La Jornada - Domenica 4 settembre 2005
Marcos: più di 680 organizzazioni hanno aderito alla Sesta Dichiarazione
La comandante Amelia chiede alle donne di unirsi e di lottare per i loro diritti

ELIO HENRIQUEZ - CORRISPONDENTE

Dolores Hidalgo, Chis, 3 settembre - Il subcomandante Marcos ha affermato che l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, EZLN, ha convocato l'altra campagna perché è convinto che si può cambiare il mondo in un altro modo, non solo versando sangue in guerra.

Ha detto che nelle recenti settimane l'EZLN ha avuto contro una "intensa campagna dei media perché non brucia incenso né canta lodi" ad Andrés Manuel López Obrador e perché non si unisce alle campagne elettorali ufficiali.

Ma l'altra campagna "è uno scandalo" perché gli zapatisti "non solo si propongono di fare un'altra politica mentre la politica che impera è quella elettorale; non solo prendono come emblema un pinguino che non è neanche pinguino, ma un pollo che cammina come pinguino zoppo, mentre l'emblema di moda è il galletto nero giallo (alludendo a López Obrador); non solo usano i sondaggi come carta non molto igienica, mentre quello che si dovrebbe fare è prenderle come una dichiarazione di principi".

Segnalando che un sondaggio recente lo ubica al 36 per cento di impopolarità, Marcos ha commentato: "A mia difesa posso allegare che il mio rating è basso, perché è solo da un mese che sto apparendo pubblicamente".

In tono ironico, ha aggiunto che si sforzerà di "superare quel misero 36 per cento" e di raggiungere "il 100 per cento di impopolarità". Rispondendo ad una lettera arrivata da Xochimilco, Distretto Federale, che ha letto nella sessione inaugurale, ha affermato che se gli zapatisti volessero mangiare come ricchi "ci saremmo già venduti o affittati e staremmo facendo la fila negli uffici di qualche partito politico per essere messi in lista".

Alla quinta riunione preparatoria per l'altra campagna, incominciata alle 10 e 30 in questo nuovo villaggio, appartenente al municipio autonomo San Manuel, Marcos è arrivato a cavallo, scortato da 12 guerriglieri armati, come già 15 giorni fa in questa stessa comunità, per l'incontro con le organizzazioni sociali.

Pochi minuti prima erano arrivati a piedi, i 15 comandanti - otto donne e sette uomini - che integrano la commissione sesta. Per la prima volta nella serie di riunioni iniziate il 6 agosto scorso, nella comunità di San Rafael, l'incontro di oggi è cominciato, per onorare il mese della patria, con la collocazione della bandiera rossonera dell'EZLN e di quella messicana, alle spalle dei dirigenti ribelli, nel posto dove una partecipante aveva collocato l'immagine della Vergine di Guadalupe.

Quindi si sono cantati gli inni nazionale e zapatista. Seguendo lo stile degli altri incontri, il benvenuto è stato pronunciato da uno dei comandanti dell'EZLN che ha dato la parola alla comandante Amelia che a sua volta ha chiamato le donne ad unirsi ed a lottare per i propri diritti. "Conosciamo già i nostri diritti, ora siamo libere di lavorare e divertirci", ha affermato. "Ya basta con così tanta umiliazione e sfruttamento da parte degli uomini".

È stata lei a dare la parola al sup, le cui prime frasi sono state dedicate ai rappresentanti dei media: "Ai compagni - se si sono già uniti alla Sesta Dichiarazione dei Selva Lacandona - giornalisti chiediamo che ci diano la possibilità di fare il nostro lavoro, noi stiamo rispettando il loro". E questo perché - come in altre occasioni -, quando stava per parlare, molti dei presenti seduti gridavano a fotografi e cameraman di sedersi pure loro per poter vedere il dirigente ribelle.

Oggi il più sgridato è stato un inviato della televisione KBS News, della Corea. In varie occasioni come questa si sono generate accalorate discussioni tra i comunicatori ed i presenti. Marcos ha incominciato a leggere il suo messaggio, di nove pagine, informando che fino al primo settembre avevano aderito alla Sesta Dichiarazione 51 organizzazioni politiche, 95 indigene, 143 sociali, 392 non governative, collettivi e gruppi, mille 168 persone in Messico e 306 internazionali.

Davanti ai 700 presenti, tra cui si trovavano le attrici Ofelia Medina ed Ana Colchero, ha manifestato il "piacere" che dà agli zapatisti "vedere di nuovo molte persone che sono state vicino a noi fin dall'inizio dell'insurrezione", nel gennaio del 1994. "Alcune si sono allontanate per qualche tempo, altre sono state sempre attente al movimento”.

Ha sottolineato che tutte questi persone "sono fondamentalmente nobili, buone ed oneste" e che forse per questo motivo "non sono né candidate né funzionari di nessun partito elettorale".

Però, ha aggiunto, "non smette di sorprenderci che dopo l'intensa campagna di media che abbiamo avuto contro, per non bruciar incenso né cantar lodi all'altro innominabile (López Obrador, che due ore e mezza dopo sarebbe arrivato in Tuxtla Gutiérrez) e per non unirci alla campagna dell’alto, ci sia ancora gente che pensa sia possibile tentare un altro modo di fare politica".

Dopo aver ringraziato i presenti che "in mezzo a tutto il rumore dall’alto hanno avuto la pazienza e l'interezza di ascoltare, di ascoltarci", il subcomandante ha aggiunto: "E parlando di inchieste, ho appena letto uno di quegli intellettuali - che scambiano l'analisi critica con il culto per i sondaggi (non ne ha menzionato il nome) - che ci fa notare che gli ultimi indici di popolarità fanno salire López Obrador al primo posto".

