La Jornada Sabato 8 gennaio 2005
Reportage / Profilo della campagna messicana
In Chiapas, frequenti truffe di multinazionali ai produttori

Lavoratori agricoli avvertono sul pericolo di "esplosione sociale" nella realtà rurale...
I contadini di San Gregorio sono vittime di imprese che promettono buoni prezzi per la vendita dei loro prodotti in Stati Uniti e Canada. Queste "corporation" che forniscono loro semi ibridi, mesi dopo spariscono con tutta la produzione senza pagare il raccolto. "Ci hanno sempre ingannato, prima con il melone, poi con l'anguria, il cempasuchil, fino ad arrivare al latte", protesta una delle vittime, "ho dato tutte le mie forze a lavorare la terra"
JUAN BALBOA - Chamic - CHIAPAS

Tutto cade a pezzi in questo luogo che 15 anni fa era uno dei distretti dotati di sistema di irrigazione - conosciuto come San Gregorio - con maggior produzione di mais, melone, anguria e ortaggi. Oggi le pareti franano, le chiuse sono distrutte e i canali pieni di sabbia; ma, soprattutto, i 14 mila ettari sono stati abbandonati dai contadini che hanno deciso di emigrare negli Stati Uniti. Pietre, alberi ed erbe infestanti non lasciano scorrere le acque che escono con forza e allagano le sponde.

La storia di San Gregorio è triste: sono passati dai 18 mila ettari coltivati al principio degli anni '90, con una produzione di mais di 72 mila tonnellate, a solo 1200 ettari con un rendimento di 4 mila 500 tonnellate nel 2004. I contadini non hanno interesse a continuare a lavorare un terreno senza capacità reale di produzione e abbandonato dai governi federale e statale. Le terre rimangono senza braccia che le lavorino: negli ultimi tre anni circa 10 mila contadini che vivevano lì se ne sono andati.

Gli ejidos Joaquin Miguel Gutierrez, Chamic, San Gregorio, Revoluciòn, San Francisco, Tierra Blanca, Tamaulipas, Sinaloa, Marcha Campesina, Nueva Linda ed altri, dei Municipi di La Trinitaria, Comitan e Chicomuselo, sono ora popolati in maggioranza da donne, vecchi e bambini. La storia si ripete nelle terre alte e umide dei coltivatori di caffè e mais in Comalapa, Pacayal, Chicomuselo, Motozintla, El Porvenir...

STORIE DI INSUCCESSI ED INGANNI

In una situazione così in decadenza e senza nessun sostegno alla produzione, i contadini di San Gregorio sono vittime di multinazionali che avevano promesso di pagare bene i loro prodotti da vendere negli Stati Uniti e in Canada; li forniscono di semi ibridi e mesi dopo queste società scompaiono con tutta la produzione senza pagare l'intero raccolto.

"Ci hanno sempre ingannato. Prima con il melone, poi con l'anguria, il cempasuchil ed alla fine con il latte", commenta a bassa voce Miguel Hernandez, un anziano del distretto. "Ho consumato tutte le mie forze a lavorare la terra".

Non gli mancano le ragioni. I contadini del distretto di San Gregorio cominciarono a produrre melone. All'inizio funzionò, la produzione era di 24 mila tonnellate. L'euforia durò solo 4 anni. Nel 2004 la raccolta si è ridotta a quasi mille tonnellate.

Con la semina del melone, ricordano Miguel Hernandez, Alberto Acuña e Roberto Figueroa - quest'ultimo è fra quelli che conoscono meglio la storia della regione - è iniziata la disgrazia. Nel 1992 i contadini di alcuni ejidos si associarono con un presunto industriale del Texas che promise loro una commercializzazione a buon prezzo. Ma, se ne andò con tutta la produzione e non tornò più. La firma che lasciò era falsa.

Con l'anguria è accaduto lo stesso, spiega Acuña. Alla fine degli anni '90 un'altra compagnia propose loro la coltivazione di questo frutto, i semi usati erano ibridi della Novartis Seeds Inc. Le promesse di prezzi buoni e facile commercializzazione furono le stesse così come la conclusione della storia: la società lasciò in Messico tonnellate d'anguria già raccolte.

La semina del cempasuchil fu il terzo insuccesso dei contadini di San Gregorio. Molti optarono per l'allevamento, come Figueroa, ma il risultato fu peggiore. "Quelli che si dedicarono all'allevamento (il 3%) si scontrarono con un mercato senza possibilità di commercializzazione del latte. Ad esempio, la Nestlè opera in regime di monopolio acquistando il latte a 2 pesos e 80 centesimi il litro, prezzo molto più basso di un litro di Coca-Cola o di acqua della peggior qualità che costa sul mercato circa 12 pesos" spiega.

I tre concordano che la realtà della campagna nella Fraylesca, negli Altos del Chiapas e nella regione di frontiera "è molto grave e socialmente pericolosa". Scherzando, affermano che il Chiapas tra poco consumerà caffè vietnamita, tortillas di mais modificato degli Stati Uniti, carni congelate del Canada, meloni delle Hawaii, vino e mele cileni, chiles cinesi e comiteco (bevanda tradizionale di questa regione) del Giappone.

