Supplemento de La Jornada - Ojarasca n. 96 - aprile 2005
Rapporto dei Servizi degli Stati Uniti:
La minaccia "indigenista" in America Latina

Pedro Cayuqueo *

"Nel 2020 il PIL della Repubblica Popolare Cinese sarà maggiore di quello della maggioranza dei paesi Occidentali e, benché il suo potere sia quasi una certezza, continua ad essere un'incognita se le sue relazioni con altri paesi saranno di cooperazione o di confronto.

L'Islam, da parte sua, tanto sul versante religioso che politico, tenderà ad accrescere la sua influenza e benché sia probabile che Al Qaeda nel 2020 non esista più, sarà rimpiazzata da altri gruppi islamisti radicali molto più piccoli ed efficienti grazie ai progressi nella tecnologia dell'informazione.

Che cosa succederà in America latina? Niente di buono: l'emergere di movimenti indigenisti [sic] politicamente organizzati farà vacillare l'organizzazione degli Stati e metterà a serio rischio la sicurezza regionale. I casi di Messico, Ecuador, Bolivia e Cile sono già avvisaglie".

Rapporto del Progetto Global Trends 2020 del National Intelligence Council (NIC) degli Stati Uniti

L'ultimo rapporto del progetto Globale Trends 2020, patrocinato dal National Intelligence Council (NIC: Consiglio Nazionale di Intelligenza degli Stati Uniti) cerca identificare le probabili minacce e sfide per l'egemonia statunitense in vista dell'anno 2020.

Estrapolando la realtà con una prospettiva di 15 anni, la relazione offre una visione delle principali tendenze e scenari internazionali in materia politica, economica, sociale e militare. È così che il NIC presenta le sue analisi strategiche al presidente George W. Bush, elaborate secondo le informazioni raccolte ed elaborate da tutta la comunità di intelligenza del paese, composta da circa 13 organismi statali, tra essi la CIA., oltre alla collaborazione di un gruppo di "esperti internazionali".

La Relazione segnala che verso 2020 il volto della globalizzazione sarà asiatico. Stati Uniti ed Europa dovranno sistemare due nuovi giocatori: Cina ed India, sulla mappa geopolitica mondiale.

La Relazione avverte sulle nuove minacce militari e geopolitiche che stanno nascendo sul pianeta, (leggere il predominio statunitense), tra le quali identifica, in primo luogo, l'espansione dell'Islam.

L'emergenza dei popoli indigeni ed il rafforzamento delle loro identità in America Latina non sfuggono all'analisi predittiva. Per realizzare questo monitoraggio contrainsurgente, pezzo chiave dell'ingegneria militare della guerra di bassa
intensità, il NIC ha contato sulla collaborazione di numerosi esperti latinoamericani chi si sono riuniti in una conferenza regionale a Santiago del Cile nel giugno del 2004 "America Latina 2020: Pensando scenari a lungo termine", organizzata dall'Università di Georgetown (Washington), il Centro di Studi Nueva Mayoría (Buenos Aires), e l'Università Adolfo Ibáñez (Santiago).

Prendendo come esempi la sollevazione zapatista nel sudest messicano, l'uscita politica del movimento indigeno in Ecuador, la posizione radicalizzata di un settore del movimento aymara in Bolivia (MIP) e la lotta dei mapuche nel sud di Argentina e Cile, la relazione è chiara nel rilevare che temi come la governabilità democratica e le sue istituzioni,
l'inserimento internazionale, "la relazione con Stati Uniti e le principali potenze mondiali attuali" e la sicurezza di fronte alle nuove minacce, tra esse il narcotraffico e le rivendicazioni indigene, saranno i principali fattori che determineranno il futuro latinoamericano. "Nel sud del Messico, la regione andina ed alcuni paesi centroamericani, rivendicazioni territoriali spinte da gruppi indigenisti irredentisti potrebbero comprendere un scenario di insurrezione armata e violenza politica", avverte il documento.

"Anche l'emergenza di movimenti indigenisti politicamente organizzati può rappresentare un rischio per la sicurezza regionale. Se nei prossimi anni i movimenti di rivendicazione indigenista non ottengono inserimento nel sistema politico né determinati livelli di inclusione sociale, esiste la probabilità che molti movimenti evolvano verso rivendicazioni di
tipo autonomistico territoriale nel sud del Messico, la regione andina ed alcuni paesi centroamericani
", cosa che minaccerebbe gravemente la "integrità territoriale" degli Stati.

