La Jornada 7 agosto 2005
Non pretendiamo che ci seguano, vogliamo solo ascoltare
L'EZLN CHIEDE ALLE ORGANIZZAZIONI DI SINISTRA DI ESSERE UN PONTE CON LA SOCIETÀ
ELIO HENRIQUEZ ed HERMANN BELLINGHAUSEN/I - Corrispondente e inviato

San Rafael, Chis., 6 agosto - Ribadendo il benvenuto del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno ai presenti alla riunione preparatoria dell'altra campagna, il subcomandante Marcos questa mattina ha spiegato: "I compagni e le compagne che sono qui, i comandanti e le comandanti, fanno parte della Commissione Sesta, in questo caso della zona selva tzeltal. Ci sono compagni e compagne volontari che lavorano nella Sesta nella zona di confine che è la zona tojolabal, la zona de Los Altos che è la zona tzotzil, la zona nord che è la zona chol e la zona tzotz choj. In alcune riunioni ne vedrete alcuni, in altre ne vedrete altri. Il loro lavoro principale è presentarsi a tutti voi, informare le basi di appoggio di quello che si sta facendo. Il mio lavoro è funzionare come ponte tra il comando ed il comitato o le organizzazioni, persone, gruppi, che lavoreranno con noi nella Sesta Dichiarazione".

Ha inoltre chiarito che un'organizzazione politica è quella che si rivendica come tale, "come negli Accordi di San Andrés si dice: indigeno è colui che si rivendica come indigeno".

Ha aggiunto: "Vogliamo ringraziarvi per essere venuti. In primo luogo perché la relazione fra l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e le organizzazioni politiche di sinistra non è stata buona, fondamentalmente per la nostra goffaggine e la nostra inesperienza a partire dal gennaio del 1994 nel calarci in quello che era il clima nazionale ed il lavoro che quelle organizzazioni stavano realizzando. Ma, in nessun momento abbiamo messo in discussione la legittimità che voi vi siete guadagnati", ed ha citato "il riconoscimento e l'ammirazione che ci suscita a questo punto, con tutta l'offensiva neoliberista e capitalista, la gente che si definisce di sinistra, soprattutto quando la moda è essere di centro o di destra moderata.

La maggioranza delle organizzazioni di sinistra qui presenti ha un compito importante, un lavoro di base. Vi garantiamo che riconosciamo questo lavoro, non solo non lo mettiamo in discussione, ma lo riconosciamo pubblicamente".

Il capo ribelle ha aggiunto: "Sappiamo che avete corso dei rischi per venire qua, perché per quanto si dica, l'EZLN continua ad essere un'organizzazione politico-militare e su di lui pesano diversi tipi di minacce. Come lo chiamano: 'stato di diritto'? Sappiamo che venire qua o stabilire una relazione con noi implica un rischio; credo che tutte le organizzazioni qui presenti siano coscienti che affronteremo una campagna di discredito molto intensa, più di quella contro il movimento dello sciopero della UNAM nel 1999, e sono sicuro che ci sono molte scommesse che tutto questo questo fallirà, che 'qualsiasi tentativo di fare accordi con la sinistra sia destinato al fallimento, per definizione'. Siamo disposti a fallire, come già abbiamo fallito prima nella nostra relazione col Partito della Rivoluzione Democratica, con quello che fu il cardenismo e con certi settori, diciamo, progressisti".

La Sesta Dichiarazione, ha detto: "propone la vostra partecipazione diretta ed in uguaglianza di circostanze con noi nella pianificazione e realizzazione dell'altra campagna. Non stiamo pensando ad un'azione come quella della marcia dei mille 111 o alla consultazione del 1999, né alla Marcia della Dignità Indigena. Stiamo pensando ad un lavoro politico per contraddire il piano di un decennio - tutto quello che riusciremo a fare è buono. In questo senso, anche se parte con la congiuntura elettorale del 2006, quello che prospetta l'EZLN nell'altra campagna va più in là, non solo nei suoi progetti politici ma anche nel suo calendario. Nonostante l'EZLN esca e ritorni quando ci sono le elezioni, potrà costituire un intemezzo durante i suffragi, e proseguirà il lavoro indipendentemente da ciò che registrerà il processo elettorale".

Ed ha affermato: "Vi ascolteremo con rispetto, ma qualunque argomento riguardante l'appoggio alla candidatura di López Obrador o del PRD è condannato al fallimento da parte nostra, ma se qualcuno ha la pazienza ed il fegato di ascoltare argomenti a favore , non ci opponiamo.

