il manifesto – 28 agosto 2004
Messico: Marcos è tornato e stavolta parla a puntate

Dopo un lungo silenzio il subcomandante zapatista Marcos è tornato a parlare. Duffuso a puntate, al ritmo di una al giorno, il lungo comunicato del Sup si sofferma a lungo, con l'abituale abilità e ironia, sul deterioramento della situazione politica messicana, sull'offensiva di una destra di governo la cui aggressività è pari solo all'inettitudine, sulla svendita delle risorse nazionali, sulla corruzione di una sinistra - il Prd - che non rappresenta più la speranza di alternativa. Riferendosi al Pan del presidente Fox, al «dinosauro» Pri e al Prd di centro-sinistra dice che «senza volerlo, i tre principali partiti messicani si disputano il protagonismo nello scandalo con lo stesso accanimento con cui prima si disputavano i voti». Parlando del governo di Fox, Marcos ne bolla tutte le magagne: doppia morale, settarismo, filosofia da telenovela, intolleranza, razzismo, ipocrisia: «insomma il medioevo ma con l'internet e la tv ad alta definizione».

Marcos fa anche un po' di autocritica (non molta a giudizio della scrittrice Elena Poniatowska, «zapatista fino al midollo») e parla di «alcuni errori» delle Juntas de Buen Gobierno nei cinque Caracoles. Dovuti in parte all'inesperienza. In attesa delle prossime puntate...


- scheda –
Marcos: critiche per tutti. Ma poco autocritica
GI. PRO. - SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS

Diffuso a puntate a partire da venerdì scorso, al ritmo di una al giorno, l'ultimo comunicato del subcomandante Marcos, prima ancora di essere completo, rimette gli zapatisti al centro dell'arena. Con l'abituale ironia, il Sup ritrae il deterioramento della situazione politica messicana, l'offensiva di una destra particolarmente aggressiva da quando è al potere, la svendita delle risorse nazionali, la corruzione di una sinistra che non rappresenta una reale alternativa. Dopo aver ricordato le radici indo-americane della nazione messicana - un po' di storia non fa mai male -, Marcos dice che ormai l'unica differenza fra gli esponenti della destra e quelli della sinistra è che questi ultimi sono stati filmati mentre ricevevano le mazzette. Nel Pan, il partito del presidente Fox, e nel Pri, il «dinosauro» che scalpita per ritornare al potere, si sono finanziate le campagne elettorali con fondi ugualmente neri, anzi nerissimi. L'unica differenza è che non ci sono prove videografiche dei misfatti come è invece il caso del Prd, il partito di centro-sinistra che governa la capitale. «Senza volerlo, i tre principali partiti messicani si disputano il protagonismo nello scandalo, con lo stesso accanimento con cui prima si disputavano i voti».

Parlando del governo Fox e delle sue politiche, il Sup esplode: «Modello di doppia morale, la destra pretende di imporre alla società messicana un sistema di valori basato sul settarismo invece dell'inclusione, sulla filosofia da telenovela invece della conoscenza scientifica, sull'intolleranza invece del rispetto al differente, sul razzismo invece dei valori umani, sull'elemosina invece della giustizia, sul nascosto invece della libertà manifesta, sull'ipocrisia invece dell'onestà. Insomma, il Medioevo, ma con l'internet e la tv ad alta definizione».

Intercalato da pause narrative in cui compare perfino el viejo Antonio, il comunicato del subcomandante Marcos riconosce alcuni «errori» delle Juntas de Buen Gobierno e ne giustifica altri, attribuendoli all'inesperienza nella pratica della autonomia, che comunque va avanti nei cinque Caracoles.

Marcos presenta uno schematico rendiconto delle entrate amministrate nel primo anno di esercizio (un po' più di un milione di dollari), ridicolizza le accuse di «balcanizzazione» lanciate dagli avversari dell'autonomia e accusa il rappresentante governativo per il dialogo, Luis H. Alvarez, di sperperare il denaro pubblico in una dubbia opera di «pacificazione». Il comunicato riporta alcune decisioni prese dalle Juntas de Buen Gobierno e lascia i lettori in attesa di prossime puntate.