"Alcuni conflitti latenti ed in corso, particolarmente quelli che coinvolgono gruppi etnici oltrefrontiera, minacciano di regionalizzarsi. Nel peggiore dei casi, ci potrebbero essere alcuni territori e popolazioni fuori da qualunque effettivo controllo governativo".

"Alcune rivendicazioni territoriali potrebbero comprendere uno scenario di insurrezione armata e violenza politica", notano gli esperti, coscienti che gran parte dei territori storici dei popoli indigeni in America Latina si trovano oggi divisi dalle frontiere attuali, come il Kollasuyo Aymara (Perù, Cile e Bolivia) o il Wallmapu mapuche (Cile ed Argentina).

"L'irredentismo indigenista si esporrebbe ad alti livelli di incompatibilità con l'ordine politico ed economico occidentale sostenuto dai latinoamericani di origine europea, e pertanto ad una profonda frattura sociale che sfocerebbe in insurrezione armata, risposte repressive da parte di governi contrainsurgentes, violenza sociale e balcanizzazione politica e territoriale. Un scenario di turbolenza come questo scaccerebbe capitali, investimenti e la stessa dinamica di mercato per un periodo prolungato.

Si approfondirebbe l'eterogeneità regionale tra i paesi che subirebbero l'ascesa dell'irredentismo etnopolítico (nella regione andina o Guatemala) e quei paesi a popolazione europea".

La relazione tra i movimenti etnici e gruppi terroristici internazionali, preconizzata dalla stampa sensazionalista e contraria alle rivendicazioni dei popoli indigeni, non sfugge alle catastrofiche previsioni del NIC: "Poteri occulti ed attori armati non statali (mafie, narcotrafficanti, gruppi terroristici internazionali) potrebbero stabilire diversi tipi di alleanze strategiche con gruppi armati irregolari nella regione. Aree fuori dal pieno controllo dello Stato (come i dipartimenti di Boyacá, Caquetá e tanti altri in Colombia; le frontiere venezuelano-brasiliana e venezuelano-colombiana, aree di Cochabamba in Bolivia, le coste del Haiti, ecc.) costituirebbero banchi privilegiati di questo tipo di alleanze che rappresentano un rischio per la sicurezza globale".

Ma non solo le probabili connessioni con Al Qaeda o l'integralismo islamico preoccupano gli esperti. Anche il progressivo incontro negli ultimi anni tra il movimento indigeno e gruppi contrari alla globalizzazione, come settori del movimento popolare latinoamericano, è materia di analisi e previsioni. "L'uscita su vasta scala di movimenti indigenisti radicalizzati, politicamente rivoluzionari, in vari paesi della regione, potrebbe includere la convergenza degli indigenisti con alcuni o diversi dei movimenti sociali non indigenisti, ma spesso radicalizzati che esistono attualmente", segnala la relazione.

"Agli inizi del XXI° secolo, ci sono gruppi indigenisti radicalizzati nella maggioranza dei paesi latinoamericani. Questo scenario supporrebbe che per il 2020 siano cresciuti esponenzialmente ed abbiamo ottenuto l'adesione maggioritaria degli indigeni nei propri paesi; un effetto di contagio potrebbe far sì che una ribellione indigenista in un paese si estenda ad altri". Per evitarlo, la ricetta sembrerebbe essere la tolleranza zero: maggiore investimento in difesa militare e stringere "ovviamente" i vincoli con gli Stati Uniti, benché si osservi con preoccupazione l'arrivo al potere di governanti di sinistra nella regione ( Chávez, Lula, Tabaré Vásquez, Kirchner).

"Questo scenario di stampo antimperialista continentale implicherebbe sotto-scenari di isolamento internazionale, impoverimento e fuga di capitali, conflittualità ed ingovernabilità a livello continentale" segnalano gli esperti del NIC, per
terminare con una sentenza che non lascia posto a speculazioni: "Il vincolo che stabiliscano i paesi della regione con gli Stati Uniti sarà determinante" per il loro futuro politico e di sicurezza.

* Pedro Cayuqueo dirige il periodico mapuche Azkintuwe, del Cile.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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