RIUNIONE CON PERSONE A LIVELLO INDIVIDUALE, FAMILIARE, DI QUARTIERE, DI COMUNITÀ, DI STRADA, DI VICINI
3 settembre 2005
PAROLE INIZIALI DELL'EZLN
Benvenute compagne, benvenuti compagni.
È già nota la modalità della riunione. Chiunque voglia parlare può farlo, anche se è un bambino o una bambina, perché l'ascoltiamo con la stessa attenzione, lo stesso interesse e la stessa serietà che chiunque altro. Vi dico solo che, come è successo nella riunione anteriore, non è obbligatorio che facciate un discorso, potete cantare, ballare, dire una poesia o fare quello che pensate sia meglio per esprimere la vostra opinione ed il vostro pensiero.
Vi informo che, fino al 1° di settembre si sono iscritte:
51 |
organizzazioni politiche |
95 |
organizzazioni indigene |
143 |
organizzazioni sociali |
392 |
ong, collettivi e gruppi |
1.168 |
persone a livello individuale |
306 |
internazionali |
Compagni e compagne,
ci fa molto piacere vedere di nuovo molte persone che ci sono state vicine fin dall'inizio dell'insurrezione. Ci fa piacere vederle qui o vederle nella lista di coloro che aderiscono, anche se non hanno potuto venire in questa occasione. Alcune si sono allontanate per un periodo, altre sono state sempre attente al movimento. Sono tutte persone fondamentalmente nobili, buone ed oneste. Forse per questo non sono né candidate né funzionari di nessun partito elettorale. Ad ogni modo, non smette di sorprenderci che - nonostante l'intensa campagna di media che abbiamo avuto contro visto che non bruciamo incenso né cantiamo lodi all'altro innominabile e che non ci uniamo alla campagna dell’alto – ci sia ancora gente che pensa che è possibile tentare un altro modo di fare politica. Vi ringraziamo davvero perchè, nonostante tutto il rumore dell’alto, avete la pazienza ed interezza per ascoltare, per ascoltarci.
E parlando di sondaggi, ho appena letto uno di quegli intellettuali (di quelli che hanno scambiato l'analisi critica col culto dei sondaggi) che ci avverte che gli ultimi sondaggi di popolarità mostrano al primo posto López Obrador, molto al di sopra dei suoi colleghi. E che, invece, i sondaggi di impopolarità mettono al primo posto il Sup, con un 36 per cento. Ci rimprovera, questo signore, perché i sondaggi sono più importanti dei principi. S’è fatto, come si dice, uno sgambetto da solo. Perché se qualcosa abbiamo dimostrato noi neozapatisti dell'EZLN è che tutto quello che facciamo e diciamo, lo facciamo guidati dai nostri indici di popolarità… A mia difesa posso allegare che il mio rating è basso perché sto apparendo pubblicamente appena da un mese, e quindi vi annuncio che non mi sta bene e che mi impegno a superare quel misero 36 per cento per arrivare al 50, al 75 o perfino il 100 per cento di impopolarità…
Questa è la riunione di persone che a titolo individuale, familiare, di strada, di quartiere o di comunità aderiscono alla Sesta e vogliono partecipare all'altra campagna. Cioè, come si dice, è una riunione per ascoltare individui ed individue.
Questo è il colmo dell'altra campagna. Perché in questi tempi dove contano le alte percentuali, gli indici elevati e le grandi quantità, i neozapatudi decidono di fare una riunione speciale per ascoltare ciò che vuole dire una persona, individuo o individua, che forse a mala pena rappresenta se stessa (perché sarà sempre necessario che presenti il verbale che l'accredita come tale), o che è stata nominata dalla sua famiglia, dalla gente della sua strada o del suo quartiere o della sua comunità o dai suoi vicini.
E non solo: gli ezetaellenne non domandano a quelli che aderiscono alla Sesta se hanno la carta di credito o la credenziale da elettore, cosicché possono anche arrivare dei bambini e delle bambine e dire la loro parola e dichiarare che se l’altra campagna non li ascolta come bambini e bambine, allora non è "un'altra campagna".
