La Jornada - Venerdì 11 febbraio 2005
Il centro studi CAPISE documenta gli eccessi della Sedena
Con Fox crescono occupazione castrense e spogliazioni
L'Esercito Messicano ha 114 postazioni permanenti

JESUS ARANDA

Invece di ridursi, l'occupazione militare nella zona di conflitto in Chiapas si è incrementata nel periodo di presidenza di Vicente Fox. È in atto un dispiegamento strategico di truppe "con la logica della guerra regolare e irregolare" che sottrae terre alle popolazioni indigene attraverso decreti d'esproprio - in chiara violazione della Costituzione e del diritto internazionale - per consegnarle all'Esercito Messicano.

Attualmente la Segreteria della Difesa Nazionale (Sedena) conta su 114 postazioni militari permanenti in questa zona - senza contare gli accampamenti castrensi della 36^ Zona Militare con sede a Tapachula -,91 in territorio indigeno, dei quali 40 su terreni "occupati e non espropriati".

In totale l'Esercito dispone di 4 mila 976 ettari, anche se in risposta ad una richiesta presentata all'Istituto Federale d'Accesso all'Informazione, la Sedena ha riportato solo l'acquisizione di 4 mila 443 ettari, cioè 532 ettari in meno di quelli che realmente occupa.

Dei 41 terreni di proprietà della Sedena, 27 sono stati acquisiti dopo la comparsa dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazional (EZLN), solo tre nel periodo di Carlos Salinas, 10 in quello di Ernesto Zedillo e 14 in solo quattro anni di Fox, oltre ad altri quattro terreni ejidali in corso di esproprio.

In una ricerca realizzata dal Centro di Analisi Politica e Ricerche Sociali ed Economiche (Capise), intitolata "Diritti collettivi dei popoli indigeni. Il territorio occupato", si documenta quanto sopra si sottolinea che la cifra di 41 terreni acquisiti dal governo federale per uso esclusivo delle forze armate rappresenta una disparità "quantitativa e qualitativa" rispetto a qualsiasi altro stato.

Facendo l'esempio di altri stati con espropri a favore delle forze armate ci sono Veracruz (vicino al Chiapas) e Chihuahua (il più grande del paese) con 17 terreni, cioè meno della metà di quelli del Chiapas.

Solo nel municipio di Ocosingo, la Sedena ha acquisito in 10 anni sette terreni: in San Quintín l'ejido Taniperla, l'ejido Benemérito de las Américas, Flor de Cacao, Amador Hernández González, l'ejido Nueva Orizaba e Las Peñas.

La ricerca, che si concentra sullo studio di come e quanto l'occupazione militare ha danneggiato il diritto al territorio delle comunità indigene, mette in risalto che questa aggressione "è accompagnata da una sistematica violazione dei diritti umani", come l'integrità fisica e le garanzie politiche, economiche e sociali.

D'altra parte, si sottolinea che la somma totale degli ettari acquisiti o espropriati non tiene conto degli ejidi di Guadalupe Tepeyac, San Cristóbal Buenos Aires e Guadalupe de los Altos (Río Euseba), che sono stati trasferiti "illegalmente" alla Segreteria di Sviluppo Sociale (Sedeso) il 26 marzo 2001.

Non si considerano i due "accordi di destinazione", pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Federazione il 27 dicembre 1996, mediante i quali si sono assegnati alla Sedena dei terreni in Rancho Nuevo: uno di mille 974 ettari, per la costruzione della 31^ Zona Militare ed un altro di 389 ettari per l'installazione del Centro d'Addestramento Regionale.

Tra le violazioni più frequenti alla legislazione messicana e al diritto internazionale, con la consegna dei terreni alla Sedena - secondo la ricerca - risalta che nella grande maggioranza dei casi l'Esercito prima occupa il terreno e poi inizia il procedimento di esproprio.

Si richiama pure l'attenzione sulla violazione della Legge Agraria nei 40 casi in cui i militari hanno in loro possesso dei terreni che non sono stati espropriati; la creazione di accampamenti in terreni e strutture scolastiche - soprattutto nella zona della selva -; l'acquisizione di terreni senza consultare il commissariato ejidale e la dislocazione di truppe castrensi in terreni e edifici scolastici.

