CONTRALÍNEA CHIAPAS – FEBBRAIO 2005
Montes Azules
Un bottino per stranieri

NANCY FLORES

Con il pretesto di preservare la Selva Lacandona, l'amministrazione di Vicente Fox riceve finanziamenti miliardari dall'Unione Europea per sradicare le comunità indigene del Chiapas situate nei Montes Azules

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas - Con il finanziamento dell'Unione Europea che raggiunge oggi i 15 milioni di euro, la Segreteria di Sviluppo Sociale del Chiapas ha mosso, l'ottobre scorso, i primi passi in materia di riorganizzazione territoriale della Selva Lacandona.

In questa prima fase la succursale locale, con appoggio della Segreteria di Sviluppo Sociale (Sedesol) dell'amministrazione federale, cerca di assumere consulenti per lo sviluppo della diagnosi sulla riorganizzazione territoriale, così come per la formazione del personale.

La politica s'inscrive nel progetto denominato Sviluppo Sociale Integrato e Sostenibile - Chiapas - Messico, che comprende la pianificazione della riorganizzazione di 16 micro-regioni ubicate nelle riserve della Biosfera dei Monte Azules e Lacantún, nell'area protetta di Chan Kin, nei parchi naturali e monumentali di Yaxchilán e Bonampak e nel parco nazionale di Palenque.

Queste zone, afferma la Sedesol, sono gli ecosistemi più importanti e rappresentativi del tropico umido messicano: la selva alta perennifolia, considerata come la più ricca e completa di tutte le comunità vegetali del mondo.

Le stime officiali calcolano che 830 comunità dei municipi di Ocosingo, Las Margaritas, Maravilla Tenejapa, Marqués de Comillas, Benemérito de las Amèricas, La Trinitaria e La Independencia, saranno interessate dal progetto.

Come segnala la Sedesol, "si tratta di una delle regioni più povere ed emarginate del Messico, che allo stesso tempo soffre un accelerato processo di degradamento ambientale, con la distruzione di migliaia di ettari di selva ogni anno".

Onésimo Hidalgo, accademico del Centro di Investigazioni Economiche e Politiche di Azione Comunitaria (CIEPAC), segnala che l'obbiettivo principale è la riorganizzazione della proprietà della terra, e che la preservazione ambientale è solo un pretesto per sradicare gli indigeni che vivono nella Selva Lacandona.

"Il governo, ha come meta quella di espellere da qui al 2006 le 54 comunità indigene che si trovano nei dintorni dei Montes Azules e dentro la riserva, non importa come", segnala il ricercatore ed aggiunge che il discorso ufficiale parla di protezione della selva, ma non dice "chi" si protegge.

Pattuito nel gennaio 2004 tra l'amministrazione Fox e l'Unione Europea, il progetto si basa su un preventivo di 30 milioni di euro, equivalenti a circa 450 milioni di pesos, di cui la metà apportati dall'UE e l'altro 50% dal governo messicano.

Secondo i piani iniziali della Segreteria di Sviluppo Sociale, con a capo Josefina Vázquez Mota, il progetto durerebbe 4 anni, concludendosi nel 2007, e si svilupperebbe in due fasi: una di esecuzione di 42 mesi e una di chiusura in 5 mesi.

Gli interessi multinazionali

La Sedesol assicura che il progetto di Sviluppo Sociale Integrato e Sostenibile, ha come obbiettivo specifico "l'attivazione di processi e pratiche di sviluppo micro-regionale, sulla base di un approccio territoriale, partecipativo e sostenibile".

Nonostante queste dichiarazioni, Onésimo Hidalgo mette in discussione la partecipazione economica internazionale, poiché dice che è un chiaro esempio degli interessi che si muovono intorno a questo problema: "Dobbiamo capire che i villaggi indigeni sono ubicati in terre dove ci sono risorse naturali strategiche per le grandi multinazionali".

Nei Montes Azules, spiega il ricercatore di CIEPAC, "ci sono: carbone, biodiversità vegetali, il 40% dell'acqua dolce consumabile del paese, petrolio, energia elettrica ed uranio. Queste sono le grandi attrattivi della Selva Lacandona".