IL CETRIOLO DELLA FRAYLESCA VERSO GLI STATI UNITI

Da lontano si vede un'immensa macchia bianca che copre circa 100 ettari di questa azienda modello. Sono metri e metri di reti a cui sono appesi squisiti cetrioli che vengono esportati negli Stati Uniti e in Canada.

Il rancho San Antonio è ubicato tra i Municipi di Villa Corzo e Villa Flores nella Fraylesca, una delle zone agrarie più importanti e produttive (insieme con il Sonocusco) del Chiapas, dove seminare mais era come coltivare uva in Baja California, fragole in Irapuato e ananas in Oaxaca.

La Fraylesca, colpita e distrutta durante gli ultimi venti anni dal sistema politico degli uomini di German Jimenez, ex-deputato locale del PRI, ha smesso di essere il granaio del paese per andare alla ricerca di opzioni produttive basate sulla coltivazione inntensiva. La regione si sta lentamente trasformando con nuove coltivazioni destinate a mercati a grande domanda come quelle statunitensi e canadesi.

In vari ejidos di Villa Corzo, Villa Flores e Suchiapa i contadini stanno abbandonando il mais per la semina di papaya con sementi di origine cubana. Questa, però, non è l'unica soluzione. L'esperienza di Ruben Macias del rancho San Antonio - incaricato della gestione dell'azienda e comproprietario insieme ad altri fratelli - è unica nella zona: in meno di 4 anni è riuscito a fare del luogo un laboratorio di nuove tecnologie di irrigazione (sistema a goccia), introdurre prodotti poche volte coltivati nella zona, come il cetriolo, e "scoprire" come far produrre la sua terra utilizzando sementi migliorate di imprese messicane e statunitensi.

Oggi è un esempio per gli ejidatarios e rancheros della zona e del governo statale. La distesa di circa 100 ettari è coperta da una struttura di pali di legno che sostengono 100 metri di rete bianca. Chilometri di tubo formano una specie di serpente nero che attraversa tutta la pianura e si "affaccia" ad ogni palo per distribuire l'acqua con dei contagocce. L'immensa macchia bianca che si scorge dalla casa del Rancho ed il serpente nero dell'acqua permettono buoni raccolti di cetrioli e chile dulce da esportazione. Inoltre, tra pochi mesi tutta la pianura sarà verde: saranno migliaia di aungurie che verranno raccolte nel primo semestre di quest'anno.

Macias, ingegnere di professione e ranchero per eredità, sogna una grande ripresa della Fraylesca e assicura che condividerà la sua esperienza con altri rancheros e ejidatarios che in buon numero lo hanno visitato entusiasti dei suoi risultati.

LA "FEMMINIZZAZIONE" DELLA CAMPAGNA

Poco a poco le donne cominciano ad essere la maggioranza nei villaggi che vanno dalla Sierra Madre del Chiapas alla Fraylesca; dagli ejidos della regione di frontiera agli Altos. Secondo il ricercatore Daniel Villafuerte, del Centro de Estudios Superiores de Mexico y Centroamerica de la Universidad de Ciencias y Artes de Chiapas, questa tendenza continuerà: "nel prossimo censimento demografico avremo cifre rivelatrici del predominio delle donne in campagna. C'è un problema strutturale e l'emigrazione degli uomini è una risposta a questa crisi di aspettative della popolazione giovane che sta aumentando rapidamente e non trova inserimento nei settori economici".

Il rapporto più recente della Secretaria de la Reforma Agraria (SRA) conferma che il 60% delle donne che vivono nelle zone rurali dono diventate capi famiglia e sono la principale manodopera produttiva nelle campagne di gran parte del paese. Tutto questo a causa dell'intensa emigrazione dei contadini verso gli Stati Uniti.

(tradotto da Daniele - corrodan@freemail.it)

 


Opta per la "schiavizzante ed inumana" Florida

La Fraylesca, Chis. - è nato in queste terre fertili però non parla bene lo spagnolo. Si chiama Salvador Rodríguez Gómez ed è uno dei 5 mila uomini di questa regione che hanno abbandonato la loro terra natale per cercar lavoro in Miami, dove, afferma, c'è "lavoro per sempre"; invece scareggia qui, nella sua regione natale, prima chiamata "il granaio del Messico".

È ritonato da Miami a novembre per passare la fine dell'anno con la sua famiglia, che non vedeva da più di quattro anni. Però non è venuto a riposare placidamente su una fresca amaca di questo caldo lugare.

Condivide il suo piacere di stare con genitori, zii e cugini nei lavori del campo che sono passati dalla coltivazione del mais tradizionale a quello dei prodotti per l'esportazione: papaya, peperone dolce, melone, anguria e pepinillos.

La domanda è obbligata: "Perché non ti fermi qui in Villa Corzo?". La risposta è semplice e logica: "La campagna è finita, non ci sono opportunità, c'è molta miseria ed i programmi di governo esistono solo nelle pubblicitá. Non hp niente da fare qui, vengo solo a vedere i miei".

La vita in Florida è "dura, schiavizzante, molte volte inumana", però non la cambierebbe con la "miseria senza futuro e senza denaro" in Chiapas. Si fa i conti in silenzio, si sfrega le mani e con una lieve risata risponde: "definitivamente non cambio la Florida per il Chiapas".

Juan Balboa

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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