Sono 12 anni che stiamo vedendo quello che ha fatto quel partito. Se qualcuno ha qualche dubbio su quello che propone López Obrador, ho qui le interviste rilasciate al New York Times ed al Finacial Times, insieme ai 50 impegni, alla sua storia a capo del governo del DF ed alla storia del PRD. E se qualcuno dice che dentro il PRD ci sono basi che bisogna recuperare, le recuperi lui, noi no".

Marcos ha aggiunto: "Se volete discutere sulle possibilità del PRD e della sinistra, possiamo portare i compagni colpiti dalle pallottole dei paramilitari a Zinacantán, tutti i comitati ai quali si sono voltate le spalle quando è stata votata la legge indigena, i compagni di quei villaggi aggrediti dalla ORCAO perredista, il compagno sequestrato e torturato dalla CIOAC perredista, e tutti quelli che in un modo o nell'altro, quel partito che dice di essere di sinistra, ha aggredito sistematicamente.

Non vogliamo spaventare nessuno, davvero, ma quello che non permettiamo è che siate disonesti con noi, perché noi siamo onesti con voi; a partire da ora condivideremo tutto: se arriva una proposta di Fox che vuole parlare con noi, la conoscerete, se Marta Sahagún vuole che l'altra campagna l'appoggi, lo saprete; in questo senso qualunque cosa che potrebbe essere tenuta segreta la condivideremo con voi e vi diremo quale sarà la nostra posizione, forse non ci siete abituati, ma la Sesta dice quello che dice, non c'è niente di nascosto".

Davanti ai partecipanti a questa prima riunione, Marcos ha affermato: "Potete credere a noi o no, ma siamo stati onesti quando abbiamo dichiarato, fin dalla nostra nascita come Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, la nostra convinzione non solo di non essere l'avanguardia di un movimento di trasformazione in Messico, ma pensiamo anche che questo movimento sia un prodotto dell'azione di molte forze politiche di sinistra, di cui facciamo parte. Questa azione ha bisogno per forza della partecipazione di operai, contadini, studenti, lavoratori della città e della campagna".

L'EZLN, ha chiarito, "non fa lavoro operaio né studentesco, ma fondamentalmente indigeno. Non vi contendiamo la legittimità che vi siete guadagnati nel movimento operaio, contadino o popolare. La Sesta è molto chiara, vogliamo unire le nostre lotte con quelle di operai e contadini, non vogliamo dirigere la lotta di operai e contadini. Voi avete il vostro lavoro, non lo descriverò qui, sappiate che se vi siete guadagnati il riconoscimento di questa gente, non importa se appare o no sui mezzi di comunicazione. La logica mediatica e la logica quantitativa per cui un'organizzazione è importante per il numero di gente che ha, a noi non interessa. Noi abbiamo cominciato in sei, quindi quando dicono di 'non parlare con quell'organizzazione perché è molto piccola', pensiamo che se sono più di sei ne vale la pena, può crescere.

E se arriviamo alla logica quantitativo, qui ci sarebbe il PRI - in ogni caso è quello che ha più gente -. Questo è quello che vi chiediamo, di aiutarci, non vi stiamo chiedendo di seguirci né di fare quello che vi diciamo di fare. Voi fate lavoro operaio, lavoro con gli studenti, con i cittadini, con contadini, con gruppi popolari e non governativi. Vi chiediamo di essere il ponte affinché l'EZLN possa ascoltare quello che i compagni hanno da dire su questi punti".

Se operai, contadini o studenti "sono di tendenza anarchica, non importa, vogliamo parlare con loro", ha aggiunto il subcomandante nella sua riapparizione pubblica. Lo stesso se sono trotskisti, maoisti, quello che sia, "se sono in questa grande frangia anticapitalista ed hanno un progetto ed una proposta, vogliamo ascoltarla. E vogliamo vedere se è possibile unire la nostra lotta con la vostra".

La proposta dell'altra campagna "non è di tracciare linee, né di promuovere la lotta armata. È domandare alla gente che cosa pensa. Non ci facciamo guidare dai sondaggi. Se si dice che c'è un gran movimento che appoggia López Obrador è un problema di López Obrador e della gente che è pagata da lui".

Marcos "ha avvertito" le organizzazioni presenti che "la Sesta Dichiarazione la compiremo anche da soli, e se nessuno vuole lavorare con noi, metteremo un cartello che dice: 'si tagliano cordoni di amaca, si spennano galli'".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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