Questo è un scandalo. Gli zapatisti non solo si propongono di fare un'altra politica, mentre ora la politica che importa è solo quella elettorale; non prendono solo come emblema un pinguino che neanche è pinguino ma solo un pollo che cammina come un pinguino storpio, quando l'emblema di moda è il galletto nero giallo; non solo usano i sondaggi come carta non molto igienica, mentre ciò che sarebbe giusto è prenderli come delle dichiarazioni di principio. No, signore, signora, signorina, bambino, bambina. No, ora escono fuori anche con il principio che si deve pure ascoltare ciò che vuole dire una persona e lo prendono in considerazione, come prendono in considerazione quello che dicono le organizzazioni politiche, le organizzazioni indigene, le organizzazioni sociali, quelle non governative, i gruppi e i collettivi.
Ed il fatto è che ci sono persone che, nel loro essere individuale, hanno il loro proprio Consiglio Generale di Rappresentanti, il loro Comitato Esecutivo Nazionale, la loro Assemblea Plenaria ed il loro Comitato Centrale. Queste persone sono in se stesse un collettivo. Ascoltano, s’informano, conoscono, analizzano. Allora a volte la testa propone e si discute nel resto del corpo, dissente il cuore, lo sguardo è d’accordo in generale ma dissente nel particolare, lo stomaco nota che ci sono pericoli e suggerisce che è meglio tenere a portata di mano la prudenza e gli antiacidi, l'udito dice che bisogna ascoltare altri punti di vista prima di decidere, lo sfintere segnala che prima bisogna depurarsi ed evacuare gli elementi indesiderabili, le mani propongono rotte opposte, l'appendice, inutile com’è, raccomanda di servirsi delle inchieste, i piedi dicono che è meglio ballare, il sesso… il sesso… bene, il sesso propone quasi sempre l'adesione incondizionata e completa. Ed allora, quando sembra che già tutte le parti siano arrivate a quello che si chiama "il consenso", esce fuori un'unghia (quasi sempre l'unghia dell'alluce del piede sinistro) con una mozione di dissenso aggiungendo che "qualcosa puzza”. Allora va tutto a quel paese e tornano ad incominciare dall’inizio, chiedono di votare, cercano di nuovo il consenso e dopo ore, giorni, settimane, mesi, anni, decenni, prendono una decisione che a tutti fuori può sembrare una decisione individuale ma che è anche, a modo suo, una decisione collettiva.
Allora quell'individuo, quell'individua, si incontra con altri ed altre, ed unisce il suo collettivo a quello degli altri ma senza smettere d’essere un collettivo individuale. Ed è così che crescono i collettivi collettivi, cioè con i collettivi individuali.
E dopo tutto, come si dice, questo succede perfino nelle migliori famiglie. Allora una famiglia decide di costituirsi in collettivo e si dà il tempo e la pazienza per leggere la VI Dichiarazione della Selva Lacandona. L'hanno discussa. Forse sono contenti perché era da molto che una discussione familiare non finiva in una baruffa. Forse hanno perfino votato, senza inchiesta previa. Forse hanno nominato solennemente il loro delegato o la loro delegata. O forse si sono fatte nomine prontamente declinate: "io non posso, devo consegnare il mio progetto di chimica lunedì; io neanche, non posso mancare al lavoro; io ho già un impegno e mi è impossibile andare; io ho già i miei ‘affari’ là; io non so parlare e magari mi capiscono male". Totale, al momento di scegliere un delegato familiare non è rimasto nessuno. Cioè, forse la Sesta non favorisce l'unità familiare, ma sì la memoria ed il senso di responsabilità, perché tutti ricordano che hanno qualcosa di più importante da fare e che richiede la loro presenza di persona. Anche se a volte vogliono venire, ma non ci sono i soldi per il viaggio ed allora ci si accontenta di una lettera, chissà se qualcuno di Rebeldia la legge e prende nota e chiede a qualcuno di leggerla e così, in effetti, c’è poi qualcuno che la legge nella riunione.
O succede pure che si riuniscono alcuni vicini della strada, o del quartiere, o della casa o della comunità. Ed allora uno o una chiede se si è già letta la Sesta. Ed un altro, alla brutta, commenta: "sì, il Sup ha la pancia, come se fosse al sesto mese". Così è belle e chiaro che ce l’ha con lui. Allora, per essere alla moda, si fa un'inchiesta: un tanto percento dice che è "grassoccio", un altrettanto percento dice che "rotondetto". Dopo aver riso di me per un bel pezzo, iniziano a discutere sulla Sesta e sono d’accordo a sottoscriverla. Qualcuno allora dice: "ma se non siamo un’organizzazione". "Non importa" - dice un'altra - "gettiamo i dadi e a quello o a quella che perde tocca diventare delegato o delegata" e così, visto che i debiti di gioco sono debiti d’onore, vengono qui.
