La Jornada 3 marzo 2005
Il governo elude il proprio dovere di chiedere conto a chi viola i diritti umani
IN CHIAPAS CONTINUA IL CLIMA DI PAURA E IMPUNITÁ, ACCUSA AMNESTY INTERNATIONAL
ALMA E. MUÑOZ

Amnesty International ha emesso un nota urgente in cui accusa il governo del Chiapas di eludere il proprio dovere di punire i responsabili di abusi contro i diritti umani, cosa che, ritiene Amnesty, "ha creato un clima di paura e impunità".

Ha dichiarato di aver ricevuto relazioni periodiche di metodi di tortura e maltrattamenti che i poliziotti applicano sui detenuti in Chiapas, senza che si prendano misure ufficiali per punire o prevenire questi abusi, e fa riferimento ai 49 detenuti a Tila ed alle famiglie sfollate del municipio, a causa della giornata elettorale dell'anno scorso per il rinnovo dei municipi.

La sezione del Messico dell'organizzazione umanitaria ritiene che i conflitti nello stato "continuano ad aumentare mentre i partiti politici servono da veicolo affinché gruppi potenti delle comunità mantengano il potere ed esercitino il loro controllo sulla popolazione".

Per Amnesty, le autorità statali con "troppa frequenza" favoriscono un gruppo rispetto ad un altro ed alimentano la violenza nella comunità invece di risolvere i problemi. A questo proposito ha fatto l'esempio del caso di Tila. Durante gli anni ‘90, questo municipio è stato la base di operazioni del gruppo paramilitare Paz y Justicia "che ha commesso violazioni generalizzate dei diritti umani" di civili considerati simpatizzanti del gruppo armato di opposizione (l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) nato nel 1994.

"Le autorità hanno intrapreso alcune azioni contro i membri di questa organizzazione, ma la maggioranza dei suoi dirigenti non sono stati processati ed il gruppo non è mai stato sciolto", ma gode invece di "rinnovata impunità".

Queste denunce, secondo l'organizzazione, sono state la base affinché il governo di Pablo Salazar Mendiguchía arrestasse Samuel Sánchez, uno dei leader di Paz y Justicia.

Nel suo comunicato dal titolo "Paura per la sicurezza", Amnesty lamenta le aggressioni e la conseguente detenzione di 49 persone, come parte della disputa tra il Partito Rivoluzionario Istituzionale e la coalizione tra i partiti della Rivoluzione Democratica e del Lavoro (PRD-PT) per controllo del municipio di Tila.

Denuncia che le persone fermate sono recluse nella stazione di sicurezza della polizia, considerata un "centro di detenzione preventivo semiufficiale dove possono correre il pericolo di essere torturati e la maggioranza di loro non ha accesso a cure metiche né ad assistenza giuridica".

La violenza politica ed il rischio di essere imprigionati ha fatto sì che molte famiglie della località fuggissero dalle proprie case e resta ancora irrisolta la contesa elettorale, dichiara Amnesty.

Ritiene che questa derivi da una "lotta di potere più che ideologica tra i partiti politici coinvolti".

Secondo informazioni ricevute da organizzazioni locali dei diritti umani, l'attuale conflitto nel municipio è dovuto al fatto che le autorità non fanno nulla affinché il gruppo paramilitare, "patrocinato dallo Stato, renda conto delle sue azioni".

Ricorda che i simpatizzanti di PRD-PT avevano occupato il palazzo municipale agli inizi di gennaio, mentre la gente del PRI avrebbe preso possesso di incarichi pubblici dal momento che il Tribunale del Potere Giudiziale della Federazione aveva concesso loro la vittoria, e siccome si erano rifiutati di andare via, il 15 febbraio è stata scatenata un'operazione poliziesca per liberare l'edificio ma c'è stato un "uso della forza eccessivo" che ha provocato maggior violenza.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel” – Bergamo)

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