La Jornada - Martedì 13 settembre 2005
I partecipanti hanno proposto soluzioni, molte volte intraprese alla grande
Nelle riunioni zapatiste un notevole inventario dei piccoli problemi nazionali
Critica il subcomandante Marcos le pratiche nella sinistra

HERMANN BELLINGHAUSEN – INVIATO

Villaggio Autonomo Zapatista Javier Hernández. 12 settembre - Il compagno Lino non è di qui, è di un altro villaggio, ma ha messo su il suo posto di vendita di cibo con tutta la sua famiglia: "È forte questa riunione, tutta questa gente con uno stesso pensiero. Questo dà forza". E dicendolo stringe il pugno e lo alza. Sorridono lui e le sue rughe. Dietro la tavola che le veci del bancone nel suo negozietto fatto di lamina, corde e pali, ci sono i suoi figli e le sue figlie e lì vicino vanno anche i suoi nipoti.

Proprio nello stesso momento, verso mezzogiorno di domenica, a meno di 40 metri dal posto di vendita di Lino, una ragazza propone al microfono la creazione di "radio come funghi al passaggio dell'altra campagna". Appartiene ad un gruppo che da un po’ sta tenendo una radio libera ed offre assistenza underground a coloro cui interessa far nascere stazioni radio, da un sito internet chiamato Palabrabirus punto com.

Aveva parlato poco prima un maestro che partecipa ad una radio libera che trasmette dal Centro Storico di Oaxaca e dalla quale partono le critiche al governatore Ulises Ruiz che non si ascoltano, né si vedono, né si leggono sui media in commercio.

Hanno parlato anche gruppi ed organizzazioni che hanno compagni prigionieri politici in Guadalajara, Tabasco o Nuevo León ed altri ancora che ne hanno avuti in anni recenti. Tra di loro il collettivo Appoggio Mutuo di Monterrey che ha detto che da più di 10 anni sta "tentando di raggiungere gli zapatisti" e si sono definiti come gli "zapatisti del nord".

Una donna avvocato che si occupa dell’ambiente ha parlato del rischio di morte che incombe sulla baia di Zihuatanejo che sarà convertita in un porto per imbarcazioni da crociera e sacrificata sull'altare del turismo. Il movimento Zocohuite ha accusato gli autotrasportatori criminali del nord di Veracruz. Vari hidalguensi hanno presentato le loro storie e resistenze dovute ai governi priísti.

La delusione dei braccianti e dei loro discendenti. I machete altisonanti di San Salvador Atenco. L'incredibile lotta degli ambulanti di La Pulga contro la polizia ed i giudici dello stato del Messico, il governo municipale ed i picchiatori filogovernativi, che difendono le loro posizioni nel mercato generale di Ecatepec. Una brillante rivendicazione delle ferrovie come trasporto collettivo, dopo una denuncia su come sono state smantellate le ferrovie dal neoliberalismo. Diverse illustrazioni sul disastro della Pemex. Ci sono stati quelli che, a partire dalla "fortuna, non privilegio, di vivere dell’arte e per l'arte", hanno proposto "il lavoro collettivo di pratiche orizzontali, da una prospettiva autonoma".

Con questo ed ancor di più, le sei riunioni preparatorie dell'altra campagna, conclusesi ieri in questo villaggio tzeltal, ai piedi della sierra La Colmena, si sommano in un notevole inventario i piccoli problemi nazionali, oppure i problemi nazionali dei piccoli. E si rivelano anche le piccole soluzioni della gente, molte volte intraprese alla grande.

E così hanno proseguito sabato fino alle due di notte e domenica fino alle cinque del pomeriggio. Ci sono stati ovviamente dei momenti in cui i partecipanti si appiccicavano al microfono, non facilitando il compito di quelli che stanno qui per ascoltarli. Col fatto che si può parlare o cantare senza limiti di tempo...

Il subcomandante Marcos, in tono critico, proporrà alla fine della riunione che sarebbe bene capire se per l'altra "è possibile non innamorarsi tanto del microfono ed avere più affetto per l’altoparlante, cioè per l'ascolto. E questo dev’essere chiaro, perché il gruppo che porterà avanti l'altra campagna, quando l'EZLN gliela consegnerà, deve proporsi che il suo lavoro non sia né di parlare né di spiegare, ma di ascoltare".

