LIBERAZIONE - 9 aprile 2005
A. Nicotra - Il desafuero di Lopez Obrador

Con il pollice verso di 360 deputati della Camera bassa del Congresso messicano Andrés Manuel López Obrador è stato destituito dalla sua carica di governatore del Distretto Federale. I 127 deputati che si sono opposti al desafuero - tutti quelli del Prd ma anche alcuni dissidenti del Pan e del Pri - non sono stati sufficienti ad arrestare quello che è stato chiamato "un golpe strisciante".

Una folla immensa - chiamata da Amlo alla "resistenza civile pacifica" - ha atteso nello zocalo capitolino per tutte le nove ore del dibattito parlamentare. Lacrime, rabbia, ma anche tanta compostezza e determinazione ad andare avanti, hanno accolto il verdetto parlamentare.

D'altronde López Obrador è apparso tutt'altro che il vero imputato in questa vicenda. Fendendo la folla dei suoi sostenitori (oltre 330mila persone) e varcando il portone di S.Lazaro, il sindaco più popolare della storia di Città del Messico, ha atteso con tranquillità che il presidente della Camera gli concedesse la parola.

Dalla tribuna Amlo si è trasformato da accusato ad accusatore. Dopo aver smontato le prove a suo carico - l'aver violato una ingiunzione giudiziaria che gli intimava di non espropriare un terreno privato per costruirvi una strada di accesso ad un ospedale- ha domandato ai parlamentari: "dove sta il duolo e la malafede se questa strada non è stata neanche costruita?".

Sferzante nei suoi 25 minuti di arringa - il quotidiano di sinistra La Jornada titola a tutta pagina "Yo accuso"- il governatore ha affermato "di avere la certezza assoluta che mi si voglia giudicare non per aver violato la legge ma per il mio modo di pensare e per quello che posso rappresentare, insieme con altri messicani, per il futuro della nostra patria".

Con l'indice rivolto verso i banchi dei deputati del Presidente Fox, si è detto certo che oggi si contrappongano due idee distinte e contrapposte di progetto di nazione, e che quello che preoccupa la destra è che si possa continuare "nel programma di una città che cresce economicamente, genera lavoro,costruisce opere pubbliche, educazione, salute e case , sostenendo gli umili e gli emarginati".

"Volete togliermi i miei diritti politici - ha affermato senza giri di parole - per impedirmi di correre alle elezioni presidenziali del 2006". Ma chiè che vuole eliminare il candidato favorito alla Presidenza della Repubblica? Amlo non ha dubbi: "chi ambisce a privatizzare il petrolio e l'industria elettrica e tutti gli altri beni nazionali. Coloro che hanno privatizzato i guadagni e socializzato le perdite. Quelli che vogliono continuare nella corruzione, che hanno rovinato l'economia produttiva del paese costringendo milioni di messicani ad emigrare negli Stati Uniti per sfuggire alla fame e alla miseria".

Dopo aver denunciato una riunione "di alti impresari" nella quale si sarebbe stabilito la strategia "per eliminare dalla competizione elettorale questo pericoloso populista" López Obrador ha chiamato in causa senza mezzi termini il Presidente Fox. "Questo desafuero - ha detto- è stato tramato direttamente dal Los Pinos" [il palazzo presidenziale, n.d.r]. Parole di fuoco anche per il presidente della suprema corte di giustizia che avrebbe concordato in un incontro con Fox "questo aberrante procedimento contro di me e la democrazia".

López Obrador ha tenuto il suo accorato intervento pur sapendo che i deputati del Pri e del Pan non avrebbero disobbedito agli ordini di scuderia. Questo non gli ha impedito di ricordare Francisco Madero, che durante la dittatura di Porfido Munoz nel 1910, venne escluso dalla competizione elettorale con uno stratagemma analogo.

La revoca dell'immunità e dell'incarico del governatore pone adesso Amlo nella mani della magistratura, fedele esecutrice del potere politico, che potrebbe disporne l'arresto. Inabilitato a ricoprire pubblici incarichi gli sarebbe impedito di candidarsi alla Presidenza della Repubblica.

Vincente Fox ha salutato dal Vaticano come "un trionfo della legalità e dello stato di diritto" il desafuero votato dal parlamento. Contro di esso si è immediatamente attivata l'assemblea parlamentare del Distretto Federale che ha approvato una risoluzione sostenendo che è per l'articolo 111 della Costituzioneè l'assemblea locale e non la Camera bassa a decidere se esautorare o meno il Governatore. Da qui la decisione di ricorrere alla Corte Suprema per manifesta incostituzionalità. Si prevede un braccio di ferro che prima che legale sarà politico. Con la popolarità di Amlo schizzata alle stelle dopo questo maldestro tentativo di impedirgli di candidarsi, i dirigenti del Prd hanno già annunziato che López Obrador parteciperà comunque alle primarie interne al partito. Anche a costo di fare una campagna elettorale dietro le sbarre - aveva preannunciato nei giorni scorsi - Amlo, la speranza dei diseredati del Messico, il prossimo anno sarà della partita.


CHI È AMLO

Andrés Manuel López Obrador, 52 anni , è dal 2000 governatore del Distretto Federale che coincide con la capitale Città del Messico. Tra i fondatori del Partito della Rivoluzione Democratica, costituito alla fine degli anni '80, dalla confluenza di settori democratici e progressisti fuoriusciti dal partito/stato , il Pri, e da formazioni di sinistra tra le quali il Partito Comunista Messicano.

Nato a Tepetitan nello Stato di Tabasco uno dei più poveri del Messico. Solo una clamorosa frode elettorale gli impedisce, nel 1994, di diventarne governatore. Eletto deputato , tra il 1996 e il 1999 diventa sostenuto dalla sinistra interna, presidente del PRD.

In testa con il 37,3% dei consensi in tutti i sondaggi per l'elezioni presidenziali che si celebreranno nel 2006 AMLO ha duramente criticato "la politica neoliberista del presidente Fox" e ha recentemente annunciato il suo progetto politico che prevede "una nuova economia, una nuova politica e una nuova convivenza sociale con più giustizia e meno disuguaglianze".

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