Un'altra irregolarità è avvenuta il 26 marzo 2001, quando per decreto presidenziale sono stati trasferiti terreni dalla Sedena alla Sedeso, competente per Guadalupe Tepeyac, San Cristóbal Buenos Aires e Guadalupe de los Altos, nonostante l'articolo 97 della Legge Agraria precisi che quando un bene espropriato è destinato ad un fine diverso da quello segnalato nel decreto, il Fideicomiso Fondo Nacional de Fomento Ejidal reclamerà la restituzione parziale o totale dei beni espropriati, e questo non è stato fatto.

Il documento sottolinea che "la battaglia per il riconoscimento dei diritti collettivi dei popoli indigeni vuole proteggere la loro identità collettiva ed il rispetto delle loro differenze come popoli minoritari che permetta loro di godere in pieno dei loro diritti", quindi, "com'è evidente, l'occupazione militare non solo inibisce questi diritti, ma sistematicamente ne fa carta straccia".

Lo studio pone in rilievo anche il caso dell'ejido Amador Hernández, dove, nonostante il primo giudice di distretto del Chiapas, Roberto Obando Pérez, avesse dato ragione agli ejidatari (pratica 942/2004) contro il decreto d'esproprio di un terreno a favore della Sedena, il governo federale presentò un ricorso ed il procedimento è ancora aperto. Il giudice ha ritenuto una violazione della Legge di Esproprio il fatto che il decreto fosse stato emanato per un'occupazione "transitoria" che in realtà è diventata "permanente".

Inoltre documenta che l'occupazione, "per la sua ampiezza, caratteristiche e per la logica operativa in determinate aree, rappresenta una violazione agli impegni assunti dal Messico di fronte alla comunità internazionale in materia di protezione dei suoi popoli indigeni".

Tra gli accordi e le convenzioni che i governi messicano dal 1994 ad oggi non hanno rispettato si osservano: il Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici, il Trattato 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro ed il Sistema Interamericano dei Diritti Umani.

In generale, segnala la ricerca, la presenza militare è diventata appropriazione di terreni coltivabili e comunitari, rompendo l'ancestrale rapporto esistente tra il territorio e la preservazione delle culture indigene; lo sfollamento di indios ad altre comunità genera incertezza sulla proprietà delle loro terre e la mancanza di risarcimento nel caso di perdita dei loro beni lascia i danneggiati senza protezione di fronte agli interessi governativi o privati.

Il Capise non crede nell'argomentazione che l'occupazione "è necessaria per ragioni di sicurezza nazionale", perché si cade nel paradosso di "giustificare la presenza dell'Esercito Messicano invocando uno stato di conflitto che non è mai stato dichiarato e che, pertanto, non può essere invocato".


Intimidazioni e deforestazione

1. Giugno 1995. Circa 600 militari si installano sui terreni ejidali della comunità Perla de Acapulco, ad Ocosingo; utilizzano le palizzate che delimitano la proprietà per farne trincee, distruggono una piantagione di ananas e di alberi da ombra per la coltivazione di caffè. Proibiscono l'ingresso agli abitanti.

2. Gennaio 1998. L'Esercito installa un accampamento nella comunità di X'oyep, municipio di Chenalhó; giorni dopo gli abitanti decidono in assemblea di chiedere ai militari di andarsene, ma senza successo. Nel 1999 denunciano che i soldati li perseguitano "facendo foto alle donne, foto negli orti, avvelenando con gas lacrimogeni i posti dove passano donne e bambini".

3. Inizio del 1999. Durante l'avanzata militare nella zona della selva vengono danneggiati molti terreni. In giunio si installa un accampamento nel cortile della scuola elementare di Nazareth, municipio di Ocosingo. I soldati esigono che le autorità dell'ejido firmino un documento in cui manifestano d'essere d'accordo con la presenza militare, ma il commissario si rifiuta. Di fronte all'evidente disaccordo, i membri dell'Esercito iniziano a sparare. Così, 50 famiglie fuggono mentre i militari saccheggiano diverse case della comunità. Quando le famiglie ritornano hanno perduto il loro raccolto, inoltre non possono andare a lavorare tranquillamente i loro campi di mais per timore dei "membri del partito ufficiale" nella comunità, che sono armati.

4. 21 aprile 1999. Miguel Sánchez Hernández, della comunità di Taniperla, municipio di Ocosingo, denuncia che dal 9 febbraio del 1995 l'Esercito Messicano si è impadronito del suo terreno senza autorizzazione. I militari hanno abbattuto alberi di almeno 100 anni nei sei ettari del suo terreno.

(Tratto da YORAIL MAYA # 4, Expediente abierto, militares y tierra. Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas)

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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