Però il progetto finanziato dall'Unione Europea non è un caso singolo in questa situazione, perché "la regione della Selva (Lacandona) è uno degli ultimi ridotti delle selve tropicali piovose del paese, insieme al Peén guatemalteco e le selve del Belize, del Campeche e di Quintana Roo, e quindi costituisce uno dei complessi forestali più importanti della Mesoamerica, per ciò che riguarda la biodiversità, la regolazione climatica ed idrica.

Nella regione interessata all'esecuzione del progetto si ubicano importanti aree naturali protette, come le Riserve dei Montes Azules e Lacantún, e l'area protetta Chan Kin, I monumenti naturali di Yaxchilán e Bonampak, la riserva comunale Sierra Cojolita e il parco nazionale dei Laghi di Montebello".

Il rapporto della Sedesol aggiunge che "l'area di esecuzione comprende una superficie di un milione 258mila 157 ettari, che equivale al 16% della superficie del territorio dello stato del Chiapas. L'area di esecuzione del progetto è composta da 830 località fra ejidos, beni comunali, paraggi, nuovi centri ejidali, rancho e quindi una popolazione di approssimativamente 155mila abitanti".

Ana Valadez, ricercatrice del Consiglio dei Medici e delle Ostetriche Indigene del Chiapas (Compich), segnala che "il grande vincolo storico-ambientale che lega i popoli indigeni alla biodiversità, rappresenta il maggior ostacolo per i lavori di bioprospezione delle grandi multinazionali".

Riferendosi al caso concreto della Selva Lacandona, Valdez spiega che i grandi capitali hanno bisogno di assicurarsi il controllo di questa zona. "L'iniziativa privata straniera ha bisogno delle risorse genetiche per creare più ricchezza attraverso la biotecnologia in un'ampia gamma di applicazioni […]".

"Il capitale globale, rappresentato dalle multinazionali, dai conservazionisti e dai ricercatori, cerca di sgomberare le comunità indigene che controllano queste riserve, poiché solo così avrà libero accesso per realizzare bioprospezioni e biopirateria senza nessuna difficoltà, perfino protetto dalla via multilaterale europea", afferma la ricercatrice del Compich.

L'EZLN contro il Progetto Sedesol

Onésimo Hidalgo spiega che per il governo federale non sarà facile confrontarsi con la presenza delle comunità zapatiste presenti in Montes Azules; poiché "questi villaggi hanno già manifestato l'intenzione di non andarsene. Per questo il governo inizia ad utilizzare la pressione militare".

La Selva Lacandona è stata il rifugio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) da prima che questo movimento ribelle apparisse pubblicamente il 1° gennaio 1994.

Il ricercatore del CIEPAC aggiunge che "l'altra strategia, che è quella della regolarizzazione della proprietà della terra attraverso la riubicazione di interi villaggi, è sinonimo di sgombero. Sia pacifico o violento, è sempre uno sgombero", puntualizza.

Però il progetto della Sedesol prevede azioni speciali per le zone occupate dall'EZLN e dalle sue basi d'appoggio. L'istituzione puntualizza: "una menzione speciale meritano l'EZLN e i Municipi Autonomi, che a partire dal 1994 hanno richiesto cambi strutturali che permettano lo sviluppo dei popoli indigeni, dei contadini ed in generale del paese".

Descrivendo la situazione di questi insediamenti, la Sedesol specifica che "si riconoscono gli Accordi di San Andrés firmati nel 1996 come base del cambiamento; tuttavia la Legge Indigena approvata dal Senato della Repubblica ha impedito che si riprenda il dialogo con il governo federale".

La sintesi chiarisce che "questi attori possono anche manifestare opinioni diverse rispetto al progetto, dipendendo dalle varie situazioni che si possono presentare. È importante in primo luogo puntualizzare la chiara differenziazione tra questo progetto e il Piano Puebla Panama", nei confronti del quale gli zapatisti si sono già opposti pubblicamente.

L'analisi della Sedesol sulla situazione attuale della lotta armata avverte che, "gli ultimi tre anni si è vista una notevole diminuzione del grado di incertezza e del conflitto nella Selva; questo si deve a vari fattori che hanno a che vedere con la condotta del governo dello Stato del Chiapas e con la ridefinizione della strategia di lotta dell'EZLN, iniziata con la marcia a Città del Messico del 2001".

