EXPRESO CHIAPAS – 14 novembre 2005
Strategica, l’allerta rossa dell'EZLN
"Ha anticipato il governo messicano che preparava un'offensiva militare", assicura Juan Manuel Sandoval
"Un aspetto chiaro è molto importante è che gli Stati Uniti non accettano problemi nel loro cortile di casa"

Elio Henríquez - San Cristóbal de Las Casas - L'allerta rossa dichiarata dall'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, EZLN, nel giugno scorso "è stata una puntata strategica molto importante perché ha anticipato il governo messicano che stava preparando un'offensiva militare", ha affermato il ricercatore Juan Manuel Sandoval, membro del Seminario Permanente di Studi Chicani e di Frontiera della Direzione di Etnologia ed Antropologia Sociale dell'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (DEAS-INAH).

"Aver dichiarato l'allerta rossa e dopo avere manifestato che passava da una fase armata offensiva ad una fase difensiva ha tolto valore a questa possibile aggressione che il governo messicano, consigliato da assessori stranieri, stava preparando", ha aggiunto il ricercatore nella sua conferenza intitolata "L'Alleanza per la sicurezza e prosperità dell'America del Nord (ASPAN): sicurezza contro sovranità".

Sandoval ha continuato: "è chiaro che per gli Stati Uniti è un problema avere in Messico un movimento armato come l'EZLN che ha dichiarato guerra al governo messicano, una guerra che è vigente perché non l'ha ritirata, un movimento che è armato e che ha creato molti problemi alle autorità messicane visto che devono tenere una gran quantità di truppe lì intorno".

Il ricercatore aveva partecipato questo pomeriggio al quinto seminario internazionale di analisi sulla frontiera meridionale del Messico, iniziato in mattinata nelle installazioni del Centro Integrale di Sviluppo ed Abilitazione Indigena (Cideci Las Casas) e dell'Università Tierra-Chiapas.

Nell’ampio e confortevole auditorium appena costruito, Sandoval ha ribadito che per gli Stati Uniti l'EZLN è un "serio problema perché è in una regione geo-strategica del progetto del ASPAN e quindi ci vediamo immersi ora nel problema della sicurezza, perché facciamo parte della sicurezza degli Stati Uniti".

Il ricercatore ha detto che gli Stati Uniti hanno trasformato al Messico in una frontiera, visto che gli serve che in questo paese vengano scoperti, fermati e deportati migliaia di emigranti; che lotti contro il narcotraffico in tutto il territorio e contro le maras (bande) che ormai non sono solo nella frontiera meridionale ma in tutto il paese.

"Tutto il territorio del Messico diventa una frontiera, tutto il Messico è già un paese di frontiera, è la frontiera dell'America del Nord e del resto del continente e in questo modo la FASN è la formalizzazione di quell'accordo".

"Un aspetto chiaro molto importante è che gli Stati Uniti non permettono che ci siano problemi nel loro cortile di casa, né di delinquenza organizzata, né di narcotraffico né di niente", ha sottolineato aggiungendo che è in questo contesto che si parla di azioni unite della forza armata, della Marina, come di far parte dei Caschi Blu (come proposto dall'ex cancelliere Jorge Castañeda).

"Ciò dà idea della visione di subordinazione e del servilismo dei nostri governanti come ha ben dimostrato il presidente Vicente Fox nell’America del Sud nei giorni passati, quando ha parlato a favore dell'ALCA (Accordo di Libero Commercio delle Americhe) e degli Stati Uniti, più che in favore del Messico", ha concluso.

[www.expresochiapas.com]

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home