Il controllo delle risorse naturali e la lotta per definire il
significato dello sviluppo sostenibile sono ciò che sta
sotto l'attuale impasse e le conseguenti tensioni politiche nello
stato del Chiapas. L'11 gennaio del 1997 il governo del Messico
essenzialmente ruppe i negoziati con i rappresentanti indigeni
dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) rifiutando
la proposta di legge che instaurava gli accordi parziali firmati
un anno prima. Il rifiuto sorprese molti osservatori, giacché
gli accordi erano uno degli esiti positivi del governo del
Presidente Zedillo per quanto riguarda la crisi in Chiapas da
quando egli fu eletto nel novembre del 1994. La risposta
negativa del governo fu doppiamente inquietante dato che
la legislazione, preparata da un comitato legislativo pluripartitico
designato dal Presidente stesso, instaurava solo cambi della Costituzione
Messicana che erano stati suggeriti da un accordo dell'ONU nel
1989 sui diritti indigeni. La manovra del Presidente Zedillo
non fu impopolare solo in Messico, ma aprì il suo governo
alla critica internazionale per l'inadempimento agli accordi del
trattato.
Le ragioni della retrocessione governativa si fecero chiare recentemente
quando affiorò l'informazione sui piani di sviluppo inerenti
lo stato del Chiapas. La precedente amministrazione del Presidente
Salinas apparentemente contrasse obblighi con il settore privato
per permettere grandi progetti per la produzione di carta e legname,
che incrementano le piantagioni di eucalipsus su 300.000 ettari
circa, in terre indigene ed ejidatarie. Gli investitori includono
una delle più grandi multinazionali, un consorzio di tabacchi
che opera come gruppo Pulsar, e la Internacional Paper Co, degli
Stati Uniti. Il progetto fu discusso ed approvato senza effettuare
alcuna consultazione con le comunità che vi sarebbero implicate né
si discusse del tema con l'EZLN, nonostante la pertinenza
di alcune delle comunità incluse nel progetto. Non
venne neanche considerato che gli indigeni diano le loro terre come "capitale"
e ricevano in cambio una partecipazione degli utili delle imprese.
Non c'è da meravigliarsi che il governo abbia mantenuto il silenzio sul progetto visto che viola la maggior parte degli ottenimenti politici della regione. Nel Chiapas e negli stati vicini, ci sono varie ed importanti aree di protezione naturale, come anche migliaia di contadini indigeni con diverse tradizioni agricole e forestali. Le proposte delle corporazioni riconoscono che le piantagioni saranno "solamente sfruttate per trent'anni", e questo lo rende difficile da concepire come produzione forestale sostenibile. Durante questo periodo e dopo i trent'anni di estrazione degli eucaliptus, le terre saranno seriamente degradate.
Riconoscere i diritti indigeni nel determinare il proprio sviluppo,
legalmente chiamato "autonomia" e seguendo gli accordi
dei convegni dell'ONU, così come quelli firmati negli accordi
con gli Zapatisti, sarebbe riconoscere il diritto alle comunità
di rifiutare il progetto.
Si può vedere come una considerevole pressione fu esercitata
sul governo di Zedillo per retrocedere sulle sue posizioni di
autonomia indigena. Nel giugno del 1995 il governo ricevette
una lettera di Edward Krobacker, Gerente della Internazional Paper.
Facendo riferimento ad "un alto rischio politico" in
Chiapas, Krobecker stabiliva una serie di condizioni, alcune delle
quali esigevano un cambiamento della Legge Forestale del Messico,
al fine di creare un "contesto legale più sicuro"
per gli investimenti della Internacional Paper. In accordo con
quanto riportava il quotidiano La Jornada, che pubblicò
il riassunto della lettera il 15 febbraio del 1997, tutte le esigenze
di Krobecker furono accettate da Julia Carabias, attuale Segretaria
dell'Ambiente, la quale preparò una nuova legislazione
forestale per proporla al Congresso.
Quando il Congresso del Messico presentò la sua proposta
per i cambiamenti costituzionali che riflettevano ciò
che era stato firmato dal governo in relazione ai diritti Indigeni,
Zedillo chiese agli Zapatisti 15 giorni per studiare la proposta.
Il Presidente prese un aereo presidenziale e volò, non
a Washington ma a Wall Street, dove si incontrò con Henry
Kissinger e altre celebrità dei vertici finanziari. Dopo
il suo ritorno annunciò il rifiuto della proposta legislativa
presentando una controproposta chiaramente disegnata per essere
inaccettabile, che fu rifiutata dagli Zapatisti. In meno di un
mese la Segretaria dell'Ambiente Carabias annunciò un forte
credito bancario per lo sfruttamento "forestale", che
appoggia le piantagioni commerciali. Il governo ottenne l'approvazione
dei finanzieri con un costo che rappresenta la collocazione del
Chiapas e di tutto il paese nell'incertezza e nella tensione.
Il giornalista Jaime Aviles scrisse sulla Jornada (1 marzo 1997)
"Senza gli accordi il disordine si manifesterà in
varie maniere; anche quando il signor Krobacker ottenga
la sua legge forestale nessuno potrà garantire quando si
applicherà. Le piantagioni saranno invase prima o poi
e saranno fonte di vari conflitti...Le aree selezionate per le
piantagioni di eucaliptus sono condannate alla desertificazione...".
Il procedimento occulto attraverso il quale i progetti sono decisi
e finanziati deve essere modificato. Al suo posto abbiamo bisogno
di un meccanismo aperto nel quale le comunità indigene,
degli ejidos, gli affaristi e gli individui possano presentare
proposte che siano valutate e chiaramente definite sulla base
di criteri tecnici e procedimenti oggettivi partecipativi per
tutte le istanze della società civile - comunità,
organizzazioni non governative, corporazioni e agenzie di Stato.
E' urgente procurare l'arrivo di fondi alla disperata popolazione
rurale del Chiapas.
Tratto da RAICES num. 27
(Tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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