La Jornada - Domenica 7 agosto 2005
Un errore, "pensare che quella gente sarebbe stata coerente"
Il PRD ci ha disprezzato e pagherà, avverte Marcos
Rifiuta qualsiasi appoggio o accordo con López Obrador

ELIO HENRIQUEZ ED AGENZIE - CORRISPONDENTE

San Rafael, Chis, 6 agosto - La gente del Partito della Rivoluzione Democratica, PRD, ci ha disprezzato "e la pagherà; li faremo a pezzetti, anche se rimaniamo soli, perché qualcuno deve far pagare quel conto", ha detto il subcomandante Marcos nella sua riapparizione pubblica dopo quattro anni e quattro mesi.

Davanti a delegati di 32 organizzazioni politiche di sinistra, oltre ad osservatori, che erano presenti alla prima delle sei riunioni programmate con distinti settori della popolazione, Marcos ha scartato qualunque possibilità di accordo con Andrés Manuel López Obrador - al quale si è riferito come l’innominabile -, perché nel partito del sole azteco "hanno costruito una relazione di disprezzo con noi e lo pagheranno; glielo promettiamo e lo faremo... e con tutti, e non è vero che siamo solo" contro il PRD; "siamo contro tutta la classe politica": il PRI, il PAN ed il PRD.

"Non siamo disposti a riunirci con gente di quel partito; sì possiamo discutere, ma non aprire ad una presunta interpretazione che forse stiamo giungendo a qualche accordo, perché non faremo nessun accordo con loro". "Ci hanno tradito dallo stesso momento di cui ci siamo fidati di un movimento cardenista".

Marcos ha chiarito che sono disposti a discutere se la candidatura dell'ex capo di Governo del Distretto Federale "aprirà una gran opportunità" nel futuro. Ha precisato che "non è una condizione per stare qui, per stare contro lui, né per nessuno". Quel che sì è chiaro è che "non possiamo agganciare l'altra campagna ad una campagna elettorale".

Ha precisato che López Obrador "non vuole ritornare al passato socialista; ci va a distruggere tutti. Qualunque argomento che giri attorno all’appoggio della candidatura di López Obrador o del PRD è condannato a fallire con noi", ha aggiunto secondo un fax dell'agenzia Reuters.

L'atteggiamento dell'EZLN rispetto a López Obrador non è qualcosa di nuovo nella condotta zapatista: "L'abbiamo fatto sempre: quando (Carlos) Salinas era nel suo punto più alto gli è successo quello che gli è successo; quando (Vicente) Fox era nel suo punto più alto gli è successo quello che gli è successo; quando 'l’innominabile’ era nel suo punto più alto gli è successo quello che gli è successo".

Il subcomandante ha dato questa notte una valutazione sulle riflessioni esposte dai presenti durante la giornata - più di 200 - all'incontro che è iniziato prima delle nove di mattina e si è concluso 12 ore dopo, anche se le riunioni "bilaterali" con ogni organizzazione si sono prolungate fin dopo la mezzanotte. Quasi tutti hanno accennato a López Obrador, alcuni contro, altri a favore, ed hanno fatto delle proposte per costruire la nuova forza politica.

Con la sua uniforme militare, la sua pistola alla cintura, scortato da sette guerriglieri armati e seduto dietro la dirigenza politica - sette uomini e nove donne incappucciati che insieme a lui partecipano all'organizzazione dei lavori della Commissione Sesta che si incaricherà della parte politica nazionale per promuovere la creazione di una forza politica di sinistra e l'altra campagna -, Marcos ha ascoltato con rispetto e tolleranza tutte le opinioni. Perfino, quando alcuni dei presenti chiedevano che finissero alcune esposizioni prolisse, è intervenuto per chiedere di lasciar concludere. "Ascoltiamo chiunque voglia parlare".

Dato che una delle principali preoccupazioni di molti degli assistenti all'incontro era dare una definizione circa López Obrador ed il PRD, il subcomandante – al quale si notavano alcuni chili di peso in più rispetto a quattro anni fa – ha dedicato una buona parte del suo messaggio a questo tema. "Quello che vogliamo è essere sinceri: 12 anni fa vi abbiamo detto che credevamo nel PRD, ma ci siamo sbagliati pensando che quella gente sarebbe stata coerente con quello che diceva; non è coerente e non ripetiamo lo stesso errore, perché là se si sbagliano perdono un'elezione, ma qua se ci sbagliamo perdiamo tutto", ha affermato.

E inoltre: "Non è giusto che un partito si sia costruito un'immagine di sinistra che non è vera, e non ha a che vedere col potere, ma coi principi della convinzione… perché colui che non rispetta neanche i propri morti non rispetta niente".

Sotto la tenda in questa comunità zapatista che era la finca El Zapote fino al 1994, Marcos ha sostenuto che sono disposti ad assumersi la responsabilità del momento storico: "Quando ci dicono che sarà per colpa nostra se non arriva al potere un governo di sinistra, non c'importa, vogliamo poter rivolgerci ai nostri morti e senza provar vergogna". "Possiamo sbagliarci, ma mai tradire: non possiamo appoggiare colui che ci ha ingannato, neanche se rimaniamo soli e passiamo alla storia per essere torpi e per avere messo le questioni etiche al di sopra di quelle pratiche".

Ha sottolineato: "Sappiamo che perderemo molta gente, che saremo più deboli nella legittimità che abbiamo fuori ed anche che è più facile che ci arrivi un attacco militare, ma se non lo dicevamo eravamo disonesti con voi". Insomma "il problema del potere non è un nostro problema: l'EZLN non lotta per il potere, ma non dice che non bisogna lottare per il potere".

"Faremo l'altra campagna e riunioni bilaterali (con le organizzazioni interessate a partecipare a questa iniziativa) per costruire un programma nazionale di lotta, ma senza metterci nel processo elettorale". Ad ogni caso alla fine delle riunioni programmate "decideremo se andiamo ad un terzo dialogo nazionale, ad una promotrice, ad un fronte o se parleremo con (Santiago) Creel, con Marta Sahagún o con chicchessia, ma tutti insieme, questo è quello che offriamo e che faremo".

Con questa dichiarazione si è chiusa la riunione, nella quale molti dei gruppi presenti hanno dichiarato la loro adesione alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. Prima di concludere, Marcos ha detto che non risponderà ad interviste fino all'ultima riunione, programmata per il 16 settembre.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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