Insomma quelli dell'EZLN hanno detto che invitano alla Sesta e all’altra campagna questo tipo di persone a titolo individuale o familiare o di strada, di quartiere, di vicini o di comunità, il che non è male. La cosa brutta, quella davvero perversa, è che gli zapatisti fanno quello che dicono e sperano di ricevere e di ascoltare quelle persone quando vengono in Chiapas o quando la Commissione Sesta dell'EZLN uscirà a percorrere il paese.
Così semplicemente. Senza un sondaggio previo delle preferenze, senza un'inchiesta, senza uno studio di mercato, senza spot pubblicitari, senza saldi, senza consulenti d’immagine, senza marketing insomma. E questo sarebbe serio? Insomma: così non arriveranno mai a prendere il Potere.
Compagni e compagne,
ci sono qui alcune persone che vengono dalla Gran Bretagna e che stanno facendo un documentario per Amnesty International sui Diritti Umani in Messico. Mi chiedono una, anche se breve, dichiarazione sul futuro dei Diritti Umani in Messico nell'attuale clima politico. Invece di fare una dichiarazione, dato che ho già detto prima che l’altra campagna è pure un posto per i bambini e le bambine, leggo un comunicato che mi hanno mandato alcune bambine e bambini che sono fratelli, e che si chiamano Peñaloza Modica.
Agli abitanti del Sierra del Guerriero
A tutta la gente del Messico e del Mondo
Al Presidente municipale di Petatlán, Guerriero, al Governatore di Guerrero, Zeferino Torreblanca, al Presidente del Messico Vicente Fox, ai deputati di Guerrero, ai deputati e senatori del Messico
Ai giornalisti
Giovedì 4 agosto, le autorità esumano i corpi dei nostri fratelli, speriamo che si investighi bene e si faccia giustizia. Gli assassini camminano liberi, mentre noi viviamo nascosti e nella paura. Anche altri contadini che difendono il bosco, hanno ordini di cattura pendenti, perché tanta ingiustizia per i poveri ed appoggio del governo per i caciques?
Mi chiamo Anabel Peñaloza Modica. Io vivevo in Banco Nuevo nel Sierra di Petatlán, in Guerrero. Ero al sesto anno della primaria, mi piaceva quella scuola, avevo i miei amici. Mi piaceva raccogliere le ghiande dei pini. Ero felice. Coi miei fratelli Abatuel, Adisbeth ed Ana Laura, andavamo insieme a scuola. Mio papà seminava mais, canna da zucchero, fagioli e gli piaceva anche curare il bosco. Era quello che faceva di più, si curava sempre di tagliare l’erba perché gli alberi potessero crescere bene. A volte si riuniva con altri vicini della sierra ed a gente di altre parte per spegnere incendi e curare il bosco. Mia mamma si occupava di far da mangiare, sistemare la casa ed il giardino. Un giorno, di notte, eravamo in casa con mamma. Lei preparava la cena e conversava con Ángeles in cucina. Sentiamo che mio papà arrivava col camioncino. All'improvviso sentiamo una sparatoria. Mia mamma è uscita correndo con Ángeles. Non so nemmeno come dirlo, eravamo pieni di paura. Quindi si sentì un solo ululo del camioncino, assordante. Poi… mia mamma coi miei fratelli Armando ed Abatuel morti sulle sue gambe dando loro la benedizione e pregando. Io con mio fratello Adrián in braccio… Ora non vivo più nella mia casa nella sierra. Sento sfiducia, abbiamo paura, non sappiamo nemmeno più da chi guardarci. Credo che non sarà mai più uguale a prima. Vogliamo giustizia, voglio tornare ad uscire tranquilla senza sfiducia.
Io mi chiamo Ana Laura Peñaloza Mojica, ma mi chiamano Laura. Ho nove anni. Stavo bene là, mi sentivo bene. C'erano molti pini di cui si occupava mio papà, era bello là, avevamo un'altalena che aveva fatto mio papà… Due giorni prima che succedesse… i pini stavano ardendo, dicono che li hanno bruciati apposta e quando il fuoco era proprio vicino a casa, mia mamma e mio papà andarono a spegnerlo ma da quando è successo quello… ci rinchiudemmo e dopo seppellirono i miei fratelli ai piedi della casa e portarono Isaac con la moto alla clinica.
