La Jornada 9 febbraio 2005
PAZ Y JUSTICIA HA LASCIATO UNA SCIA DI OMICIDI, ESPULSIONI E IMPUNITÀ
Lotte interne al PRI hanno diedero origine alla nascita dell'organizzazione
L'omicidio di un perredista a Tila, nel marzo del 1995, scatenò la violenza

LUIS HERNANDEZ NAVARRO

A partire dall'offensiva militare contro l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) del febbraio 1995, un nuovo tipo di violenza si impadronì della regione nord del Chiapas. Omicidi, imboscate ed espulsioni diventarono fatti usuali nei municipi di Tila, Sabanilla, Tumbalá e Salto del Agua. Furono parte della guerra irregolare contro lo zapatismo.

Il fatto che scatenò la spirale di violenza nella regione fu l'assassinio di un giovane perredista da parte del presidente municipale di Tila, Jesùs de Celis, appartenente al Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), il 19 marzo 1995.

Il crimine provocò la reazione dei membri della giunta, formata da militanti di una fazione del PRI e dei partiti della Rivoluzione Democratica (PRD), del Lavoro (PT) e del Fronte Cardenista di Ricostruzione Nazionale (PFCRN), che per protesta saccheggiarono il comando di polizia ed occuparono per 15 giorni la presidenza municipale fino a che si nominò un consiglio comunale.

Il sindaco era stato fortemente contestato tempo addietro e nel municipio, come in tutta la regione, il cardenismo aveva ottenuto un grande successo durante le elezioni per il governatore alla fine del 1994.

Allora, migliaia di indigeni choles si unirono attivamente alle giornate di resistenza civile contro la frode elettorale grazie alla quale Eduardo Robledo fu nominato governatore dello stato. Molte delle comunità che votarono per l'opposizione furono escluse dai benefici sociali ed i suoi dirigenti minacciati.

I commercianti ricchi del capoluogo municipale avevano scatenato una campagna di calunnie contro il parroco locale, Heriberto Cruz, in parte perché questo negò loro la possibilità di fare commerci dentro i terreni occupati dalla chiesa. L'omicidio del perredista non fu, dunque, un fatto isolato, ma parte della scalata repressiva dei settori ufficiali per tentare di contenere un movimento popolare sempre più radicalizzato.

In questa escalation di violenza, gli oppositori sequestrarono Nicolás Pérez, dirigente della Confederazione Nazionale Contadina (CNC) ed uno dei pochi attivisti politici del partito ufficiale nella regione che cercò organizzare i commercianti e settori del PRI per riprendere la presidenza municipale. Il suo corpo senza vita fu ritrovato dopo giorni.

Intervengono Esercito e Pubblico Ministero

La recrudescenza dello scontro politico - che solo marginalmente può spiegarsi come un conflitto tra partiti - "coincise" con l'aumento dell'insicurezza pubblica. Un'ondata di assalti nella parte bassa del municipio servì come pretesto affinché una parte del consiglio municipale chiedesse l'intervento dell'Esercito e del PubblicoMinistero. Il malessere popolare crebbe. Il commento della gente era: "li nominiamo per curarsi del municipio, non per far venire l'Esercito". La militarizzazione, ovviamente, non frenò la delinquenza.

Le elezioni per nominare deputati locali e presidenti municipali, il 15 ottobre 1995, aumentò ulteriormente lo scontro. Da un lato, ci fu una forte battaglia all'interno del PRI per le candidature a deputato e presidente municipale. Dall'altro, l'avanzamento organizzativo dell'opposizione. In questo contesto, a chiaro vantaggio dei gruppi di potere locali, comparve pubblicamente il gruppo paramilitare Paz y Justicia.

Per mesi, Paz y Justicia agì in totale impunità: uccise, sequestrò, rubò ed espulse dalle proprie comunità simpatizzanti zapatisti e membri della società civile.

Nel 1998 si vantavano di controllare più di 200 comunità. Le angherie che le comunità dissidenti dal PRI subirono da parte di questo gruppo riempirono centinaia di rapporti: omicidi, violenze, case bruciate, espulsioni, chiusura di chiese, riscossione di "imposte" per permettere di ritornare al PRI e tentato sequestro del vescovo coadiutore. Le loro vittime appartengono a tutti i partiti politici presenti nella regione.

Addestrati dall'Esercito

Parte dei membri di Paz y Justicia sono ex soldati venuti da Tabasco o Campeche. Forniti di buon armamento ricevettero, inoltre, addestramento militare da soldati in servizio. I suoi vincoli con l'Esercito erano inoccultabili.

Quando il generale Renán Castillo, comandante della settima Regione Militare, se ne andò dallo stato, l'organizzazione gli rese omaggio. Samuel Sánchez, deputato e capo visibile del gruppo, gli disse: "non la dimenticheremo mai, signore. Ci sono cose che restano incise nella coscienza degli uomini e lei rappresenta uno di questi. Tutto quello che ha fatto per noi ci obbliga alla gratitudine".

Per nascondere la sua natura violenta, Paz y Justicia pretese di presentarsi davanti al pubblico come un'organizzazione produttiva e giustificarsi come vittima dello zapatismo. Il suo discorso fu elaborato da Solidaridad Campesino Magisterial, centrale rurale del Chiapas appoggiata dai governi statale e federale a partire dalla sollevazione dell'EZLN, della quale molti membri del gruppo paramilitare furono militanti.

Il 27 ottobre 2000, la Procura Generale della Repubblica fermò Samuel Sánchez e Marcos Albino Torres (ex militare ed ex consigliere comunale di Tila) con l'accusa di porto illegale di armi ed altri crimini.

Dopo poco, Paz y Justicia si ruppe.

Le contraddizioni interne per i finanziamenti ed il comando e la sconfitta del PRI nelle elezioni federali e statali, accrebbero i conflitti interni. Una parte dei suoi membri formò la Unión Campesina Indígena Agrícola y Forestal.

La quantità di morti (il Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas ritiene responsabile Paz y Justicia di oltre 40 omicidi), il livello di rancore sociale ed il permanere dello scontro, mostrano la guerra sporca realizzata contro le comunità zapatiste che in quella regione avevano un corridoio naturale di fuga. Una guerra comandata dal cuore stesso dello Stato.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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