La Jornada 3 agosto 2005
Pablo González Casanova difende la vitalità dei nuovi movimenti di resistenza
"LOTTARE PACIFICAMENTE È UNA DELLE AZIONI PIÙ CORAGGIOSE DEL NOSTRO TEMPO"
L'EZLN ed i Sin Tierra, attuali fonti di pensiero in America Latina
ARMANDO G. TEJEDA - Corrispondente

Madrid, 2 agosto - L'intellettuale ed importante studioso messicano Pablo González Casanova difende la vitalità dei nuovi movimenti di resistenza per rendere possibile la massima secondo cui "un altro mondo è possibile". A El Escorial e con il patrocinio dell'Università Complutense di Madrid, González Casanova ha organizzato un corso dal titolo L'America Latina nel cambiamento di secolo: tendenze ed alternative, in cui diversi esperti analizzano e discutono i problemi futuri della regione.

Nell'intervista a La Jornada, il pensatore e critico ha sottolineato l'alternativa dello zapatismo e la sua massima del "comandare obbedendo".

- Quali tendenze ed alternative intravede in America Latina?

- Credo che una delle incognite delle domande che si pone tutto il mondo è dove stiamo andando e che alternative ci sono ad una situazione tanto grave e pericolosa come quella che stiamo vivendo. Il problema delle alternative al mondo attuale, che si pongono tutti i movimenti sociali, sta nel vedere la possibilità che esista un mondo meno insicuro e meno ingiusto.
L'idea che "un altro mondo è possibile" è sorta come un progetto contro i conformisti che per qualche tempo hanno pensato che non c'erano possibilità di cambiare la situazione e che la risposta più naturale fosse quella di lasciare che il neoliberismo dominasse il mondo intero.

"Da quest'idea che 'un altro mondo è possibile' sono nati movimenti molto importanti, tra i quali emerge quello di Porto Alegre, in cui hanno iniziato a presentarsi processi di cambiamento diversi da quelli visti in precedenza e ad apparire idee molto nuove, in particolare in America Latina, una delle regioni del mondo che sta apportando i maggioriontributi".

- Che idee metterebbe in evidenza come contributo particolare del pensiero latinoamericano?

- Fondamentalmente, una è l'idea delle rivoluzioni armate per la presa del potere dello Stato, come quelle prospettate nel XIX secolo e al principio del XX. Inoltre, le proposte di riforma dello Stato per promuovere cambiamenti su scala nazionale e mondiale, a cui si è aggiunta in modo crescente l'idea di costruire alternative a partire dalla società. Proponendo nuove vie dalla base, cioè, dal basso verso l'alto. Quest'idea non esclude le riforme - nel senso in cui lo intendono i neoliberisti - ma nel senso di cambiare la legislazione e le politiche delle istituzioni per ridare senso allo Stato sociale. Oltre alle riforme per riuscire a dar peso alla democrazia, non come questione puramente elettorale - anche se non si respingono i processi elettorali - ma come partecipazione della cittadinanza, dei popoli, delle nazioni e delle collettività nella vita quotidiana, e non solo periodicamente, in funzione del calendario elettorale.

- Da dove attualmente stanno arrivando queste idee?

- Uno degli autori principali di questi progetti è lo zapatismo, ma si stanno espandendo pure ad altri movimenti dell'America Latina, come quelli dei Sin Tierra del Brasile, dei piqueteros dell'Argentina o del movimento contadino della Bolivia, ecc. La cosa importante è che ci sono idee molto simili con contributi molto originali, perché tutte queste idee ereditano in gran parte le esperienze di cambiamento vissute dalla Rivoluzione Francese fino ai nostri giorni, che sono molto grandi e nello stesso tempo fanno immaginare nuovi orizzonti e nuovi mezzi per raggiungere questi obiettivi di creare una società meno ingiusta e meno insicura.

- L'idea in comune di questi processi di cambiamento è quindi di assumere la democrazia dal basso?

- Sì, senza dubbio. Ma a questa se ne aggiunge un'altra molto importante che è il ritenere che le autonomie non solo sono delle persone, che bisogna anche rispettare, ma delle collettività. L'idea che il modo di pensare e di risolvere i problemi che nasce dalla cultura occidentale non sia l'unica, e che sebbene abbia anche un valore innegabile, debba collocarsi a fianco di molte altre culture e civiltà, in particolare di quelle che hanno subito la storia di un capitalismo legata alla storia di un colonialismo, che erano tese a discriminare i saperi ed il pensiero, sottomesse dalla colonizzazione. In questo modo vediamo che si arricchisce moltissimo il pensiero alternativo e la costruzione di alternative.

- In che fase crede che si trovi questo processo di creazione di alternativa? Crede che abbia la possibilità di prosperare?

- Credo che stiano nascendo voci dall'America Latina, della Spagna e da altre parti del mondo che sono assolutamente concordi con un nuovo pensiero, in cui anche l'espressione verbale è diversa, perché non è più presente quel modo enfatico e dogmatico di parlare che prevaleva nel XX secolo. Ma neanche l'argomento conformista che sorse negli anni '80 e che fece pensare - come direbbe la signora Margaret Thatcher - che "un altro mondo non è possibile". Io credo che ci sia una nuova generazione di ispano-americani che sta pensando che sia possibile un altro mondo e che, sebbene il panorama risulti in certi momenti minaccioso, in tutti loro sia presente un ottimismo obiettivo, controllato e la decisione di continuare a lottare per una democrazia con giustizia e senza dipendenze di tipo coloniali o neocoloniali.

- Questo cambiamento obbligherebbe a cambiare la forma di intendere il potere, più vicina all'esempio zapatista del comandare obbedendo. È possibile questo?

- Sì è possibile, ed è talmente possibile che gli zapatisti, dopo avere lanciato questa parola d'ordine o formula circa il loro concetto di esercizio del potere o del governo, loro stessi lo hanno messo in pratica nell'esperienza dei caracoles e delle giunte di buon governo. Sebbene presentino molte difficoltà nelle tradizioni di tipo autoritario e personalista, ovviamente il risultato è il recupero di un altro tipo di tradizioni che già abbiamo, di solidarietà e rispetto tra le comunità. Cosicché credo che non ci sia il minimo dubbio che questa strada sia possibile e che le sue possibilità si stiano ampliando.

"Per questo credo che la sesta dichiarazione dell'EZLN sia un passo molto importante e coraggioso, perché decidere di lottare pacificamente è una delle azioni più coraggiose del nostro tempo, perché come abbiamo visto negli ultimi anni le vittime dei massacri sono state esattamente coloro che non erano armati e non volevano usare le armi per risolvere i problemi sociali. Quindi, è un atto di valore civico e politico molto grande, e credo che appartenga a quanto stanno pensando i popoli, che non vogliono fare una lotta violenta e nel caso dei movimenti del Messico c'è sempre stato un rifiuto del terrorismo in senso stretto, e non come lo definiscono tutti gli imperialisti ed interventisti del nostro tempo. Dunque, in questo momento lo zapatismo sta ponendo l'accento su una lotta civica e politica di nuovo tipo, dopo la creazione di governi che un domani portino in altre parti del paese e del mondo questa esperienza di 'comandare obbedendo'".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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