Io sono Adisbeth Peñaloza Mójica, ero al terzo della primaria e mio fratello Abatuel, quello che morì, era in quinta Lui era sergente della scorta, era molto studioso. Io ero contenta nel Banco. Aiutavo mia mamma a far da mangiare per i miei fratelli ed andavo a lavorare con mio papà. Una volta c’è stato un incendio e sono andata a spegnere il fuoco con lui. Quel giorno che ammazzarono i miei fratelli loro andavano contenti a lavorare. Il giorno dopo stavamo lavando il camioncino pieno di sangue, abbiamo raccolto le capsule delle pallottole e le abbiamo date alla polizia. Qui nella città non sto bene, fa molto caldo, il cibo non è buono come là, non sa uguale. Vorrei tornare a casa mia, ma non si può… vogliamo che ci proteggano, trovare un posto sicuro per vivere…
Noi siamo Isac ed Adilid Peñaloza Mojica, quello che ci succede è che non ci sentiamo bene. Vorremmo che tutto questo finisse già, l'ingiustizia, non vogliamo più stare rinchiusi senza uscire (come se stessimo in prigione), solo se è necessario.
Nostro papà si opponeva al disboscamento del bosco e ciò molestava molte persone. Ci rincresce per la morte dei miei fratelli ma continueremo a lottare. La morte dei nostri fratelli ci dà più forza. Il governo dice che sono morti per un problema personale, di famiglia e questo non è vero, sono morti per il bosco…
Alla gente che ci ascolta chiediamo che c'appoggino, che si faccia pressione sulle autorità affinché diventino più responsabili del caso, che se ne interessino di più e che trovino e puniscano i responsabili della morte dei nostri fratelli e che impediscano che continui il disboscamento nella Sierra di Petatlán, e che non perseguitino più con ordini di cattura per reati inventati quelli che come nostro padre difendono il bosco.
Vogliamo ringraziare i nostri compagni di scuola perché si preoccupano per noi, non li dimentichiamo e vogliamo dir loro che se loro possono studiare che lo facciano di buona voglia… per quando saranno grandi perchè invece di inventare incriminazioni contro quelli che curano i boschi, come hanno fatto con mio papà, è meglio che inventino un governo che semini molti alberi e che punisca quelli che hanno ammazzato i nostri fratelli.
Da parte nostra chiediamo a Dio che sparisca tutta quella gente cattiva e non noi e quelli che come noi sentono che i boschi sono parte della nostra vita, perché ci danno quello che il denaro non può dare, come: l'acqua, l’ossigeno, l’ombra ed i frutti della terra...
Fine del comunicato.
Credo che questo testo che ho appena letto valga più che qualunque dichiarazione che io posso fare sui Diritti Umani in Messico nell'attuale clima politico che, come dicono lassù, è elettorale.
Compagni e compagne,
prima vi ho detto che ci sono persone che non hanno potuto venire e che hanno mandato una lettera sperando che qualcuno la leggesse. Per finire il nostro intervento iniziale in questa riunione come Commissione Sesta dell'EZLN, leggo una delle lettere inviate, completa col suo poscritto, e tenterò di rispondere:
Data: 8/26/2005 00:47:20 -0500 da: Jorge Luis Muñoz
Tema: Domanda. Stimati compagni della rivista Rebledia. In allegato vi invio questo documento che vorrei si leggesse nella riunione con le persone a livello individuale o quando sia meglio, perché non potrò essere presente alla riunione per non averne modo e per il lavoro. Nel documento dico la mia idea su quello che credo dovrebbe essere l'altra campagna, come contributo mio personale e della mia famiglia. C’è anche un poscritto di mia moglie nel quale esprime liberamente la sua opinione, prodotto di qualcosa che le ha raccontato una sua amica che è stata con voi, che credo si dovrebbe pure leggere. Mi piacerebbe se mi informaste se questo è possibile e, in ogni caso, se l'EZ la riceve. Saluti, Jorge Luis Muñoz
[...]
Fine dell'intervento di Don Jorge Luis e di Doña Chela Muñoz.
Segue la lettera di risposta...
(traduzione del Comitato Chiapas di Torino)