La Jornada 10 aprile 2005
Gli abitanti della zona si oppongono al progetto sostenuto da diversi enti ufficiali
Chiapas: impresari cercano di costruire un complesso turistico sul fiume Bascán

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Cristobal de Las Casas, Chis., 9 aprile - La giunta di buon governo (JBG) "Nueva semilla que va a producir", dello zona nord, oggi ha denunciato che il governo e gli impresari del settore turistico vogliono costruire un centro di ecoturismo nella comunità di Roberto Barrios, contro la volontà degli abitanti in resistenza e di molti altri che non si riconoscono come autonomi. Da diverse istituzioni governative (Sedeso, Semarnat, Segreteria di Turismo, Commissione Nazionale per lo Sviluppo dei Popoli Indios e la presidenza municipale di Palenque tra altri) "negli anni recenti si è tentato di costruire un complesso turistico sulle rive del fiume Bascán”.

A Roberto Barrios si trova il "Caracol que habla para todos", da dove proviene la denuncia. "In diverse occasioni l'opposizione della comunità è riuscita a bloccare questa costruzione; tuttavia, ancora un'altra volta i promotori di questo progetto di sfruttamento si ripresentano con le stesse bugie della demagogia imprenditoriale".

Gli indigeni sottolineano: "Sappiamo che le mire sulle nostre terre degli impresari del settore alberghiero, della ristorazione e turistico sono molto grandi. Gli impresari sono i massimi beneficiari dello sfruttamento delle nostre risorse naturali, anche se ci vengono a raccontare che porteranno lo sviluppo ed il benessere per le nostre comunità".

In posti dove si è messo in moto questo tipo di progetti, come Agua Azul, Misol-Há ed altri, "le disuguaglianze ed i conflitti intracomunitari sono evidenti e nessuna istituzione interviene per risolvere i problemi. Vogliono solo nasconderli per dimostrare che tutto è tranquillo. La costruzione di questi locali e spazi non risponde assolutamente alle necessità degli abitanti delle comunità coinvolte; non crediamo nemmeno che trarremmo benefici da questo progetto".

Secondo la JBG, "i diversi governi" sanno che questi progetti "servono solo a creare belle immagini al mondo, belle cartoline e fotografie per illustrare libri e riviste, per la gente con denaro che gode delle nostre risorse naturali".

Invece, "la realtà di profonda miseria e sfruttamento non si vedono nelle foto né nelle notizie; saremmo solo una curiosità esotica in pericolo di estinzione. Le nostre abitudini e tradizioni, i nostri canti e danze, le nostre lingue e modi di vestire servirebbero solo per rallegrare feste e riunioni per quelli che possono pagare in pesos, dollari o euro. In questo modo mantengono ed acuiscono la situazione di emarginazione, sfruttamento e povertà nella nostra stessa casa".

D'altra parte, sottolineano i ribelli, impresari ed autorità governative distruggeranno "un patrimonio ereditato dai nostri genitori e nonni che abbiamo saputo conservare fino ad oggi a beneficio delle nostre comunità senza supersfruttamento né esagerazione".

La giunta zapatista accusa le autorità federali e statali di "trasformare in commercio tutto quello che si può vendere". Insieme a tutto questo "arriva la distruzione, si abbattono gli alberi, si portano vizi e malattie, e si inquinano le acque" che i contadini sfruttano per il loro consumo giornaliero.

Già il 20 giugno 2003 i rappresentanti ejidales denunciava gli stessi problemi. Il progetto turistico sulle cascate di Roberto Barrios, secondo gli indigeni, "è una provocazione intenzionale per destabilizzare, dividere e far scontrare le comunità zapatiste e non zapatiste".

La JBG avverte di questi rischi anche i "fratelli indigeni che, illusi dalla ricchezza, si prestano a promuovere il cammino di morte tra i nostri popoli senza badare alle conseguenze presenti e future", ed informa che si opporrà non solo la comunità in resistenza. "Si stanno unendo i nostri fratelli che prima avevano creduto nei partiti politici, e questo dimostra la validità del nostro dissenso. Quelli che prima non avevano creduto che questo sarebbe successo, ora se ne stanno rendendo conto".

La JBG della Zona Nord esige il rispetto delle comunità, delle sue risorse naturali e del suo territorio, la sospensione immediata delle opere, il ritiro definitivo del progetto ecoturistico sulle terre indigene ed il rispetto della vita comunitaria.

Penuria alimentare a Polhó

Il presidente del consiglio municipale autonomo di San Pedro Polhó, Andrés Guzmán Pérez, ha rivolto oggi un appello alla società civile, davanti alla difficile situazione alimentare e di salute che stanno attraversando le migliaia di sfollati zapatisti di Chenalhó.

"Solo due mesi fa sono entrato in carica come membro del nuovo consiglio municipale autonomo. Come nuovi servitori del nostro popolo, vediamo i problemi e le necessità e la preoccupazione più grande che abbiamo è l'alimentazione degli sfollati". Riferisce di essersi recato al caracol di Oventic per parlare di questo problema con la JBG "Corazón céntrico de los zapatistas delante del mundo". "I compagni e compagne della giunta mi hanno informato che sono terminati i fondi per l'acquisto di generi alimentari per gli sfollati".

Nel municipio autonomo di San Pedro Polhó, dice,"lavoriamo molto per andare avanti e resistere. Non siamo rimasti a braccia incrociate, al contrario. Ci sono progetti produttivi che stanno dando un po' di risorse per coprire alcuni bisogni. Per esempio, abbiamo un negozio municipale ed un progetto di produzione e vendita di materiali da costruzione. Ma manca ancora molto per coprire da noi soli le necessità alimentari. Quindi, è necessario continuare a contare sull'appoggio di tutte le società civili che hanno camminato insieme a questo municipio ed alla lotta zapatista".

Nel 2005 si compiono otto anni da che le basi di appoggio dell'EZLN furono espulse dalle loro comunità. Il rappresentante zapatista avverte: "Non è ancora possibile che i compagni e le compagne possano andare a coltivare le loro terre a causa della presenza di paramilitari e dell'Esercito del malgoverno. Ogni mese sono necessarie 28 tonnellate di mais per l'alimentazione di 5 mila 533 persone. È per queste ragioni che stiamo chiedendo di nuovo il vostro prezioso aiuto per fornire cibo ai profughi", cosa che è "molto importante" per la resistenza del municipio autonomo.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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