La Jornada - Sabato 3 dicembre 2005
RISPETTO PER TUTTI GLI ATTIVISTI SOCIALI, COMPRESO MARCOS, DICHIARA LOPEZ OBRADOR
RENATO DAVALOS E ELIO HENRIQUEZ - Inviato e Corrispondente

San Cristobal de las Casas, Chis., 2 dicembre - Da Los Altos del Chiapas, col bastone del comando che le comunità indigene gli hanno consegnato le comunità indigene, il precandidato presidenziale perredista Andrés Manuel López Obrador si è impegnato ad essere il "principale promotore degli Accordi di San Andrés Larráinzar", e all'Altra Campagna che realizzerà qui il subcomandante Marcos, ha dichiarato che Marcos esercita un suo diritto, e non una gentile concessione.

"Non voglio entrare in merito, deciderà il popolo", ha risposto quando gli è stato chiesto se la campagna zapatista gli sottrarrà voti. "Dobbiamo cambiare il modo di fare politica", le stesse parole che Marcos ha utilizzato per definire il viaggio che farà in tutto il paese che inizierà dalla stessa piazza il primo di gennaio, e dove López Obrador ha raccolto circa 5 mila persone.

A Ocozocoautla l'ex capo del Governo della capitale ha criticato la proposta di dare autonomia agli enti finanziari nazionali. "È un boicottaggio dell'Esecutivo, perché si tratta di poteri satelliti", ha dichiarato.

"Non è il momento. Perché non si aspettano le elezioni? Che lascino al presidente la possibilità di decidere al riguardo". In una serata gelida, con il "chuj tzeltal" ed il cappello con i nastri colorati, l'aspirante presidenziale ha dichiarato di essere consapevole che gli accordi di San Andrés dipendono dall'approvazione del Congresso dell'Unione, ma ha sottolineato che "aiuta molto l'intervento del Presidente della Repubblica".

López Obrador ha ascoltato le richieste lette da Antonio Saintz, di Tenejapa; Cristóbal López, di San Juan Chamula, e Nicolás Díaz, di San Andrés Larráinzar, che vertevano nell'esigenza del compimento degli Accordi di San Andrés, firmati il 16 febbraio 1996. Proposte fatti nella stessa piazza da dove partì la carovana zapatista il 24 febbraio del 2001 e punto di partenza dell'Altra Campagna il 1° di gennaio.

"Abbiamo sopportato gli inganni e l'oblio dei governi che promisero di risolvere le nostre domande. Vogliamo essere ascoltati e considerati dai governi e non ci stancheremo di esigere il loro compimento. Non vogliamo leggi imposte né aiuti palliativi che generano altra povertà, ma giusti aiuti per l'agricoltura. Le manifestiamo il nostro totale appoggio alla sua candidatura", hanno dichiarato.

Nel chiosco, si poteva vedere uno striscione ai suoi piedi, con scritto: "Diffida dei salinisti e degli opportunisti come Rubén Velázquez" (segretario di Governo). In un passaggio allusivo al presidente Fox, ha segnalato che è una "vergogna" che il mandatario sia finito per essere alleato e mano nella mano con Salinas de Gortari quando in campagna elettorale diceva che con "Salinas nemmeno al bagno", sarebbe andato.

Trecento incontri

La transumanza lopezobradorista oggi è passata per i campi seminati a mais di Villaflores, le vaste selve e le estese valli che circondano Ocozocoautla ed il territorio zapatista.

Un passaggio fugace del convoglio per Oventic, San Andrés Larráinzar, per culminare nella Piazza della Cattedrale di San Cristobal. López Obrador termina in questo modo una precampagna attraverso 300 distretti elettorali. Trecento incontri che "saranno superati nella campagna che inizia il 19 gennaio", ha promesso.

La campagna zapatista, un diritto

"Rispetto Marcos, non litigherò con lui", ha rimarcato. "Rispetto tutti gli attivisti sociali. Ognuno prenderò le decisioni che riterrà opportune", ha riferito in una breve intervista a Ocozocoautla.

- E l'Altra Campagna?
- È un suo diritto. Non è una gentile concessione. Ha la libertà di farlo.
- Le sottrarrà voti?
- Non voglio parlarne, sarà il popolo a decidere. Fino ad ora c'è andata molto bene. Non credo che ci siano problemi.

López Obrador ne ha approfittato anche per denunciare che alla giornalista Eloísa Díaz, che ha incontrato alla vigilia a Tapachula e che gli ha riferito del clima repressivo della libertà di espressione, è stato comunicato che quello di ieri sera è stato il suo ultimo programma di radio.

"Non è giusto che si applichi il bavaglio. È riprovevole ora più che mai che si reprimano queste libertà, perché è qualcosa che ci lega al passato. È un oltraggio. Speriamo che non le tolgano il programma", ha detto.

Gli zoques della regione gli hanno messo al collo una corona di fiori di candox che poi López Obrador si è tolto con delicateza: "Tolgo la corona così posso parlare meglio". Ha posto in rilievo la ricchezza culturale e la coesione data storicamente al paese.

Come a Villaflores, ad Ocozocoautla sono apparse le insegne di Plácido Morales, ex dirigente statale priista ed ora aspirante alla candidatura del sole azteca. Entrambe le comunità hanno il 70% della popolazione gettata nella povertà.

Nella piccola piazza di Coita, come chiamano questo villaggio, la gente è arrivata da Jiquipilas e da Cintalapa, anch'essi coltivatori di mais. - A presto! - ha salutato López Obrador un piccolo gruppo di donne avvolte nei loro scialli, ai piedi della chiesa di San Juan Bosco.

In precedenza, a Villaflores, il meeting lopezobradorista ha risentito dell'aiuto del segretario di Governo, Rubén Velázquez, come denunciato dai perredisti. Solo 400 persone circa hanno sventolato le insegne di Plácido Morales.

Il deputato Emilio Zebadúa e Rutilio Escandón accompagnavano l'ex capo di Governo che ha ribadito l'appello al perredismo di lasciarsi dietro la "politica spicciola e guardare in alto. Dobbiamo privilegiare l'unità e anteporre gli interessi personali a quelli di gruppo". Qui non c'è libertà di espressione, gli ha detto Sandra Luz, con riferimento a Eloísa Díaz. Nel suo messaggio, López Obrador ha garantito i produttori di mais che la clausola del TLCAN non entrerà in vigore
nel 2006.

Alcuni candidati "superficiali" promettono di aprire impianti della Pemex, ma questo non succede, ha denunciato. Bisogna farla finita con i "distinti ladri" che si continua a trattare con rispettabilità. Ci hanno messo in testa l'idea che i ladri sono quelli che rubano una gallina, ma sono questi i veri ladri, ha gridato.

Messico, ha aggiunto, è il quarto paese al mondo per la presenza di miliardari, ma è fra i prini per la presenza di poveri. Domani a Ocosingo, Comitán e Palenque.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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