La Jornada - Venerdì 2 dicembre 2005
Gilberto López y Rivas
La responsabilità del popolo degli Stati Uniti

È un luogo comune nei discorsi della sinistra latinoamericana distinguere, nella lotta antimperialista, il popolo statunitense ed il suo governo genocida. Lungi dal voler stimolare l'odio fondamentalista verso tutto ciò che proviene dagli Stati Uniti, si esaltano le qualità democratiche che hanno reso famoso l'uomo della strada che con una Costituzione in mano proclamava ai quattro venti gli ideali d'uguaglianza per tutti in questa terra di opportunità, qual'è stato per molti emigranti il Colosso del Nord.

Como negare l'influenza su milioni di persone dello stile di vita americano, la sua musica, la letteratura, la cinematografia, la tecnologia, i suoi modelli culturali adottati a livello planetario. Il potere d'attrazione che gli Stati Uniti hanno esercitato sulle masse impoverite e perseguitate, particolarmente in Europa, è stato molto grande nei secoli XIX e XX, quando milioni di rifugiati hanno attraversato l'Atlantico in cerca di una vita migliore. Non è stata minore la presenza di emigranti provenienti dall'Asia e dall'America Latina che ancora oggi arrivano alla ricerca di condizioni elementari di sopravvivenza che non trovano nei loro paesi.

Ma i successivi governi degli Stati Uniti sono sempre stati, fin dalla loro fondazione, nel secolo XVIII, ben lontani dal realizzare quell'ideale di democrazia e ugualitarismo che avevano inalberato i loro Padri Fondatori. Guerre di conquista, sterminio di popoli indigeni, schiavitù, linciaggi, razzismo, annessione di territori delle potenze coloniali in decadenza e occupazioni neocolonialiste, marcano la storia della formazione degli Stati Uniti come nazione.

Chiaramente, non si deve perdere di vista l'altra faccia di questa storia: quella dei ribelli, di coloro che hanno lottato, degli intellettuali pacifisti, degli eroi anonimi del movimento operaio sindacalista, gli attivisti contro la segregazione e per i diritti civili, le donne che hanno pagato con il carcere e la repressione il diritto al voto, gli internazionalisti della Brigata Lincoln nella guerra di Spagna, coloro che hanno resistito contro la guerra in Vietnam. Minoranze di iconoclasti che rompevano con la ideologia del razzismo, dell'intolleranza politica, del sessismo e delle strategie imperialiste promosse dalle classi dominanti negli Stati Uniti bianchi, anglosassoni e protestanti (WASP).

Paese di paradossi, fa sì che l'ammirazione proclamata a livello mondiale sia comparabile solo con l'odio indotto dalla sequela di morti e distruzione che per molti popoli ha significado l'intervento degli Stati Uniti nelle loro nazioni. Particolarmente per quanto concerne l'America Latina, i "barbari del Nord" hanno occupato, sono intervenuti o hanno attaccato militarmente Messico, Cuba, Porto Rico, Nicaragua, Guatemala, El Salvador, Panama, Granada, Repubblica Dominicana, Haiti, ecc., ed hanno collaborato ed appoggiato cruenti colpi di Stato, così come sanguinose dittature militari in quasi tutti i paesi dell'America Centrale e del Cono Sud, guadagnandosi a tutti gli effetti la definizione immortalata nell'inno sandinista di "nemici dell'umanità".

Le domande che sorgono sono: fino a che punto i popoli sono responsabili delle azioni dei loro governi? È possibile esentare da colpa i milioni di persone che coscienti o per omissione appoggiano una politica coloniale, neocoloniale o imperialista portata avanti da governi che si presume siano stati eletti democraticamente? Per i crimini contro l'umanità compiuti da Hitler e dal gruppo governante del regime nazista, sono innocenti da ogni accusa di complicità, per lo meno, i milioni di tedeschi che hanno appoggiato il fascismo e facevano parte del suo meccanismo infernale? Nelle attuali guerre neocoloniali nelle quali si massacrano quotidianamente i popoli dell'Irak e dell'Afganistan, presuntamente in nome della democrazia e della "lotta contro il terrorismo", che cosa pensano i padri, le madri, le giovani spose? Solo quando il numero dei morti e dei feriti dell'esercito statunitense comincia ad aumentare nasce la coscienza del significato della guerra e dell'occupazione di un paese straniero, e questo in una minoranza di dolenti? Non sarà che persino nella morte c'è razzismo e che i più di 100 mila assassinati in Irak importano poco alla maggioranza del popolo della potenza occupante? L'impopolarità crescente dell'attuale presidente degli Stati Uniti si deve alla sua inefficienza nella conduzione di una guerra di aggressione, o all'ingiustizia della stessa? Nell'epoca della comunicazione e di Internet, si può ancora dire di non sapere che cosa succede a Guantanamo, nelle carceri dell'Irak, nelle case segrete di detenzione e tortura dell'Agenzia Centrale d'Intelligenza in Europa e nelle altre parti del mondo? L'uomo e la donna di strada, di qualsiasi città statunitense, sono coscienti dell'aggressione permanente del loro governo contro il popolo cubano che dura da più di 45 anni? Dell'appoggio degli Stati Uniti a Somoza, Castillo Armas, Trujillo, Pérez Jiménez, Duvalier, Pinochet, Franco e di quanti dittatori filo-statunitensi sono esistiti sulla Terra negli ultimi decenni? Si sono domandati le ragioni di un sentimento crescente di antiamericanismo nel mondo intero? Che cosa ne pensano la maggioranza degli scenziati, dei tecnici, degli scrittori, dei professori, degli studenti delle sue prestigiose università, del ruolo che stanno giocando gli Stati Uniti quale principale promotore del terrorismo globale di Stato? Conoscono l'essenza contestatrice dell'opera di Chomsky, ritenuto l'intellettuale contemporaneo più influente a livello mondiale?Se un giorno o l'altro Bush ed il suo gruppo saranno giudicati per il reato di lesa umanità, il popolo degli Stati Uniti sarà esentato da qualsiasi responsabilità?

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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