La Jornada - Domenica 6 marzo 2005
Guillermo Almeyra
Osservazioni al sub

Incominciamo dalle cose positive: Marcos richiama alla mobilitazione, pacifica, contro l'esautoramento di Andrés Manuel López Obrador e distingue chiaramente tra il dovere elementare di ogni democratico e l'appoggio a posizioni e programmi politici della vittima di quest'aggressione pseudogiuridica che correttamente qualifica come illegale ed illegittima. Inoltre, rompe il pernicioso silenzio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, EZLN (che non si era pronunciato né sul dialogo nazionale per un altro progetto di paese che, tuttavia, è appoggiato da importanti sindacati, organizzazioni contadine, una parte progressista del mondo cattolico e molti studenti ed intellettuali, né sul senso, per i lavoratori di Guerrero, della loro vittoria elettorale utilizzando le sigle del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD), né ha fatto commenti in campo internazionale). Se prima ha trovato il tempo di scrivere un brutto romanzo sentimentalista, ora, fortunatamente, riflette su quello che accade nel paese e, quindi, colpisce anche i contadini-indigeni del Chiapas che, fino ad ora sono stati trattati come se vivessero in un altro pianeta.

È importante che le differenze con López Obrador - che sono di fondo - non abbiano impedito a Marcos (che si suppone parli sull'argomento a nome dell'EZLN) di assumere una posizione chiara contro gli attentati alla legge e alla democrazia, e dichiarare che l'esautoramento chiuderebbe la strada della conquista del governo per via elettorale, costituendo così un vero colpo di Stato che farebbe retrocedere il paese al 1910. È altrettanto corretto criticare chi sceglie la teoria del "male minore" (o del "candidato meno peggio" e confondono il rifiuto indignato dell'esautoramento con l'appoggio al candidato, invece di cercare quello che è meglio per i lavoratori ed il paese, e di partire dalle rivendicazioni e mobilitazioni popolari, operaie e contadine per tentare di trovare un programma ed un'organizzazione indipendente tanto dai progetti del governo quanto dalle manovre degli apparati di partito.

Il "voto utile" ha già dimostrato il suo carattere inutile e reazionario con l'elezione dell'attuale Presidente dei grandi capitali. Sfortunatamente, non tutta la lettera rompe con il settarismo. Se Cuauhtémoc Cárdenas fosse, come scrive Marcos, davvero "benedetto da Fox e dal salinismo" (che in realtà cercano di contrapporlo a López Obrador) e questo non fosse altro che un candidato "circondato dal peggior salinismo-priísmo", perché la feroce campagna dei mezzi di comunicazione ed il tentativo di esautoramento, proprio ispirati dal foxismo, salinismo, priismo? È legittimo respingere il carattere borghese e le posizioni di questo o quel candidato del PRD, ma non serve a niente confondere affermando che tutti sono borghesi, che sono tutti uguali, senza analizzare le differenze che esistono tra i diversi settori e candidati borghesi, e le possibili crepe che questo apre nell'establishment, favorendo chi non vuole un cambiamento di persone ma un cambiamento sociale. Non è neppure legittimo disprezzare il senso dell'appoggio popolare alla lotta contro l'esautoramento, o il senso dato dai guerrerensi al loro voto per il PRD, invece di tentare di sviscerare che cosa vuole la gente quando si unisce intorno a candidati o sigle che cerca di utilizzare per cambiare i rapporti di forza politici e tra le classi, senza per questo consegnare loro un assegno in bianco. È giusto combattere le illusioni popolari, ma non è sensato ignorare su che cosa si basano e quali sono le loro dinamiche.

Se non si vuole avere un atteggiamento da élite settaria, bisogna stare vicini a quelli che lottano per la giustizia e per un paese indipendente, in cui chi lavora possa vivere con dignità. Nello stesso tempo, è necessario differenziarsi dalle illusioni ed errori di chi sta nello stesso campo (e non sono, quindi, avversari) per aiutarli a comprendere che quello di cui si ha bisogno è un cambiamento di sistema, non di persone al governo, e diffondere tra loro le idee-forze che permettano loro di organizzarsi in maniera indipendente ed avanzare da una politica nazionale e democratica fino ad una soluzione anticapitalista.

Orbene, la lettera di Marcos, al di là della proposta di mobilitazione contro l'esautoramento, non contiene una sola idea-forza né si rivolge a nessuno in concreto (né ai sindacati in lotta, né ai settori contadini in mobilitazione, né agli studenti in cerca di un'alternativa); si rivolge solo ad imprecisati gruppi rivoluzionari minoritari, dando l'impressione di cercare un accordo di sigle o un fronte solo con loro. Ovviamente, nessuno può negare che il numero di membri di un gruppo non ha un'importanza decisiva (quelli che diressero la Rivoluzione russa potevano stare in due taxi nel 1915), ma bisognerebbe definire, soprattutto, che cosa pensano i gruppi che si proclamano rivoluzionario e quali sono i loro metodi ed il loro tipo di organizzazione interna.

Le autoproclamate avanguardie, non sono né avanguardia né, per forza, hanno un ruolo fondamentale nei cambiamenti sociali decisivi. Questi sono sempre opera della maturazione dei comuni operai e contadini, dal cui livello di coscienza si deve partire per aiutarli nella loro esperienza. Ed in loro, e non nei loro leader transitori, bisogna concentrare l'attenzione e l'azione.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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