Riassumendo, il capo militare dell'EZLN ha detto ai presenti: "Come voi avete trovato qui uno spazio in cui noi vi ascoltassimo, perché chiunque ha parlato poteva vedere se c’era poca o molta gente o se erano stanchi, ma tutti voi eravate sicuri che c'eravamo noi, qui di fronte a voi, incappucciati che stavamo ascoltandovi e che stavano prendendo nota di quello che stavate dicendo, senza che c’importasse se eravamo d’accordo o no. E come voi e come molti compagni e compagne che sono passati nelle riunioni, in tutto il paese c’è gente che vuole parlare e che vuole che qualcuno l'ascolti".

Domenica si sono alternate più esperienze di lotte, movimenti o disastri migratori in Juxtlahuaca, Puebla, Zacatecas, Chiapas. L'Associazione degli Avvocati Democratici (ANAD) ha offerto pubblicamente al comando zapatista i suoi servizi giuridici per quando usciranno per l'altra campagna. Il Fronte Dottor Salvador Nava Martínez si è unito ufficialmente alla Sesta ed il suo rappresentante ha chiesto al comando ribelle che firmasse la ricevuta di un documento inviato da contadini di 14 municipi della Huasteca potosina.

"Il Messico ha perso la sua sovranità. Come la recuperiamo?" - si domandava una persona che aveva appena manifestato al microfono la sua delusione per i partiti politici. È passata per l’apparato burocratico di uno di quei partiti ma finì per vergognarsene e rinunciò. "Allora ho dovuto cercare lavoro. E lavorare davvero, è una rottura di... " - ha confessato. I presenti sono scoppiati in una risata complice.

Questo fine settimana è stata richiesta l'unione aldilà della congiuntura politica, un piano nazionale di lotta, un patto con la natura, un piano per un'economia non sottomessa ai centri di potere internazionali. E nonostante la diversità, il subcomandante Marcos ha richiamato l'attenzione su certe pratiche della sinistra. Ha ricordato la presenza di "molti gruppi politici di compagne e compagni che tirano dei solchi e con la loro grande esperienza di parola nelle assemblee, cercano di guadagnare delle posizioni. E sempre in un modo o in un altro dimostrano di aspirare a che la loro idea attragga il maggior numero di persone, che sia la più forte, la più grande. Ci vorrà tempo affinché tutti noi, tutte le organizzazioni, capiamo che non è questo che darà forza all'altra campagna, ma invece che si conservi il posto ed il rispetto per chiunque".

Un gruppo di persone di Jalapa, Veracruz, ha continuato a distribuire una rivista artigianale, Aabrón! 20 che si pronuncia, leit motiv, "per uno zapatismo dove ci stiano molti zapatismi".

Nel pomeriggio, Marcos ha raccontato un aneddoto. "Nella riunione delle organizzazioni sociali che si è tenuta a Dolores Hidalgo, circa a quest’ora del venerdì c’erano 15 persone. Allora i compagni comandanti che mi fanno i rapporti per radio mi dicono che ce ne sono 15… e aggiungono 'Dio voglia che arrivi più gente'. Alle quattro della mattina erano mille ed allora mi dicono 'Dio voglia che non ne arrivino più', perché avevano fatto una previsione di 600 e non sapevano più dove mettere la gente. Per cui ora se 'Dio vuole’ è finita questa parte e viene la più difficile: la plenaria".

A nome dell'EZLN, Marcos ha ringraziato le comunità indigene zapatiste di San Rafael, Dolores Hidalgo, Juan Diego e Javier Hernández "per il permesso che ci hanno dato di fare queste riunioni nelle loro terre, per il lavoro che hanno fatto perché ci fosse il necessario per riceverci tutti e per la loro ospitalità. Quando finiscono le riunioni preparatorie, nelle comunità dove siamo passati c'è una riunione dove chiedono parlare con me e con i compagni del comando. Invariabilmente, nei quattro punti dove abbiamo tenuto le riunione i compagni dei villaggi mi chiedevano scusa se voi non eravate rimasti contenti. Io ho detto loro delle bugie: ho sempre detto loro che eravate molto contenti e che eravate andati via molto contenti. E seguendo la tradizione di sinistra di soppiantare gli altri, a nome vostro ho chiesto loro scusa se in qualche modo voi avete mancato di rispetto a loro".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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