La Jornada 14 febbraio 2005
ONG: la denuncia alla CIDH può avere degli sviluppi
NON È SUFFICIENTE NEGARE CHE L'ESERCITO ABBIA COPERTO I PARAMILITARI

VICTOR BALLINAS

Fabián Sánchez, avvocato direttore della Commissione Messicana per la Difesa e Promozione dei Diritti Umani (CMDPDH), e Mario Solorzano, dell'équipe giuridica dell'organizzazione, rilevano che il caso dei "paramilitari sottoposto alla Commissione
Interamericana per i Diritti Umani (CIDH) dal Centro Fray Bartolomé de las Casas, ha molte probabilità di ottenere che si attribuiscano responsabilità al governo messicano per avere creato, coperto e permesso l'impunità di questi gruppi
".

In questo caso, non basta che il governo di Vicente Fox abbia respinto la denuncia presentata alla CIDH e che neghi il suo contenuto; in questo caso, "il governo messicano è obbligato a provare che la denuncia contro di lui non ha fondamento".

La CMDPDH ha portato casi di violazioni di diritti umani davanti alla CIDH; in questo caso "la testimonianza di un paramilitare presentata alla CIDH che dimostra la partecipazione dell'Esercito Mexicano nella preparazione e nella dotazione di armi di questi gruppi, è una chiara dimostrazione che la creazione di questi gruppi fu una politica di Stato", sostengono gli avvocati.

La CIDH si basa sulla giurisprudenza di casi in Honduras, dove militari fecero sparire persone, le torturarono e le assassinarono. "Nella denuncia presentata dal Centro Fray Bartolomé alla CIDH, si accusa l'ex presidente Ernesto Zedillo di crimini di lesa umanità e questi non si prescrivono. I paramilitari hanno fatto sparire indigeni, e questo è stato coperto dal governo perché non indagò né portò i responsabili davanti alla giustizia".

Sottolineano che "il fatto che il governo affermi che non è provato che l'Esercito abbia partecipato alla creazione dei paramilitari, li abbia armati e che sono parte di una strategia di Stato per combattere gli indigeni, è solo superficialità, perché davanti alla giurisdizione internazionale deve provare che non è così; lo Stato è obbligato a provare la sua verità".

Gli avvocati basano le loro osservazioni sulla giurisprudenza della CIDH. "Qui ci sono le sentenze dei casi Velásquez Rodríguez (1988) e Godínez Cruz (1989)", dissidenti vittime di militari honduregni.

In questi casi si stabilì che per un tribunale internazionale "i criteri di valutazione di una prova sono meno formali che nei sistemi legali interni. In quanto all'ingiunzione di prove, questi sistemi riconoscono livelli diversi che dipendono dalla natura, carattere e gravità della controversia".

Rispetto alla denuncia del Centro Fray Bartolomé alla CIDH "la pratica dei tribunali internazionali o interni dimostra che la prova diretta, testimoniale o documentale non è l'unica che può essere considerata legittimamente per basare la sentenza. La prova circostanziale, gli indizi e le presunzioni possono essere utilizzati purché da questi si possano traer conclusioni concrete sui fatti".

Nel caso dell'Honduras, una delle denunce fu la testimonianza di un ex militare che apparteneva ad un gruppo che praticava sequestri, il quale raccontò alla Corte, benché non avesse partecipato al sequestro di Manfredo Velásquez, come si svolsero i fatti.

Analizzando questo caso, gli avvocati della CMDPDH sostengono che il caso dei paramilitari, denunciato recentemente alla CIDH con la testimonianza di uno dei suoi membri, "è simile, perché si accusa il governo di promuovere e tollerare i crimini di questi gruppi, le sparizioni forzate, le violenze sessuali e le esecuzioni".

Sánchez e Solorzano precisano che "c'è ancora una lunga strada da percorrere, ma il governo, invece di rispondere come ha sempre fatto, negando tutto, sarebbe meglio che cooperasse nell'indagine e non che continuasse a prolungare l'impunità nel paese".

Il caso riveste particolare importanza, affermano, perché "tutti i casi come questo sono casi di impunità e in Messico non si indaga ma si simula e tutti i casi rimangono impuniti. Questo è un avvertimento che hanno fatto relatori dell'ONU, della CIDH, di organizzazioni come Amnesty International".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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