- intervista -
«Finalmente ha parlato»
La scrittrice Elena Poniatowska commenta (e critica) Marcos
GIANNI PROIETTIS - SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS

Erano vari anni che la scrittrice e giornalista (collaboratrice anche de il manifesto) Elena Poniatowska Amor, «zapatista fino al midollo» per sua stessa definizione, non veniva in Chiapas. La sua visita ha coinciso con l'apparizione dei comunicati zapatisti. Un'occasione per commentarli.

Che pensa degli ultimi comunicati del subcomandante Marcos?

Che sono molto positivi, specie dopo il lungo silenzio. Mi ha molto interessato la sua critica ai media, in cui si salva solo La Jornada e un po' anche El Universal, che è uno dei più antichi quotidiani del Messico. Quanto a tutti gli altri giornali, li condanna o si burla di loro. E Marcos ha tutte le ragioni, non tanto per come é stato trattato dai media, quanto per il modo in cui la stampa messicana in generale si è venduta al potere o come molti giornali appartengono a ricchi imprenditori che li usano per difendere i propri interessi. I giornali messicani sono sempre stati così. Questa parte mi è piaciuta.

Invece, mi sembra insufficiente la sua autocritica quando riconosce che trattano male i visitatori, che fanno aspettare gente di buona volontà, che viene da molto lontano e non merita di essere trattata così. Tutta quella attesa è come una dichiarazione di sfiducia, mentre in generale la gente che si prende il disturbo di andare fin là è mossa da motivazioni sincere e genuine. Questo maltrattamento dei visitatori è stato molto controproducente negli ultimi anni.

Nel comunicato, c'è anche un'autocritica in quanto al ruolo della donna. Si è avanzato molto rispetto a quando si scambiava una donna per un bottiglione di aguardiente. Con la ley de mujeres, le donne zapatiste hanno avanzato notevolmente. Hanno stabilito di avere i figli che vogliono e possono avere, che sono padrone dei propri corpi, che possono guidare la macchina. Ma in realtà la situazione della donna, malgrado lo splendido discorso della comandanta Ester o la presenza della comandanta Ramona, è ancora subordinata. Si dice che il subcomandante sia molto donnaiolo, che gli piacciono molto le donne.

Come giudica la situazione politica messicana in questo momento?

È una situazione molto deludente. Prima si diceva che la corruzione nei nostri paesi, soprattutto in Messico, non era poi così importante, a patto che i governi facessero qualcosa. Si prometteva il decollo del Messico, la sua entrata nel Primo mondo. Questo processo culminò con il Nafta, il trattato di libero commercio del Nordamerica, ma le promesse non si sono mai realizzate. Gli spazi morali, in Messico, hanno continuato a restringersi. La corruzione è arrivata a un punto tale che ora si può denunciare, si può scrivere sui giornali che tizio o caio è un ladro e un disonesto, e non succede niente. C'è un'impunità enorme.

Dal 2000 ad oggi c'è stato qualche progresso?

Credo di sì. Almeno ci siamo tolti di dosso la pietra tombale del Pri, il Partido Revolucionario Institucional, una lapide che è stata sulle spalle dei messicani per più di 70 anni. Quello che non si è visto è il cambiamento promesso, perché la destra al governo si è rivelata inetta e soprattutto corrotta quanto il Pri. Poi, ancora più grave si è rivelata la corruzione nel Prd. Anche se è vero che c'è una congiura contro Andrés Manuel Lopez Obrador (l'attuale sindaco della capitale, candidato alla presidenza, favorito per il 2006, ndr), la corruzione del Prd è particolarmente grave, perché si supponeva che fossero quelli puliti, invece appena arrivati al potere, se ne sono approfittati rubando come il Pri.



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