il manifesto 30 maggio 2004
Doppio scontro a Guadalajara
Il vertice euro-latino condanna le torture Usa
Feriti e arresti fra i manifestanti no global

MA.FO.

Due battaglie parallele sono avvenute venerdì nella città messicana di Guadalajara: una più simbolica e una molto materiale, con lacrimogeni e manganelli, un centinaio di arresti e una ventina di feriti. L'occasione è stato il terzo vertice dei capi di stato di 58 paesi di America latina, Caribe e Unione europea - e le parallele "giornale sociali di mobilitazione", controvertice del "movimento sociale globale". Il controvertice aveva al centro la critica all'economia globalizzata. Nel palazzo del governatore di Guadalajara però i capi di stato parlavano di tutt'altro: di violenze nel carcere di Abu Ghreib in Iraq, di embarghi, di multilateralismo. E i toni non erano certo di sostegno all'amministrazione Bush, anche se la dichiarazione finale ha mantenuto toni moderati rispetto alle formulazioni proposte.

"Esprimiamo il nostro orrore per le recenti evidenze di maltrattamenti di prigionieri nelle prigioni irachene. Tali abusi sono contrari alla legalità internazionale. (...) Condanniamo con forza ogni forma di abuso, tortura e altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti contro le persone, inclusi i prigionieri di guerra, ovunque avvengano", dice il documento. La Gran Bretagna aveva cercato di opporsi a una condanna (o all'uso di parole come "tortura"). Molti paesi latinoamericani al contrario volevano una condanna esplicita dell'amministrazione Bush.

La dichiarazione finale contiene poi un appello a dare un ruolo nuovo e più forte alle Nazioni unite nella risoluzione dei conflitti invece di permettere a singole nazioni di agire da sole: il riferimento agli Stati uniti è chiaro, anche se Washington non è nominata. Ancora più esplicite le dichiarazioni pubbliche: il presidente francese Jacques Chirac ha detto che "il multilateralismo è l'imperativo della nostra epoca", "basta vedere la minaccia che stati `falliti' rappresentano per gli equilibri mondiali o il vicolo cieco generato da azioni unilaterali". Chirac ha aggiunto che la bozza di risoluzione al Consiglio di sicurezza presentata dagli Usa e della Gran Bretagna "va migliorata", e che Washington deve dare al governo ad interim iracheno tutta la sovranità sulle operazioni militari della coalizione Usa in Iraq. Il premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero ha rincarato: "Non c'è ordine internazionale se non attraverso il multilateralismo e le regole della legalità internazionale". Gli alleati dell'amministrazione Bush non hanno avuto una voce forte, a Guadalajara: l'unico, il premier britannico Tony Blair, ha preferito delegare il suo vice John Prescott.

Gli europei hanno però frenato i latinoamericani che volevano mettere nella dichiarazione anche una condanna esplicita dell'embargo contro Cuba, con menzione della legge Helms-Burton (che permette a Washington di penalizzare i paesi stranieri che investono all'Avana): l'Unione Europea si è opposta ai riferimenti specifici. Così il rappresentante cubano ha rifiutato la formula "decaffeinata" e ha accusato gli europei di essere "un gregge sottomesso a Washington".

Tutto questo mentre nelle vie di Guadalajara si erano radunate circa 2.500 persone (secondo Indymedia Mexico), per una marcia contro il neo-liberismo. Il corteo si è mosso verso le 5 del pomeriggio di venerdì (notte fonda in Italia) e si è diretto verso la sede del vertice. Le cronache di Indymedia elencano: c'erano "contadini, studenti, sindacati, insegnanti, associazioni civili, gruppi della diversità sessuale, anarchici, e perfino partiti politici". Parlano di una marcia pacifica e festosa, con musica di strada e slogan. Arrivata su viale 16 Settembre vicino alla piazza dove si trova il palazzo del governo, i manifestanti hanno trovato la via sbarrata da barriere metalliche e polizia in assetto antisommossa. Su un punto concordano i resoconti di Indymedia e quelli ufficiali: davanti allo sbarramento "un gruppo di attivisti si è staccato e si è diretto verso le barricate di polizia per rimuoverle", dice tale José su Indymedia (la polizia parla di "un gruppo di anarchici", la BBC parla di un gruppo violento che ha travolto una manifestazione pacifica). Tutte le cronache concordano anche sulla violenza degli scontri, con ampio uso di lacrimogeni da un lato e di "pietre, bastoni, oggetti di arredo urbano e qualunque cosa capitasse" dall'altra (José, Indymedia, il quale suggerisce: "Ci sono indizi che nel gruppo di attivisti c'erano dei provocatori che hanno favorito l'inizio dello scontro"). Il bilancio sono 98 arresti tra cui 12 donne e 3 stranieri, e una ventina di feriti.



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