La foja coleta
Venerdì 27 febbraio 2004 - Numero 1281

Hanno riaperto il passaggio per il pozzo recintato dai perredisti
Il 2 febbraio avevano tagliato l'acqua a simpatizzanti dell'EZLN

- Carlos Herrera -

Chactoj, Zinacantán, 26 febbraio - Con una motosega, abitanti di varie comunità indigene del municipio di Zinacantán hanno tagliato il recinto di legno per "liberare" un pozzo.

Hanno spiegato che il pozzo fa parte di un terreno di quattro ettari e mezzo, di proprietà dell'indigena Petrona Gómez Gómez, ubicato nella zona denominata Santa Rosalía El Bosque.

Gli indigeni che sono venuti a "liberare" il pozzo sono delle comunità di San Isidro, Elambó Alto, Zacualpa, Elambó Bajo e di Santa Rosalía El Bosque, municipio di Zinacantán.

Un portavoce ha detto che hanno preso la decisione di togliere la protezione di legno perché dallo scorso due febbraio gli abitanti di Chactoj si erano impadroniti della fonte, togliendone l'uso a circa 26 famiglie, alcune delle quali simpatizzanti dell'EZLN ma anche del PRD.

Gli indigeni tzotzil hanno messo un cartellone che dice: "Rompere le catene ingiuste. Dobbiamo sopprimere queste manovre di manipolazione del popolo. Questo pozzo è indipendente per le persone indipendenti. Sei dentro ad una proprietà privata".

Le donne e bambini hanno potuto prelevare acqua e poi se ne sono andati da questa zona perché poco dopo gli abitanti di Chactoj hanno trattenuto per 5 ore tre giornalisti, che se ne andavano da questa località situata a circa 17 chilometri della città di San Cristóbal, nella regione de Los Altos del Chiapas.


Ieri hanno sequestrato tre giornalisti in Zinacantán
Li incolpavano d'aver ordinato di "liberare" un pozzo

- Heriberto Velasco -

Zinacantán, 26 febbraio - Dopo esser rimasti per più di cinque ore trattenuti, sono stati liberati tre giornalisti che erano stato presi in ostaggio da indigeni perredisti che li accusavano d'avere ordinato la distruzione di un recinto di legno che proteggeva un pozzo.

Elio Henríquez Tovar, corrispondente del quotidiano La Jornada, ha raccontato che all'alba si erano recati nella comunità San Isidro, per coprire l'informazione dato che gli zapatisti di quella località avrebbero "recuperato" il pozzo che rifornisce la comunità e che era stato recintato dai perredisti.

I giornalisti che si sono recati su invito del Centro di Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, erano Elio Henríquez Tovar, René Araujo, fotografo di Notimex e Carlos Herrera Hernández, corrispondente del quotidiano statale Cuarto Poder e giornalista della stazione radio locale XEWM.

Mentre ritornavano a San Cristóbal de Las Casas sono stati intercettati dall'agente della comunità di Jechtoch, che ha domandato loro notizie sulla comunità di San Isidro, però all'improvviso si sono trovati con la jeep su cui viaggiavano circondata e non hanno potuto più muoversi.

Un piccolo gruppo di perredisti ha cominciato a incolparli per la distruzione del recinto e varie donne con bambini si sono messi di fronte alla macchina per impedire che se ne andassero e sono stati costretti a parcheggiare davanti alla scuola.

Poi gli indigeni hanno minacciato di bruciare l'auto e di picchiarli perché li accusavano d'aver ordinato la distruzione del recinto.

I tre giornalisti non erano scesi dal veicolo per cui hanno potuto fare due telefonate col cellulare per notificare il problema e sollecitare aiuto.

Poi sono scesi dal veicolo e i cellulari sono stati loro confiscati, però una delle chiamate è servita: quella a Pablo Reyes, funzionario di questo municipio, che alle 11 e 30 è arrivato e la sua presenza ha fatto abbassare un poco la tensione che c'era tra gli indigeni.

Ma poi gli indigeni decisero di trattenere pure il funzionario e di aspettare le tre del pomeriggio, perché a quell'ora le altre autorità della comunità ritornavano dal lavoro e si poteva discutere la distruzione del recinto di San Isidro.

Un'altra delle telefonate era stata fatta a me che immediatamente ho contattato il delegato della Segreteria di Governo nella zona, Luis Correa Guajardo, che ha detto che si sarebbe attivato. La telefonata era avvenuta alle undici, ma erano già le 14 quando una commissione di quattro funzionari di diverse dipendenze statali si è presentata per dialogare con gli indigeni.

Verso le 15 i giornalisti sono stati portati in un'aula della scuola nel quale le autorità indigene hanno cominciato a interrogarli per sapere chi li aveva preavvertito su quello che sarebbe successo e chi aveva ordinato la distruzione del recinto.

