ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
3 Settembre 2005
Per Don Jorge Luis Muñoz e Doña Chelita Muñoz
Xochimilco, Messico, D.F.
Dal SubMarcos
Chiapas, Messico
Ricevete i nostri saluti. Come saprete, il testo di Don Jorge è stato letto, secondo la sua richiesta, nella riunione delle persone a titolo individuale, familiare, di strada, comunità, quartiere o come vicini del 3 settembre 2005 nel villaggio di Dolores Hidalgo, Municipio Autonomo Ribelle Zapatista "San Manuel". Io stesso mi sono incaricato della lettura del documento e del poscritto di Doña Chelita, alla presenza di tutti, includendo la comunità che ci riceve, la stampa nazionale ed internazionale e le spie dei malgoverni, dei partiti politici e degli impresari. La vostra proposta è stata ascoltata e sarà presa in considerazione con serietà.
Doña Chelita,
che bello che lei inizi il poscritto con un "caro Sup" e che finisca dicendomi che non ce l’ha con me, perché se no avrei pensato che era arrabbiata con me. Non so che cosa le ha raccontato la sua amica, ma posso dirle quanto segue: né io né nessuno dei miei compagni e delle mie compagne insurgenti mangiamo come dei ricchi, e non perché ci manchino la voglia o i mezzi. Se volessimo mangiare da ricchi ci saremmo già venduti o ce ne saremmo andati dagli zapatisti e staremmo facendo la coda negli uffici di qualche partito per avere un posto nelle prossime elezioni.
Io, in particolare, a volte mangio, a volte non c’è proprio verso. Non è che mi curi della mia figura (lo vede anche lei che sono grasso) e non è neanche che faccia il difficile col menù (invariabilmente si tratta di fagioli, tortillas, a volte riso ed a volte zuppa di pasta; due volte al giorno: una alle 8 della mattina ed un'altra alle 5 del pomeriggio, con a mezzogiorno una tazza di pozol o di caffè, a scelta)… no, quello che succede è che, per esempio, quando c'è una riunione preparatoria della Sesta mi comincio a preoccupare di quello che diremo e di come lo diremo, se sono già arrivati i comandanti e le comandanti, se si sono già messi d’accordo su chi parlerà, se hanno già scritto quello che diranno, se è già montato e funziona l'impianto d’amplificazione, se sono già arrivati quelli di Rebeldia, se c'è benzina per il generatore, dove stanno andando le pattuglie dei federali e di altre cosette del genere. È così che se ne va la fame… Credo che sia il mio modo, perché – vede – per il defunto SubPedro, che era il secondo nel comando dell'EZLN e che morì nell’occupazione di Las Margaritas il 1° gennaio del ‘94, era al contrario. Cioè lui, più era preoccupato, più aveva fame. E io gli dicevo sempre che aveva uno stomaco d’avvoltoio, perché gli entrava di tutto e niente gli faceva male, mangiava molto e continuava ad essere magro e forte.
Bene, allora lasci che le racconti: non mangiamo sempre solo fagioli e riso o zuppa… a volte arriviamo in un villaggio, solo ogni tanto perché noi non viviamo nei villaggi ma negli accampamenti, in montagna. Ma a volte, come ora che stiamo scendendo per le riunioni, arriviamo in un villaggio. Ed allora Doña Chelita, i compagni sono tutti contenti perché lo sanno tutti che ci sono delle malelingue che dicono che il Sup se n’è già andato ed è clandestino negli Stati Uniti; che è morto e già cammina nelle reti cittadine di appoggio ad AMLO… insomma tutte quelle cose che vanno dicendo in giro i priísti per vedere se riescono demoralizzare i compagni.
Ma i compagni restano saldi e non ci credono, però quando ci vedono e mi vedono, sono un po' contenti perché anche le malelingue ci vedono e rimangono silenziose, continuando solo a ruminare rabbia. E i compagni sono contenti ed ammazzano un pollo e ci mandano un brodo. E lì si vede chiaro quando il brodo lo fanno dei compagni e quando lo fanno delle compagne: perché quando sono uomini quelli che cucinano il brodo è al "pelo di vacca" cioè pura acqua calda con sale ed un pezzo di pollo; ma quando sono donne arriva con le sue verdurine, con il suo "messaggio" dicono qua. Ed a volte lo mangiamo ed a volte no. Non perché al brodo manchi qualcosa, o perché ha solo il sale, ma perché siamo qui a scrivere, come adesso che sto scrivendole queste righe, Doña Chelita.
Senta Doña Chelita, lei dice che io mangio yogurt alla frutta. Ma non è così, io non mangio yogurt alla frutta. Non mi piace. Io sono a favore dell'obesità naturale e non della magrezza di plastica. Quello che sì mangia yogurt, con o senza frutta, è un compagno ufficiale insurgente che gira qui con me, da una parte all’altra. Neanche a lui piace, ma deve farlo. È che sta prendendo una medicina che gli rovina la pancia, cioè che gli ammazza la flora intestinale, così gli ha detto la compagna Capitano Insurgente di Sanità. Ed allora per sopportare la medicina, deve ingoiarsi il suo yogurt, anche se fa le smorfie come se fosse uno sciroppo per la tosse. E questo compagno prende la medicina perché è storpio alla colonna, ossia è come il compagno Pinguino, anche se è un essere umano. E non è che sia nato storpio, ma, prima di diventare insurgente zapatista, era muratore, e da piccolo mescolava la calce e la sabbia, buttava acqua nella mescola, e poi metteva su i mattoni o i blocchi, ecc. Stava facendo quel lavoro quando molti anni fa gli arrivò la nostra parola ed allora ha scambiato la pala con un fucile ed è venuto in montagna. Tra caricare sacchi di cemento e salire e scendere chine con lo zaino, si è rovinato la colonna vertebrale. Ma non creda che si sia dimenticato del suo lavoro, ogni tanto si mette a lavorare nei caracoles e nelle comunità, lascia il fucile e torna ad afferrare la pala ed a innalzare case o scuole o cliniche. Si vede molto bene quali sono le costruzioni che innalza lui perché sono tutte un po' storte, come la sua colonna vertebrale. Adesso è qui, di fronte a me mentre le scrivo, che sta cercando di nascondere la sua tazza di yogurt all’albicocca per non mangiarlo, e io sto dicendogli: "Devi ficcarti giù tutto lo yogurt perché per colpa tua mi hanno criticato dicendo che sono grasso e un pagliaccio". Ma lei crede che gli importi? Ride e ride. Insomma? Non è giusto…
Per finire, Doña Chelita, anche noi siamo d’accordo con lei che esistono altri modi per cambiare il mondo e non solo versando sangue. È per questo che non stiamo chiamandovi alla guerra ma ad un'altra campagna, dove lei, e gente come lei, possa dire la sua parola e ci sia qualcuno, almeno noi, che l'ascolti.
La saluto ora, Doña Chelita, riceva i miei rispetti ed il mio abbraccio, senza yogurt e senza frutta, ma sincero.
Dalle montagne del Sudest Messicano
Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, Settembre del 2005
(traduzione del Comitato Chiapas di Torino)