Ed invece, ha proseguito, le inchieste di impopolarità mettono al primo posto il sup con il 36 per cento. "Ci rimprovera questo signore, perché i sondaggi sono più importanti dei principi. Si è fatto, come si dice, lo sgambetto da solo", perché "se qualcosa abbiamo dimostrato noi neozapatisti dell'EZLN è che tutto quello che facciamo e che diciamo lo facciamo guidati dai nostri indici di popolarità". E continuando con l’ironia ha dichiarato che si sforzerà di raggiungere "il 100 per cento di impopolarità. Questo è il colmo dell'altra campagna, perché in questi tempi, cioè quelli nei quali contano le alte percentuali, gli indici elevati e le grandi quantità, i neozapatudi decidono di fare una riunione speciale per ascoltare ciò che vuole dire una persona, un individuo o un’individua che rappresenta se stessa".

Inoltre gli ezetaellenne non domandano a quelli che aderiscono alla Sesta se hanno la carta di credito o la credenziale di elettore e così possono arrivare bambini e bambine e dire la loro parola ed affermare che se l'altra campagna non li ascolta allora non è "un'altra campagna".

Nonostante che la pancia gli sia diminuita, Marcos ha ancora scherzato - come aveva già fatto le ultime tre settimane - su quanto pubblicato circa "i chili in più", che erano stati notati alla sua riapparizione pubblica, il sei agosto, dopo più di quattro anni.

Dopo gli scherzi, ha informato che in questa comunità, collocata sui terreni che appartennero al rancho Campo Grande, sono arrivate "alcune persone che vengono dalla Gran Bretagna" e stanno facendo un documentario per l'organizzazione Amnesty International sui diritti umani in Messico.

Ha aggiunto che gli hanno chiesto di fare "una, anche se breve, dichiarazione" sul futuro dei diritti umani in Messico dentro l'attuale clima politico.

La sua risposta è stata che dato che l'altra campagna è anche un posto per i bambini e le bambine, avrebbe letto nella riunione di oggi le lettere che gli hanno inviato i fratelli/sorelle Peñaloza Mojica, di Banco Nuevo, nella Sierra di Petatlán, Guerrero. E così ha fatto. Ha letto le missive che Anabel, Ana Laura, Adisbeth, Isaac ed Adalid Peñaloza Mojica avevano scritto nei giorni passati al presidente Vicente Fox, al governatore di Guerriero (Zeferino Torreblanca) ed a deputati e senatori, ecc., per esigere giustizia per il crimine contro i loro fratelli Amando ed Abatuel, assassinati a causa della difesa dei boschi del loro padre.

Nelle lettere, i minorenni dicono che hanno dovuto fuggire dalla loro comunità per le persecuzioni, mentre gli assassini dei loro fratelli "camminano liberi". Aggiungono che altri contadini che difendono il bosco "hanno un ordine di cattura pendente, per cui si domandano: perché tanta ingiustizia per i poveri e tanto appoggio del governo ai caciques?".

Finendo di leggere i racconti dei bambini sulle ingiustizie contro la loro famiglia, Marcos ha dichiarato: "Credo che questo testo che vi ho letto valga più di qualsiasi dichiarazione che io possa fare sui diritti umani in Messico nell'attuale clima politico che, come dicono lassù, è elettorale".

Poi ha letto un'altra lettera firmata da Jorge Luis Muñoz e da sua moglie Chela che vivono a Xochimilco. Dato che non potevano partecipare alla riunione, fanno alcune proposte per l'altra campagna, come quella che si articolino gli sforzi produttivi dispersi per aprire un mercato ed appoggiare i produttori.

"Il sup, grasso e pagliaccio, non è tanto umile come dice"

Nel poscritto, signora Chela scrive al dirigente ribelle: "Caro sup: Lei mi sembra molto grasso e fa il pagliaccio, ma non è poi tanto umile come dice, perché mangia come un ricco, però bene, forse la mia è pura invidia perché sono una poveraccia come qualunque contadino, però le voglio dire che esistono altri modi per cambiare il mondo, non solo versando sangue: uno di questi è smettere di essere alienato da qualunque cavolata, come quelle dei partiti o del guerriglierismo, o del narco o dei dark puritani, eccetera".

Questo ha dato a Marcos l'opportunità di evocare il subcomandante Pedro - secondo nel comando dell'EZLN - caduto in combattimento durante la presa del capoluogo municipale di Las Margaritas nei primi giorni del gennaio del 1994 e di dire che né lui né i suoi compagni mangiano bene.

A lui "va via la fame" in occasioni come queste, in cui deve occuparsi dell'organizzazione delle riunioni preparatorie dell'altra campagna. "Credo che sia il mio modo", perché Pedro, "con le preoccupazioni, aveva sempre più fame ed io gli ho sempre detto che aveva uno stomaco da avvoltoio, perché gli entrava di tutto e niente gli faceva male, mangiava molto e continuava ad essere snello e forte".

Dopo aver negato di mangiar yogurt alla frutta, ha aggiunto: "Io sono a favore dell'obesità naturale e non della magrezza di plastica". La lettera della signora Chela ha pure dato lo spunto al subcomandante per chiudere il suo messaggio: "Anche noi siamo d’accordo con lei che esistono altri modi per cambiare il mondo e non solo versando sangue, per questo motivo non vi stiamo chiamando alla guerra, ma invece ad un'altra campagna, dove lei, e gente come lei, dica la sua parola e ci sia qualcuno, almeno noi, che l'ascolti".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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