Loro hanno risposto che avevano avuto l'informazione dalla radio locale e che perciò erano andati a coprire la notizia, ma che non avevano niente a che vedere con la consumazione dei fatti. "Siamo stati interrogati per 15 minuti circa" ha detto Elio Henríquez dichiarando che non sono stati picchiati.

Sono intanto continuati i negoziati con i funzionari che dopo aver parlato in difesa dei giornalisti, sono riusciti a farli liberare sotto la condizione che se ne andassero d'immediato dalla comunità.

Se ne sono andati con le ruote sgonfie, ma anche se non sono stato picchiati dagli indigeni, si sono lamentati delle minacce e degli insulti che hanno ricevuto: "un indigeno davvero violento ha minacciato di bruciare la jeep", ha detto Carlos Herrera, parlando della mancanza di sicurezza con cui i giornalisti devono lavorare in questa zona del Chiapas.

René Araujo, fotografo di NOTIMEX, ha detto che la sua attrezzatura non ha sofferto danni perché gli indigeni non si sono resi conto che era riuscito a nasconderla all'interno del veicolo, per cui è riuscito pure a conservare le fotografie scattate durante la distruzione del recinto.

I tre giornalisti hanno messo in discussione lo "stato di diritto" che le autorità statali dicono che impera nella regione e hanno protestato contro questi atti intimidatori da parte degli indigeni perredisti, lamentandosi pure per la lentezza con cui ha attuato la commissione di governo.

Secondo i commenti dei giornalisti, la commissione di governo e gli indigeni perredisti, si sono messi d'accordo per installare un tavolo di discussione per risolvere il problema della comunità.


E d i t o r i a l e
UN'ALTRA SUI GIORNALISTI

27 febbraio - Di nuovo sono stati aggrediti dei giornalisti per mano di indigeni di Zinacantán. Organizzazioni dei Diritti Umani li avevano informato che sarebbe stata ricollegata l'acqua potabile: se volevano andare a testimoniare. Ma i Diritti Umani non sono apparsi.

I perredisti si sono molestati perché gli zapatisti hanno tolto quattro tavole dal recinto per entrare a rifare la connessione. Dato che non si sono azzardati ad opporsi agli zapatisti, allora è venuto bene prendere tre giornalisti come ostaggi, per farsi pagare 24 tavole che "avevano rotto" gli zapatisti.

Dalle 8 del mattino fino alle 4 del pomeriggio, i giornalisti sono stati trattenuti (sequestrati), fino a che il governo non ha messo il denaro delle 24 tavole. L'angustia dei giornalisti era che il governo inviasse negoziatori di basso profilo. E questo avrebbe messo a rischio l'integrità dei compagni.

Il mestiere giornalistico continua ad essere a grave rischio proprio mentre il governo penalizza la diffamazione e la calunnia con reato grave e non dà garanzie mentre potrebbe farlo. Per fortuna i negoziatori di basso livello sono stati efficaci, sono stati ascoltati dagli indigeni e sono riusciti a far liberare i "trattenuti" e si è superata la crisi ed i compagni sono tornati sani e salvi.

La stampa ha un compito rilevante in Chiapas: coloro che hanno dei problemi hanno molta fiducia quando denunciano di fronte alla stampa gli abusi delle autorità. Per questa ragione, il governo cerca di non incoraggiare la presenza della stampa negli eventi quotidiani che meriterebbero d'essere pubblicati.

Preoccupa che non solo il governo ma anche gli indigeni perredisti di Zinacantán non comprendano il lavoro della stampa e tentino di limitare la testimonianza imparziale che diamo tutti i giorni.


LA COLONNA...

27 febbraio - ... Abbiamo già controllato come stanno Carlitos, Elio e René, che sono stati "trattenuti" ieri in Zinacantán e sono tutti interi. Bisognerà solo dargli alcune soffiate di posh e alcune ramate di basilico perché passi loro la paura...

È tornata a manifestarsi la solidarietà locale, statale e nazionale dei giornalisti, la stessa solidarietà che ci tiene in vita, noi pochi suicidi. Grazie ai compagni!...

I perredisti si pisciavano addosso dalla paura quando sono arrivati gli zapatisti a dire loro che ridessero l'acqua ai compagni. Dato che non l'hanno poi fatto, gli stessi zapatisti hanno ricollegato le tubazioni.

Non riuscendo a scontrarsi, hanno preferito vendicarsi con i compagni giornalisti. Non vale che i loro unici alleati, i giornalisti, siano aggrediti. Per tutte le volte che ce ne sarà bisogno, saremo lì...

LA FOJA COLETA
Direttrice: CONCEPCIÓN VILLAFUERTE
Editore: Amado Avendaño Figueroa
Collaboratori: Carlos Herrera, Heriberto Velasco, Manuel Martínez López
Uffici: Calle Venustiano Carranza #26 - Barrio de San Diego - San Cristóbal de Las Casas - Chiapas
Teléfono (967) 678-90-62 - E-mail: lafojacoleta@yahoo.com.mx - Pagina web: www.lafoja.com


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



logo

Indice delle Notizie dal Messico


home