritorna è un precursore. Andare negli Stati Uniti alla ricerca di lavoro è la scelta dei giovani. Come credono che l'autista del veicolo sia riuscito ad acquistarlo? Proprio con i dollari guadagnati l'anno scorso nel Kentucky. Suo fratello maggiore, il lanchero che ci ha trasbordati sul fiume Azul, sta già pensando "all'altro lato".

Mentre la strada è arrivata fino a Lindavista e prosegue dentro selva, la popolazione abbandona la campagna e gioca il suo destino economico nell'azzardo dell'arrivo di ecoturisti dal primo mondo.

Le strade delle comunità nella selva s’incrociano ed, in buona misura grazie alle politiche governative, vanno in direzione contraria. Alcune, in resistenza e ribellione, vivono la loro autonomia nel municipio Libertad de los Pueblos Mayas. Altre, aggrappate al viavai dei progetti e delle direttive ufficiali, rinunciano ai propri diritti agrari e si approcciano al "servizio turistico", alla "vigilanza" armata o all’emigrazione.

A Jersusalén, dove si trova il centro ecoturistico Las Nubes, raccontano che il governo ha avuto l'intenzione (sospesa per adesso) di livellare a colpi di dinamite le rapide del bel fiume Santo Domingo per permettere il passaggio in lancia dei turisti che, provenienti dal costoso imbarco costruito di recente vicino alla strada internazionale, devono alloggiare nelle cabañas di Las Nubes. Nel frattempo, altre comunità aspettano i rispettivi progetti alberghieri nel loro processo di "integrazione", stile XXI° secolo.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home