"Alla fine dello scorso anno, l'EZLN dichiarò la nascita delle Giunte del Buon Governo nei cosiddetti Caracoles, che comprendono gran parte dei territori della Selva e del Los Altos de Chiapas. Un fattore costante di tensione sono state le invasioni e gli avvisi di sgombero di alcuni piccoli villaggi ubicati nella riserva dei Montes Azules", afferma il progetto.

Però Onésimo Hidalgo avverte che pressioni e minacce contro le comunità che vivono nella Selva Lacandona, zapatiste o no, provengono dallo stesso Esercito messicano e che si sono pure riattivati i gruppi paramilitari.

Per la Sedesol "negli ultimi 10 anni l'azione del governo messicano ha comportato un abbattimento delle condizioni di emarginazione in molte delle micro-regioni della Selva. Disgraziatamente la dotazione di servizi di base per il benessere sociale non ha portato con sé nessun nuovo orientamento dell'azione dello Stato, mantenendo in molti casi un tipo di relazione clientelare e paternalistica".

Secondo il Piano Operativo Globale, nel 2004 il progetto si doveva sviluppare in otto delle 16 micro-regioni, nel 2005 in altre 5 e nel 2006 nelle rimanenti 3. Le prime micro-regioni coinvolte sono: Santa Elena, Damasco, Valle de Santo Domingo, Marqués de Comillas, Maravilla Tenejapa, Francisco I. Madero, Nuevo Huixtán, Río Blanco.


SCHEDA: Antecedenti del progetto

Nel luglio del 2001 la Commissione Europea ha ricevuto il Progetto di sviluppo sociale e di lotta contro la povertà, elaborato dal Coordinamento Generale di Micro Regioni della Segreteria di Sviluppo Sociale. La proposta di co-finanziamento proponeva di contribuire all'integrazione sociale ed economica delle popolazioni di vari stati messicani.

Tra giugno e luglio 2002 si è realizzata una missione sulla pre-fattibilità del progetto: il risultato, segnala la Sedesol, "è stata una strategia territoriale orientata a dare impulso, simultaneamente, a dinamiche locali di sviluppo in determinati territori ed a dinamiche settoriali di promozione di alternative sostenibili di produzione e di accesso a risorse finanziarie, con modalità nuove di gestione e governo del territorio locale".

"Le conclusioni della missione di pre-fattibilità hanno portato all'indicazione di cominciare a lavorare solo nello stato del Chiapas, con un'apertura graduale di nuove aeree di intervento in altri stati, per esempio Oaxaca o Guerriero", precisa la relazione.

Il 13 maggio 2003, le segreterie di Relazioni Estere e di Sviluppo Sociale del Chiapas, hanno deciso che il Progetto avrebbe avuto come controparte messicana il governo statale, per tutto ciò che riguardava finanziamenti, progettazione ed esecuzione del Progetto.


SCHEDA: I focolai rossi

Nella zona Lacandona ci sono 54 abitati indigeni suscettibili di sgombero. Questa zona è considerata dalla Segreteria della Riforma agraria e dalla Commissione Nazionale per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni, come uno dei 14 focolai rossi esistenti in tutto il paese.

A differenza degli altri 13, questo punto d'allarme è composto da più di 50 comunità con problemi agraria e per questo capeggia la lista della SRA. Secondo i dati di questo ente, dei 54: 42 sono entrati volontariamente nel Programma di Attenzione Integrale dei Beni Comunali della Zona Lacandona (BCZL) e della Riserva della Biosfera dei Montes Azules (Rebima).

Per 38 comunità la situazione sarebbe la seguente: 13 hanno un accordo di riubicamento che dev'essere solo concretizzato; 3 devono regolarizzare con l'espropriazione; 3 con uno sgombero concretizzato (2 sono dentro alla Rebima); 2 con possibilità di regolarizzazione (dentro alla Rebima e fuori dai BCZL); 4 con possibilità di ritorno ai loro villaggi d'origine (con un processo di conciliazione) e 13 sono ancora nella tappa dei negoziati.

Oltre a queste comunità, la SRA ha riscontrato altri 71 presunti piccoli proprietari…

(tradotto da Daniele - corrodan@freemail.it e dal Comitato Chiapas di Torino)

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