La Jornada - Venerdì 4 novembre 2005
Sono aumentate l’esclusione e l’ingiustizia sociale, avverte
Si è prodotta più povertà in questo sessennio: Morales Orozco
Stiamo peggio che sei anni fa, dice il rettore della Uia

ALMA E. MUNOZ

Secondo il rettore dell’Università Iberoamericana (Uia), José Orozco Morales, in questo sessennio si è prodotta più povertà, esclusione, emarginazione e ingiustizia sociale. “Onestamente credo che stiamo peggio che cinque o sei anni fa”. È diminuita “moltissimo” la spesa per l’educazione e l’assistenza sociale; c’è disoccupazione, mancanza di investimenti pubblici e privati.

Dopo aver inaugurato il terzo Seminario Itinerante di Povertà e Esclusione del Sistema Universitario Gesuita, l’accademico ha osservato che davanti a questo panorama le università della Compagnia di Gesù creeranno un “nuovo progetto di nazione”, attraverso il quale offriranno ai candidati presidenziali, al momento che si definiranno, soluzioni per attenuare l’impatto e le cause del fenomeno.

Prima, Morales Orozco, durante il suo intervento davanti a specialisti in materia di politica sociale dell’America Latina - i quali fra ieri e oggi stanno analizzando, nel campus Santa Fe, alternative di soluzione alla povertà e alla disuguaglianza nel paese -, aveva osservato che l’intenzione è quella di dare un apporto affinché gli aspiranti a governare considerino che al Messico “occorre un progetto che risponda veramente a più bisognosi”.

Bisogna capire - ha osservato - che la povertà ha smesso di essere meramente congiunturale per convertirsi in un tema permanente. La lotta a questo flagello e la ricerca della giustizia sono già “parte integrale della nostra missione”. “In modo molto speciale, in America Latina tutte le istituzioni che appartengono alla Compagnia di Gesù si sono proposte da diversi anni di investigare sulle cause della povertà per dare un contributo, che deve essere multidisciplinare per poter affrontare la complessità del fenomeno”.

Più avanti, il rettore del alma mater del presidente Vicente Fox ha insistito – in un’intervista - sul fatto che tutte le università gesuite del Messico si devono inserire in “questo processo per creare un progetto nuovo della nazione, molto più includente che quello che abbiamo ora”. Possiamo apportare, ha sottolineato, soluzioni “se non radicali, almeno che comincino ad attenuare la povertà. Sappiamo che questo modello globalizzatore sta producendo più esclusione, più povertà, più concentrazione della ricchezza in molte poche mani, in molti pochi paesi”.

- Il panorama che si vede a questa altezza del sessennio, non è incoraggiante? Si presume che ci sia una riduzione della povertà…

- Un livello macroeconomico è incoraggiante in quanto si è mantenuto in equilibrio la spesa pubblica. Ma il problema è che questo non si vede riflesso nella vita reale del cittadino comune e corrente, delle famiglie. E questo sistema sta producendo più povertà, più esclusione, più emarginazione, più ingiustizia. Inoltre, coloro che, in un certo momento, difesero la soluzione della giustizia e della povertà attraverso questo modello economico nel quale abbiamo vissuto durante gli ultimi 10 anni, non ci credono più. Stanno cercando altre alternative. Io sì credo che onestamente stiamo peggio che cinque o sei anni fa.

Per quanto si dica che la povertà in Messico si è attenuata, cosa molto discutibile in base ai criteri con i quali si valuta, vediamo la disoccupazione che c’è, la mancanza di lavoro e di inversione privata e soprattutto pubblica, semplicemente per mantenere un equilibrio macroeconomico”.

E tutto questo - ha aggiunto il rettore Morales Orozco - si riflette sull’educazione. “Soprattutto su quella pubblica. Non si stanno dando tutti i soldi necessari per la su copertura e qualità, indipendentemente da come si maneggiano questi fondi, lì certamente sta gravando questo modello, perché si è diminuita moltissimo la spesa per l’educazione, per l’assistenza sociale; tutte le spese sociali sono state diminuite”.

Ha ricordato che neanche la ricerca superiore è per questo governo una “priorità reale. I progetti di bilancio, quando si presentano, subiscono sempre un ribasso. (Il presidente) si era impegnato nel dare l’uno per cento del prodotto interno lordo e non è arrivato neppure a .5. Non si è fatto fronte ad un impegno e ad una necessità reale”.

La speranza è l’ultima a morire - ha detto il rettore della Uia. “Stiamo imparando ad essere un paese democratico. Speriamo che i candidati non si fissino su se stessi o sul potere per se stessi, ma sui bisogni del paese, e che presentino veramente un progetto; che non si servano del potere, ma che usino il potere per servire” .

(tradotto da Elisa Puggelli)

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