DA EL CORREO ILUSTRADO - LA JORNADA 9 gennaio 2005

Dai genitori di Pável González

Signora direttrice:

Prima di tutto ci permetta di ringraziare per permetterci, attraverso La Jornada, uno dei media più coerenti, di fare il seguente chiarimento e ringraziamento al subcomandante Marcos; così come di inviare un grande saluto solidale alla causa zapatista nel suo anniversario, memoria di dignità e di nobiltà, in nome di nostro figlio Pável che, anche se non materialmente presente alla lotta per queste nobili cause, è presente con lo spirito. Il suo ricordo ci dà la forza e la saggezza per andare avanti. Rimanere zitti significa entrare a far parte di tanta ignominia e cinismo, lasciando nell'isolamento tutti i grandi spiriti universitari che resistono, gli studenti impegnati, questo pezzo di futuro umano così vilmente colpito e ferito.

Grazie Marcos, la tua rabbia e la tua indignazione sono le nostre.

Chiariamo inoltre, come abbiamo già dichiarato al ministero della PGJDF, noi genitori di Pável non riconosciamo la presunta ultima lettera postuma di Pável, non siamo periti per svolgere indagini e le confronti scientifiche. Ci sono troppe cose irrisolte, contraddizioni e omissioni nella strana e inaspettata morte di nostro figlio e noi cercheremo la verità e la giustizia. Per esempio, la contraddizione sui tempi della morte, da 17 a 96 ore, sarà perchè non c'è nulla che giustifichi la scomparsa di Pável senza denaro e senza mezzi da quel doloroso 19 aprile fino al 23? Perché, se secondo I testimoni si presentava vestito, nella croce, sabato 24 il Pubblico Ministero di Tlalpan ci mostra il suo corpo nudo e dalla punta dei piedi fino ai capelli completamente coperto di terra, posto a faccia in su, con le braccia sollevate come a difendersi? Perché non c'era traccia di sangue sui suoi vestiti se la ferita del cranio era molto grande? Perché il suo fegato a pezzi e le ferite ai genitali?

Per favore: il semplice fatto di scrivere tutto questo fa male, bisogna essere disumani per resistere a tanto orrore e aberrazione. Lei dice di credere in Dio, signor Batiz, per favore non abusi dell'intelligenza umana.

Indaghi sulle minacce e sulle intimidazioni ai compagni di Pável ed alla cooperativa zapatista e alla nostra casa; anche se abbiamo fatto le relative denunce (segnalando la targa del veicolo) tutto è stato tenuto separato dal caso.

Dobbiamo anche ricordare le autorità universitarie della nostra - del popolo che la sostiene finanziariamente - massima casa di studi, che si sono tristemente dimenticate della coerenza nell'impegno sociale espressa nella massima universitaria "Por mi raza hablará el espíritu", poiché l'elevazione dello spirito è spezzato da tanta impunità che ci fa dimenticare la nostra razza, visto che stanno permettendo che la vita nella UNAM sia in mano di gruppi di potere egoisti e di gruppi fascistoidi sempre più aggressivi e impuni senza che si faccia nulla per proteggere la vita e la dignità della comunità universitaria, visto che dopo la morte di Pável e tanta violenza nella UNAM, come nella guerra sporca, le autorità universitarie non hanno rilasciato nessuna dichiarazione, e molto meno hanno svolto una seria indagine.

Grazie per la sua attenzione e auguri a La Jornada.

Viva la dignità ed il valore degli studenti in lotta e degli zapatisti.

I genitori di Pável: Mario e Lourdes Gozález

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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